Il rabarbaro – nome scientifico Rheum Officinale – appartiene alla famiglia delle Polygonaceae, la stessa del grano saraceno. È una pianta perenne la cui altezza, a seconda della specie, varia da meno di un metro fino a 3 metri. È caratterizzata dalla presenza di grandi foglie e piccoli fiori ed esteticamente è una sorta di sedano rosso. Da millenni la radice di questa pianta erbacea originaria della Siberia viene coltivata in Cina principalmente per scopi medicinali e nel XIII secolo fu Marco Polo ad importarla in Europa (all’epoca veniva chiamata radice di rhacoma) diffondendosi nel Centro Europa soprattutto in Francia e Inghilterra. Nel tempo divenne così popolare che attorno alla metà del XVII secolo il suo valore in Inghilterra era quasi il triplo del prezzo dell’oppio mentre in Francia valeva addirittura dieci volte più della cannella.
Il Rabarbaro
L’uso del rabarbaro come coltura alimentare è relativamente recente. La parte utilizzata è lo stelo al contrario delle foglie che, contenendo elevate quantità di acido ossalico, risultano essere tossiche così come nei kiwi e negli spinaci, ma in dosi trascurabili per il nostro organismo. Tecnicamente si tratta di una verdura, ma considerato l’utilizzo attuale – si producono principalmente confetture e composte – può essere considerato alla stregua di un frutto. Per il suo gusto piuttosto acido e al contempo un po’ dolce, il rabarbaro è un vegetale insolito. A causa del suo particolare sapore, infatti, viene sempre consumato cotto con l’aggiunta di un po’ di zucchero.
L’etimo rabarbaro deriva da due parole greche: ra che significa pianta e barbaron per indicare che questa pianta era solitamente coltivata da popolazioni barbare.
Le varietà
Le varietà di rabarbaro sono circa 60. Le più diffuse, in quanto a gusto e popolarità, sono: la Canada Red, la Crimson Cherry, la German Wine, la Colorado e la Victoria. Il Rheum Palmatum conosciuto anche come rabarbaro cinese o rabarbaro della Mongolia per le sue proprietà officinali rappresenta un ottimo rimedio della medicina popolare cinese e della fitoterapia. Svolge infatti un’azione stomachica e digestiva, efficace in caso di cattiva e lenta digestione, favorendo la produzione dei succhi gastrici. Inoltre, grazie alla bellezza e alle dimensioni delle foglie è utilizzato anche per scopi ornamentali.
La produzione
I maggiori produttori sono Regno Unito e Stati Uniti sebbene in passato il 90% della produzione mondiale si concentrasse nel cosiddetto Triangolo del Rabarbaro nel West Yorkshire, la parte più settentrionale dell’Inghilterra. Anche se non esistono statistiche ufficiali a riguardo, Regno Unito e Stati Uniti rappresentano anche i maggiori consumatori assieme ad alcuni Paesi dell’Estremo Oriente, Cina in primis. Nel 2010 la varietà Yorkishire Forced Rhubarb ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta da parte dell’Unione Europea.
Le curiosità
Molte sono le curiosità legate al rabarbaro. Eccone di seguito alcune:
- è la verdura, come detto utilizzata più come frutto, con il minor numero di calorie: circa 21 ogni 100 grammi, diversamente dall’avocado che rappresenta il frutto più calorico, usato come verdura, mediamente 221 calorie ogni 100 grammi di polpa.
- negli Stati Uniti il 23 gennaio di ogni anno si celebra il National Rhubarb Pie Day, ossia la giornata nazionale della crostata di rabarbaro.
- è utilizzato anche in profumeria. Costituisce infatti uno degli ingredienti di alcuni profumi. Tra i più noti il Burberry Brit Red Special Edition Eau de Parfum (in vendita in un’elegante confezione rosso rabarbaro contenente il flacone anch’esso rosso) e il CK One Summer 2011 Limited Edition, una franganza agrumata caratterizzata dalla freschezza tagliente del rabarbaro.
- in Italia il rabarbaro è associato principalmente al Rabarbaro ZUCCA®. Era il 1845 quando Ettore Zucca scoprì il gusto e la piacevolezza di questa pianta. Nel tempo la preparazione artigianale di questo amaro si è trasformata in un prodotto venduto su larga scala in tutto il mondo diventando uno dei simboli della Milano raffinata. Celebre lo slogan pubblicitario in uso negli ’70 e ’80 del secolo scorso che faceva leva su un indovinato gioco di parole: Il Rabarbaro Zucca si trova nel bar come il bar si trova nel RaBARbaro.
- in un recente passato la parola “rabarbaro” veniva usata nei film e in TV per creare una scena con brusio: si raggruppavano tutte le comparse in uno spazio ampio e gli si faceva ripetere in continuazione questa parola. Le diverse modalità di pronuncia (più veloce, più lenta, a bassa voce o ad alta voce) creava il brusio richiesto.
- nel nostro Paese la commercializzazione e la produzione su larga scala di prodotti a base di rabarbaro come confetture sono ancora limitate. Anni addietro nei punti vendita di alcune catene di supermercati era possibile trovare la Confettura Classica di Rabarbaro prodotta dall’azienda francese Bonne Maman®. Considerato il poco gradimento da parte dei consumatori italiani, la commercializzazione di questo prodotto venne interrotta.
- una volta assunto è in grado di variare il colore dell’urina in un giallo intenso, a volte anche rosso.
- è ricco di beta-carotene e di composti fenolici come la luteina e la zeaxantina che proteggono la pelle dai radicali liberi. Una dieta ricca di questi composti antiossidanti può prevenire l’insorgere di alcuni tipi di tumore come quello alla bocca e ai polmoni, ma non solo. La prevenzione si estende anche alla degenerazione maculare, alla cataratta e all’invecchiamento precoce.
- sempre in Italia, si produce una salsa ottenuta con gambi verdi di rabarbaro (coltivati nel Lecchese) e una bassa percentuale di zucchero di canna aggiunto, nell’ordine del 9-10%. La sua acidità rinfresca il palato e la rende perfetta per accompagnare carne di maiale, bolliti, arrosti saporiti o pesci grassi come salmone.