Aragosta a colazione e cappuccino a cena, i turisti a tavola. Parte 1

Uno dei motivi per i quali gli stranieri scelgono ogni anno il nostro Paese per trascorrere le vacanze – oltre alle bellezze naturali, alla storia e al clima –  è il cibo. Il problema per queste orde di turisti, tuttavia, è la scarsa conoscenza di tutto ciò che costituisce la cucina italiana, ma anche la mancanza di informazioni sulle nostre abitudini quando dobbiamo fare colazione, pranzare, cenare o decidiamo di prendere un aperitivo. Questo si palesa in una serie di consuetudini discutibili e talvolta ai limiti della maleducazione che gli stranieri praticano una volta arrivati in Italia. E questa insipienza l’hanno capita da un pezzo alcuni ristoratori delle principali località turistiche i quali – conoscendo i ‘polli da spennare’ – propongono una cucina genericamente italiana fatta di piatti-caricatura, pizza ai limiti dell’immangiabile, fiumi di spritz annacquati, cappuccino a tutte le ore e conti stratosferici.   

Errori od orrori dei turisti a tavola

Ecco quindi una rassegna di errori – ma si potrebbe facilmente definirli orrori –  che i viaggiatori stranieri commettono nei confronti della cucina italiana e delle nostre abitudini alimentari.   

MARGHERITA O CHEESE PIZZA. Sembra che per gli stranieri in Italia si mangi una sola tipologia di pizza: margherita o cheese pizza come viene chiamata oltre oceano. Altre tipologie vengono guardate con diffidenza per via dei funghi, carciofini, acciughe, prosciutto o capperi giudicati ingredienti insoliti o troppo particolari che posso nascondere sapori sgraditi.

SPRITZ. Per noi lo spritz è sinonimo di aperitivo che precede il pranzo o del tardo pomeriggio / inizio sera, soprattutto se preparato con i sacri crismi – tre parti di Prosecco Superiore, due parti di Aperol®, una parte di acqua di seltz, mezza fetta di arancia, due-tre cubetti di ghiaccio – accompagnato da mandole o noccioline salate, tarallucci e patatine fritte. Per i forestieri si bada più alla forma che alla sostanza: basta che sia un intruglio dolce, leggermente alcolico e arancione. Anche qui orario indifferente – mattino o pomeriggio – con l’aggravante di ordinarlo per cena piuttosto che un calice o una buona bottiglia di vino.  

PRANZO A TUTTE LE ORE. In America, ma non solo, vige il detto When in Rome, do as the Romans do che suggerisce agli stranieri in visita in Italia di seguire le abitudini e le tradizioni locali, soprattutto in fatto di cucina. Se in alcuni paesi si mangia praticamente a ogni ora del giorno, da noi ci si siede a tavola tra le 12:00 e le 13:30 e tra le 20:00 e le 21:00. Il rito del pranzo e della cena rappresentano per noi italiani l’occasione per una chiacchierata tra amici, parenti o colleghi di lavoro inframmezzata da ottimo cibo. 

ACQUA GLACIALE. Detto della discutibile abitudine dei ristoranti nord americani di servire acqua 365 giorni l’anno – praticamente ghiaccio liquefatto – che, oltre ad anestetizzare le papille gustative dei clienti, molti vacanzieri  pretendono anche in Italia durante i pasti. In alternativa richiedono acqua e bibite accompagnate da cubetti di ghiaccio, ignorando che da noi l’acqua si serve a temperatura ambiente o, al massimo, fresca.

SUCCHI DI FRUTTA O TÈ FREDDO. Varianti ‘finto-salutistiche’ da ordinare al ristorante in luogo della Coca-Cola, non sapendo che il nostro Paese in quanto a varietà di acque minerali e vini è al primo posto nel mondo. In più non si abbinano a nessuna pietanza e sono vere e proprie bombe caloriche.  

FORCHETTA, CUCCHIAIO E COLTELLO. Mangiare gli spaghetti o più in generale, la pasta lunga, con forchetta e cucchiaio. Oltre il buonsenso, lo impone anche il galateo: spaghetti, bucatini, fettuccine, tagliatelle o tagliolini si mangiano esclusivamente con la forchetta! Non si tagliano con il coltello, tantomeno si usa il cucchiaio per aiutarsi. 

MANCIA. La mancia non è un automatismo, tantomeno una forma di elemosina. Personalmente la lascio se sono stato soddisfatto dal servizio e dal cibo. Se penso di tornare, elargisco una ricompensa abbastanza sostanziosa in maniera da farmi ricordare dal personale. Lo considero un investimento per la visita successiva e solitamente funziona. La lascio per meriti sul campo solo nei paesi dove è di norma, non ai lecchini di professione. Sono contrario alla mancia in Italia, dove il personale percepisce il proprio stipendio mensile. Inoltre ritengo che in Italia abbia un impatto negativo in quanto spinge qualcuno a svolgere il proprio lavoro in maniera professionale solo in presenza di un potenziale obolo, quando invece è regolarmente pagato per svolgerlo. Discorso diverso all’estero, dove in alcuni paesi la paga dei camerieri è costituita al 70-80% dalle mance.

CAPPUCCINO. Peccherò di sovranismo alimentare, ma il cappuccino a fine pranzo o, ancor peggio, dopo cena dovrebbe essere sanzionato come oltraggio alla pubblica decenza. Ciò che per noi è il rito della classica colazione all’italiana fino – cornetto e cappuccino – fino alle 11 del mattino, per gli stranieri è una bevanda da gustare post refezione alla stregua di un caffè. Sarebbe come se in Nord America, a fine pasto, ordinassimo una tazza di latte freddo e cornflakes o una ciotola di porridge nel Regno Unito.

PANE E OLIO. Bizzarra consuetudine di molti ristoranti a vocazione turistica, che consiste nel portare in tavola del pane a fette accompagnato da intingere in un piattino contenente olio d’oliva. Il motivo? Illudere gli ignari turisti che questa abitudine in uso all’estero e davvero praticata anche in Italia, quando in realtà è diffusa solo dai ristoranti di basso cabotaggio.

Insalata Olivier, l’altro nome dell’insalata russa