Nonostante venga coltivato produttivamente anche in Italia (per la quasi totalità sulla Riviera Ligure di Ponente, in provincia di Savona e in minima parte nella zona di Taormina in Sicilia), il chinotto per certi aspetti può essere considerato una sorta di frutto se non tropicale, quantomeno “esotico”. Agrume tra i più rari e preziosi presenti in natura, è senza dubbio un prodotto di nicchia considerata anche la scarsa popolarità di cui gode come frutto fresco.
Le caratteristiche
Il chinotto, inteso come frutto, è un agrume dal gusto piuttosto acido e amaro per via dell’alto contenuto di limonene (circa l’60-80% in più degli agrumi tradizionali) composto da 8-10 spicchi, con un contenuto di vitamina C maggiore dell’arancia. Nella forma e nelle dimensioni ricorda una limetta (o lime) quando è ancora acerbo e una piccola clementina a maturazione completa.
La pianta, anch’essa chiamata chinotto è un albero di dimensioni medio-piccole (raggiunge al massimo 3 metri di altezza) con rami corti e compatti privi di spine, foglie piccole ellittiche somiglianti a quelle del mirto (il nome scientifico – Citrus myrtifolia – richiama questa analogia) e zagare bianche molto profumate. Al pari degli altri agrumi, ma particolarmente il chinotto, i frutti possono rimanere sulla pianta a lungo prima di essere colti considerati i lunghi tempi di maturazione. Addirittura fino a 2 anni.
Le origini del nome
Il nome potrebbe essere legato all’ipotetico paese d’origine di questo frutto, la Cina. Le origini esatte del chinotto sono incerte, tra le ipotesi pare che questo frutto sia stato importato proprio dal “Regno di mezzo” (traduzione letterale di “Cina”) tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600. Non tutti però concordano sulle sue origini orientali. Infatti secondo alcuni ricercatori il chinotto sarebbe originario del Mediterraneo e proprio in questa zona si sarebbe sviluppata naturalmente una modificazione dell’arancio amaro, permettendo così la nascita di questo frutto.
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I mille usi del chinotto
Sebbene non sia buono da mangiare al naturale, gli usi del chinotto sono molti. Oltre ad essere candito o conservato nel Maraschino, si possono preparare sciroppi e marmellate, ma l’uso principale e più conosciuto è per preparare l’omonima bibita. Aperitivo “intellettuale” leggero, è una bevanda gassata analcolica dal colore ambrato con riflessi dorati, aroma intenso con un retrogusto amarognolo e fruttato.
Incerta la data e la paternità dell’invenzione: nel 1949 Pietro Neri fondò a Capranica (VT) un’azienda produttrice di chinotto che, con una campagna pubblicitaria efficace, riuscì a diffondere largamente la sua bevanda in tutta Italia – il Chin8 – con lo storico motto: «Non è vero chinotto, se non c’è l’8!». Alcuni anni più tardi arrivò sul mercato il Chinotto Recoaro («L’altro modo di bere scuro» recitava lo slogan pubblicitario) come alternativa nazionale alla Coca-Cola seguito verso la metà degli anni ‘50 dalla San Pellegrino con il suo Chinotto, diventato poi Chinò negli anni ’80.
Curiosità legate al chinotto:
- la bevanda contiene più caffeina e zuccheri della Coca-Cola.
- oltre al ghiacciolo, esiste il gelato. Nell’aspetto ricorda il gusto della nocciola, considerato il suo colore beige.
- ha proprietà disintossicanti, è un antiemorragico, antiossidante, rilassante e protettivo dei vasi sanguigni. In più con le foglie essiccate si preparano infusi particolarmente efficaci contro i problemi di digestione.
- anche Coca-Cola lanciò in Italia il suo chinotto a marchio Fanta. Tuttavia si trattava più propriamente di una bevanda che ne ricordava solo il sapore ed il colore, considerata la totale assenza dell’estratto di chinotto.
- a differenza delle altre bevande gassate a base di agrumi come l’aranciata e il pompelmo che per definirsi tali devono comprendere per legge tra gli ingredienti almeno il 12% di succo, chinotto e cedrata non devono assoggettarsi a questa norma. Succo o estratto sono totalmente assenti o, nel migliore dei casi, ne contengono una bassissima percentuale, comunque inferiore all’1%.
- esiste il liquore di Chinotto di Savona apprezzato per il particolare sapore e le proprietà digestive. Ha sentori speziati di pepe nero, vaniglia e rabarbaro con nota amaricante, in seconda battuta rigorosa e composta eppure tipica che chiude sui toni floreali di zagara e tarassaco. Ha gradazione alcolica di 35%.
- dal 1950 al 1957 ci fu addirittura una squadra di calcio dedicata al chinotto: la Società Sportiva Chinotto Neri con sede a Roma nel quartiere di Tor Pignattara (RM). Di proprietà di Pietro Neri, arrivò a disputare un campionato di serie C.
- nel 1979 gli Skiantos, gruppo rock bolognese, gli dedicarono una canzone – Kinotto – dando, inoltre, lo stesso titolo all’album. Si favoleggia che nelle prime confezioni del vinile fosse compresa una vera bottiglia di chinotto. L’album è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli alla posizione numero 66.
- ACQUA DI PARMA, la nota azienda profumiera italiana, produce una fragranza a base di estratto di chinotto: il Blu Mediterraneo Chinotto di Liguria – Eau de toilette.
- nel 1999 il regista Marco Antonio Pani girò un cortometraggio di finzione dal titolo “Chinotto”. Vinse il Premio Kodak al Festival FilmVideo – Mostra Internazionale del Cortometraggio di Montecatini (PT).
- a Malta dal 1952 è possibile bere il chinotto Kinnie. Rappresenta la bevanda nazionale analcolica dell’isola. In Canada, invece, dal 1959 è presente brio inventato da tre siciliani emigrati a Toronto.
- la marmellata di chinotto è utilizzata anche come ingrediente per la preparazione di gustosi e raffinati panini. Uno su tutti, oltre ad essere uno dei miei preferiti, si prepara con 2 fette di Pane di Altamura DOP, olive taggiasche, acciughe, scamorza fresca di bufala e marmellata di chinotto.