Torta Mazzini, la passione svizzera del patriota Giuseppe

Molto spesso la storia si fonde con la leggenda fino a rendere difficile distinguerne i confini. La Torta Mazzini, però, è un caso di cronaca documentata dalle lettere che lo stesso Mazzini scrisse alla madre Maria Drago.

Un dolce giunto in Liguria grazie al rapporto epistolare tra l’esiliato Giuseppe Mazzini e la madre Maria Drago. Lontano dalla sua amata patria, confinato tra la Svizzera e l’Inghilterra, si dilettava nella scrittura gastronomica per ricordare i bei momenti passati in Italia, in particolare in Liguria. La ricerca di similitudini tra la cucina ligure e quella straniera, lo portò a raccontare di questa torta assaggiata in Svizzera: la Torta Mazzini.

La storia della Torta Mazzini

Da sempre grande estimatore di caffè, Mazzini era solito condividere questi momenti intimi con un buon dolce, ovunque lui si trovasse. In una di queste occasioni ebbe modo di scoprire questa torta svizzera a base di sfoglia, mandorle, zucchero e uova. Lo colpì talmente tanto da renderne la ricetta protagonista di una lettera destinata alla madre, con la supplica di cucinarla per poter provare, anche se a distanza, il piacere di un ricordo.

È così che la Torta Mazzini giunse nel genovese nel 1835 e conquistò il favore del pubblico per i suoi sapori esotici. Le mandorle non erano un prodotto diffuso, all’epoca, in Svizzera e nel Nord Italia, proprio per questa ragione il nuovo sapore si radicò sul territorio. Durante il suo soggiorno svizzero Mazzini era solito rimpiangere il minestrone genovese, ben diverso dalle zuppe acquose locali, e menziona anche i biscotti del Lagaccio, nati nel 1593 nell’omonimo quartiere della Superba.

Le parole di Giuseppe Mazzini

Sono queste le parole con cui Mazzini descrive l’omonima torta, a lui intitolata per la passione e l’animo con lui la descrisse nella lettera.

[…] Prima di dimenticarmi, voglio attenere la mia promessa e soddisfare un mio capriccio.
Eccovi la ricetta di quel dolce che vorrei faceste, e provaste, perché a me piace assai. Traduco alla meglio, perché di cose di cucina non m’intendo, ciò che mi dice una delle ragazze in cattivo francese: pelate, e pestate fine fine tre once di mandorle, tre once di zucchero, fregato prima ad un limone, pestato finissimo. Prendete il succo del limone, poi due gialli d’uovo, mescolate tutto questo, e movete, sbattete il tutto per alcuni minuti, poi, sbattete i due bianchi d’uovo quanto potete: en neige, dice essa, come la neve – cacciate anche questi nel gran miscuglio – tornate a movere. Ungete una tourtière, cioè un testo da torte, con butirro fresco, coprite il fondo della tourtière con pasta sfogliata, ponete il miscuglio sul testo, su questo strato di pasta sfogliata, spargete sopra dello zucchero fino, e fate cuocere il tutto al forno.
Avete inteso? Dio lo sa. Mi direte poi i risultati: intanto ridete.
Grenchen, 28 dicembre 1835

Torta Mazzini, la ricetta

Ingredienti

1 rotolo di pasta sfoglia 

2 uova

100 gr di mandorle tritate grossolanamente 

80 gr di zucchero

1 scorza di limone e 30 ml di succo 

1 pizzico di sale 

Zucchero di canna q.b.

Procedimento

Montare i tuorli con lo zucchero fino a renderli spumosi. Unire le mandorle precedentemente tritate, il succo e la scorza di limone. Separatamente montare a neve gli albumi e unirli al composto delicatamente. Stendere la sfoglia rotonda in uno stampo da 22 cm di diametro, in modo da avanzare i bordi. Versare il ripieno e concludere cospargendo la superficie con lo zucchero di canna per farla dorare. Cuocere in forno preriscaldato a 180 °C per 35 minuti. Servire con zucchero a velo.

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