Veganuary o non veganuary? Questo (forse) è il dilemma

L’inizio del 2025 ha dato avvio nuovamente al Veganuary: la sfida che da undici anni viene portata avanti dall’omonima associazione con lo scopo di promuovere una maggiore consapevolezza alimentare nel mondo.

Un nuovo anno, un nuovo mese, un nuovo obiettivo: un’occasione per provare ad intraprendere uno stile di vita diverso. Non è un obbligo, ma indubbiamente una possibilità. Ogni obiettivo, però, per essere portato avanti non richiede solo costanza e perseveranza, ma anche la consapevolezza di quale strada si possa perseguire per raggiungerlo. Oltre al fantomatico detox post-feste di molti, c’è l’obiettivo di diventare vegani, ma la strada per perseguirlo non è sempre ben chiara.

Molto spesso ci si chiede: “Cosa posso mangiare?”. Sembra che tutti gli alimenti abbiano origine animale, oppure che ci sia sempre un problema di salute a bussare alla porta nel perseguire una dieta a base vegetale. Lungi dal pensare al veganismo come una moda o come una tendenza – date le sue origini che possiamo rintracciare molto lontane nel tempo, nello spazio e nelle religioni – le possibilità di fare lo switch da onnivoro a vegano sono tantissime, tante quante se ne possono immaginare.

Il Veg a tavola

Prima dell’immaginazione possiamo riferirci alla nostra quotidianità: un piatto di spaghetti al pomodoro, uno a base di legumi, la caponata siciliana o l’hummus di ceci sono solo alcuni esempi di pietanze che all’ordine del giorno sulle nostre tavole portano possibilità vegane. Molti altri possono essere adattati con piccoli accorgimenti, oppure sfruttando le numerose alternative vegetali che ormai si trovano in commercio.

Il Veganuary

Nella forza data dalla collettività, però, una possibilità interessante e ricca di nuove idee ci viene indicata dal Veganuary: il progetto di un’organizzazione non profit che dal 2014 cerca di incentivare la popolazione britannica e poi quella mondiale all’alimentazione vegana, attraverso anche il supporto di personaggi pubblici come Billie Eilish e Joaquin Phoenix. Come? Attraverso una newsletter quotidiana che, nel mese di gennaio ed oltre, unisce milioni di persone promuovendo consapevolezza sull’importanza di una dieta vegetale e partecipazione, al fine di far crescere sempre più il numero di persone che seguono una dieta vegana. Ricette, alternative vegane, risposte alle domande più diffuse: come sostituisco le uova? Dove posso reperire le proteine? Sono alcune delle tematiche trattate durante il Veganuary.

Non solo: il lavoro, inoltre, viene portato avanti attraverso consulenze aziendali, mirate a proporre alternative vegane a imprese nel campo della ristorazione oppure a promuovere una cultura vegana tra i dipendenti di un’azienda.

Un movimento che negli ultimi undici anni ha dato la possibilità di perseguire un obiettivo senza sentirsi dispersi nei meandri di un’alimentazione che sembra non darci alternative, ma sentendosi complici di una community che mira allo stesso obiettivo: i partecipanti, infatti, possono confrontarsi sulla piattaforma dedicata per condividere le proprie esperienze.

Un modo coinvolgente ed interessante per rendere il nostro stile di vita maggiormente attento al benessere animale, all’inquinamento ambientale dovuto agli allevamenti animali e alla propria salute.

Ma lontani dal Veganuary, qual è la situazione Veg?

Secondo un rapporto di Glovo, rispetto all’anno precedente, nel 2024 il consumo di prodotti vegani da asporto è aumentato del 43% e la sezione Grocery relativa agli ordini veg ha visto un aumento del 74%.

A confermare e rafforzare la tendenza delle piattaforme di food delivery c’è Deliveroo, che tra il 2023 e il 2024 ha riscontrato un aumento del 500% di proposte e del 152% di ordini plant-based. Un ulteriore dato segnalato è quello geografico: sebbene nei 1800 comuni in cui la piattaforma è presente si verifichi un aumento di proposte e consumi veg, è il Centro Sud l’area in cui c’è maggiore richiesta di piatti vegetali.

E a proposito di geografia, le soluzioni vegane si rispecchiano inevitabilmente anche nella proposta gastronomica della capitale: i ristoranti che propongono opzioni onnivore e vegane nel proprio menu prosperano. Esempi sono Uma Roma e Barred; altre realtà sono interamente dedicate alla cucina vegetariana e vegana: Aromatica, Indigeno, Misticanza – Osteria della terra, sono solo alcuni tra questi.

Facendo una “semi-cit” che immediatamente metterò alla prova, nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile. Hanno solo promesso che di diventare vegani ne sarebbe valsa la pena. E non vi parlo dal trono della regina vegana! Ci sono anche io schierata tra tutte le persone che fanno un passo avanti, uno indietro e poi ancora in avanti.

Le abitudini radicate nella nostra cultura, la continua esposizione a piatti di origine animale, le situazioni in cui dire di no sarebbe irrispettoso: sono indubbiamente elementi che mettono alla prova il raggiungimento di una dieta totalmente vegetale, ma davanti a noi ci sono anche numerose occasioni da cui iniziare, e da cui far scaturire un effetto a catena. Il Veganuary potrebbe essere la prima di queste.

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