“Quanto zucchero nel caffè? Di canna o normale? Di canna, di canna. Quello bianco non lo utilizzo più nemmeno per i dolci”. Scommetto che ad ognuno di voi è capitato di assistere almeno una volta ad una scena del genere. Al bar, al ristorante, a casa con amici o parenti.
Lo zucchero bianco
Lo zucchero bianco è spesso considerato un alimento estremamente dannoso per la salute, come d’altronde accade per la gran parte dei prodotti che nascono per dolcificare cibi e bevande. Molti consumatori dunque, trovandosi a dover scegliere tra le due tipologie di zucchero, tendono a prediligere quello di canna, senza però sapere realmente se a determinata scelta corrisponde una corrispondenza scientifica che ne dimostra l’efficacia in termini di salute.
È perciò necessario, come spesso accade nella complessa sfera della conoscenza umana legata all’alimentazione, indagare in maniera più approfondita al riguardo e ricavarne delle conclusioni più sensate.
La raffinazione
Lo zucchero bianco, quello che tutti comunemente riconosciamo come zucchero comunque, è un prodotto ottenuto tramite raffinazione, a partire dalla barbabietola. La raffinazione consente di eliminare tutti i residui indesiderati e di ricavare un prodotto pulito, come accade per le farine 00, che vengono private di tutte le sostanze esterne che invece sono presenti nelle farine di tipo 1,2 e integrali.
Lo zucchero di canna
Lo zucchero di canna è invece ricavato dal fusto delle piante da zucchero, ossia la “canna”. Il colore che presenta è dovuto ad alcuni residui di melassa giallo-bruna che permane sullo zucchero di canna fino al momento del consumo.
È proprio quella colorazione bruna che trasmette all’opinione pubblica una sensazione di benessere. Purtroppo però, nonostante la melassa che ricopre lo zucchero di canna sia naturalmente composta da alcuni sali minerali e fibre utili all’organismo, le percentuali sono così minime che l’eventuale guadagno in termini di salute è pressoché nullo.
Chimicamente infatti, quello bianco e quello di canna, sono circa al 95% identici. La molecola che li compone è la stessa, ossia il saccarosio, uno degli zuccheri semplici più diffusi in natura, che influisce non poco sul metabolismo degli esseri umani. Sembrerebbe a questo punto indifferente scegliere tra le due opzioni, e molto probabilmente lo è.
Lo zucchero integrale
Esiste però una valida alternativa in grado di garantire dei reali benefici in termini di salute, lo zucchero integrale.
Ormai da anni è possibile trovarlo in tutti i supermercati. Ha un costo più alto, in quanto è spesso venduto da aziende che lavorano nel Bio, che quindi hanno delle spese di produzione più elevate. Cerchiamo perciò di capire se vale la pena acquistarlo.
L’integrale è un prodotto che non subisce raffinazione chimica e si presenta come un composto di colore scuro e di consistenza sabbiosa. Risulta perciò davvero inconfondibile, anche perché il profumo è molto più intenso rispetto a quello comune, che non ha praticamente odore.
Le differenze
Già quindi visivamente la differenza col comune zucchero bianco è evidente. In termini di sapore questa differenza si evidenzia ancor di più. Addolcisce meno le sostanze in cui viene disciolto, per via della minore percentuale di saccarosio che lo compone. Ne deriva anche un indice glicemico più basso, che già ne giustificherebbe il consumo, soprattutto per consumatori diabetici o in sovrappeso.
Essendo composto di una quantità di zucchero inferiore, anche il suo apporto calorico ed energetico risulta ridotto rispetto allo zucchero comune. È inoltre ricco di potassio, calcio e altri minerali come zinco, fosforo e magnesio, con piccole percentuali di vitamina A e C.
Come tutti i prodotti, anche lo zucchero integrale è soggetto a meccanismi di abitudine da parte dei consumatori. Chi lo utilizza da anni, come il sottoscritto, sembra non poterne più fare a meno, risultando quasi infastidito dal forte potere dolcificante delle bustine di zucchero bianco (e di canna!) nel momento in cui si prende il caffè al bar.
Per qualche euro in più, vale perciò la pena provarlo.