L’interesse per il vino è cresciuto in modo esponenziale, numericamente più delle vendite. Sempre più persone si avvicinano al mondo del vino e lo fanno con curiosità, interesse e anche sano divertimento. Il vino è tante cose insieme: è cultura, storia, convivialità, stile di vita. Ognuno sceglie di avvicinarsi a questo “nettare” in modo diverso, in base a un solo fattore, quello che vogliono ricevere dal vino.
Vinhood
Questo moltiplicarsi del pubblico “enofilo” ha comportato un nuovo approccio da parte delle aziende e di chi comunica il vino, sempre più sotto i riflettori e declinato da sommelier, produttori e giornalisti o blogger, tra tecnicismi, vocaboli forbiti di sentori e aromi. Ma chi invece vuole dal vino solo una piacevole bevuta, un momento di relax e condivisione, un approccio curioso ma non eccessivamente tecnico? Insomma chi vuole provare a capirne un po’ di più senza ubriacarsi di paroloni incomprensibili, cosa fa? A questa risposta hanno provato a rispondere i ragazzi di Vinhood, start up innovativa, che si è data come mission la “semplificazione del linguaggio del vino per facilitarne il consumo”.
Il pensiero di Matteo Parisi
Matteo Parisi, tra gli ideatori di questo progetto, ci spiega come funziona: “La sfida nasce da un problema tanto semplice quanto diffuso: il mondo del vino utilizza un linguaggio incomprensibile alla maggior parte delle persone, risultando spesso molto complicato poter parlare di questo prodotto senza avere conoscenze specifiche. Vinhood colma questa distanza tra le persone e il mondo enologico, trasformando la confusione in linguaggio semplice e immediato, servendosi di basi scientifiche di neuroscienze e con un approccio tecnologico. Sono stati messi da parte le regioni di provenienza, i vitigni e le denominazioni per dare risalto al gusto di ciò che ci si trova nel calice creando un match con l’impronta gustativa di ogni persona ed è così che sono nati i nostri #Caratteri. La mission è dunque quella di educare, prima e di semplificare poi, arricchendo con informazioni e chiarezza un’esperienza quotidiana di cui sappiamo troppo poco”.
La semplicità del linguaggio
Vinhood si rivolge dagli appassionati winelover ai curiosi ma poco ferrati sull’argomento vino, fino ad approdare al consumatore in cerca di divertimento e di un approccio più frendly. “Tutte persone sempre più assetate di informazioni e conoscenza sul prodotto quando devono acquistarlo – ci racconta Matteo. Tuttavia queste informazioni, non devono essere né troppo tecniche né troppo approfondite perché è importante che siano di facile e veloce fruizione”. A tutto questo si aggiunge l’aspetto gaming. Vinhood, infatti, grazie agli eventi e alle tantissime degustazioni proposte in questi anni ha avuto modo di capire sempre meglio ciò che piace, cosa diverte e incuriosisce sviluppando un’esperienza unica nel suo genere.
L’utente tipo
Ma chi si rivolge a VINHOOD cosa cerca? Continua Matteo Parisi: “Innanzi tutto cerca un approccio diverso al mondo del vino e del gusto. Il nostro pubblico è alla ricerca di un consiglio, amichevole ma sicuro allo stesso tempo, in un luogo in cui non c’è una vera e propria vendita assistita o dove si può sentire intimorito dal contesto. Da quando siamo attivi abbiamo osservato che il 91 % delle persone testate si identifica con #Carattere del vino che gli è stato consigliato e lo stress legato alla scelta del vino diminuisce del 50%”.
L’obiettivo di Vinhood
Vinhood per raggiungere il suo obiettivo mette insieme personalizzazione, educazione, semplicità e divertimento. Alla base c’è un software che funge da sommelier virtuale, che non parla con un lessico complesso ma suggerisce il vino ideale basandosi sui gusti personali di ognuno. “Si comincia con un test – ci racconta Matteo. Il test è la bussola made in Vinhood che aiuta le persone ad orientarsi in una nuova geografia del gusto. Attraverso sei domande sulle proprie abitudini alimentari, profila il palato, gli attribuisce un #Carattere gustativo e suggerisce una tipologia di vini più in linea con i propri gusti. Quelli che chiamiamo i #Caratteri permettono di descrivere un vino eliminando del tutto, l’uso del linguaggio tradizionale. E con questa classificazione è più semplice avere un’idea del sapore di un vino ancor prima di assaggiarlo senza essere un esperto.
Abbiamo quindi disegnato la mappa del gusto, pensando alle caratteristiche del prodotto, alle sensazioni che esprime e che può suscitare in base anche ai diversi momenti di consumo. Ogni #Carattere è stato poi denominato con un aggettivo riconducibile a un carattere umano. Perché in effetti, ci siamo resi conto che i vini assomigliano molto alle persone!”
Il sommelier virtuale
Questa sorta di sommelier virtuale non è un gioco, anche se può sembrare divertente, visto che il suo funzionamento si basa su scienze come la neurogastronomia e neuromarketing, e su test di verifica sugli algoritmi, sempre in evoluzione e in via di perfezionamento, fatti con il laboratorio di neuromarketing dello IULM e altre università come il Politecnico di Milano, Pollenzo Food Lab, la Bocconi e l’Università di Amsterdam.
Gli eventi
E poi ci sono gli eventi, la parte ludica e conviviale che va al di là di ogni algoritmo. Eventi per il pubblico o per aziende, finora organizzati a Milano, dove ha sede Vinhood, ma presto anche a Roma e in altre città. Stiamo parlando dei Wineshow, come li definisce Matteo Parisi, dei format di degustazione durante il quale ci si diverte con il vino attraverso dei giochi guidati dai sommelier, che spiegano il vino con termini semplici e si impara a conoscerlo da vicino, smorzando anche il timore con cui il pubblico di giovani e giovanissimi si avvicinano al vino. E mai detto di “giocando si impara” in questo caso è più veritiero.
Per chi volesse conoscere meglio Vinhood, testare il proprio carattere enologico, partecipare ai wineshow potete seguirli sul loro sito o sui loro canali social.