Il cibo si guarda, si annusa, si mangia e si ascolta. Ed è proprio attraverso le storie di cui si fa portatore che si impara a comprenderlo, a degustarlo e a rispettarlo. Quante storie ci sono intorno al cibo, quanti aneddoti, parole scritte e dette. Il cibo prodotto, cucinato, mangiato racchiude in sé simboli, significati, ritualità, valori. C’è un universo narrante intorno a un piatto, c’è una rete di storie che si intrecciano e di mani che lavorano intorno a ogni singolo prodotto. Questo meccanismo potente ed evocativo capace di trasmettere passioni, sapori, atmosfere si racchiude poi in modo sintetico in ciò che noi del mestiere chiamiamo “storytelling”.
Lo storytelling
Il termine storytelling nell’ultimo anno è una delle parole più abusate nel marketing e nella comunicazione, insieme a qualità, innovazione ed eccellenza; nonostante ciò è lo strumento chiave, in fondo da sempre esistito, capace di avvicinare i prodotti e le aziende al consumatore.
Le storie ci accompagnano e questo il marketing lo sa bene. Ogni persona o cosa rappresenta una storia e l’uomo da quando è nato è un essere narrante. Il racconto è la sua forma espressiva e non può farne a meno, c’è dentro di noi un continuo bisogno di raccontare o di ascoltare delle storie. E queste le troviamo ovunque.
Il fascino della “fabula”
Non c’è mercato senza contenuto da dare agli utenti, non c’è contenuto senza una storia forte da condividere con i lettori. Una storia in cui riconoscersi e ritrovare valori e idee, una storia da condividere e da fare propria, una storia con cui creare identità. A questo punto il gioco è fatto, la storia del prodotto e del marchio diventa la nostra e noi siamo e vogliamo quel prodotto e quel marchio. Questa è un po’ la sintesi estrema di molti manuali di marketing, che racchiude una grande verità: il fascino della “fabula”, la forza della narrazione che vive nella forma.
I nuovi protagonisti
Il “c’era una volta” diventa un assioma del content marketing nell’era dei social network. Ed è proprio questa dimensione narrativa il futuro del “mondo food”, che impazza da anni e che continua a trasformarsi senza annoiare. Se finora abbiamo scritto le ricette della nonna e dei grandi chef, se abbiamo raccontato le cucine degli stellati e degli osti, ora è il momento del contadino, del vignaiolo e di chi con le mani in pasta regala ciò che noi troviamo nel piatto al ristorante o sullo scaffale di un supermercato. Sono loro le nuove star, i creatori di quella materia prima tanto decantata, protagonisti del nuovo storytelling.
Perché è proprio dalle loro voci che possiamo capire ed educarci, sono questi piccoli imprenditori i primi affabulatori che ci conducono avanti e indietro nel tempo, ci fanno vivere le stagioni, annusare la terra, toccare con mano un grappolo o un frutto. E poi basta guardarli negli occhi, quando si perdono tra i minuziosi dettagli per capire l’innamoramento profondo di quell’idea, di quel modo di vivere.
I trend 2020
Quindi più spazio alle voci di questi produttori, più spazio al racconto tra le pagine dei giornali, a un microfono in radio o in un video sul web, più spazio al racconto anche al tavolo di un ristorante o tra le pagine di un menù. Più spazio a tutte quelle storie che non annoiano, soprattutto, ma che conquistano e incuriosiscono, quelle che ti fanno entrare con parole calde e vive dentro la produzione, dentro un mondo “bucolico” e non che ti tengono a distanza con termini tecnici, a volte inutili e iperbolici. Questa è la chiave del successo, la lingua con cui decidiamo di raccontare, perché la facilità espressiva non è mancanza di conoscenza o superficialità, ma il modo più “educato” per far entrare gli utenti nel nostro mondo.
[Crediti Foto: Andrea Federici e Andrea Moretti]