L’equazione “più si consuma più si spreca” è oramai distintiva del nostro tempo, soprattutto quando si parla di cibo e di spreco alimentare, ovvero quella parte di beni che vengono acquistati, ma non consumati e che poi finiscono nella spazzatura. E questo “buttare nella spazzatura” risale la catena agroalimentare e si riflette su tutte le fasi, quella produttiva, quella distributiva per arrivare infine sul consumo. Con il cibo sprecato vengono, infatti, gettate via anche risorse come acqua, fertilizzanti, suolo, combustibili fossili e fonti energetiche di ogni tipo, a cui si somma poi lo spreco economico e quello in termini di risorse umane.
I dati della FAO sullo spreco alimentare
Un problema a livello globale secondo i dati della FAO: le cifre nazionali sullo spreco sono molto elevate, ben 1/3 di ciò che si produce (un miliardo di tonnellate) non arriva a tavola, che tradotto in cifre significa 15 miliardi di euro. Ed è proprio alla fine della catena del cibo, nella fase di consumo sia domestico che ristorativo, che avvengono gli sprechi più consistenti dovuti a cattive abitudini di spesa, date di scadenza troppo rigide, inosservanza delle indicazioni in etichetta sulla corretta conservazione degli alimenti, o alle promozioni che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario, e la tendenza a servire porzioni di cibo troppo abbondanti.
La giornata nazionale contro lo spreco alimentare
C’è bisogno innanzi tutto di più educazione e dal 2014 è stata proclamata la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare (appuntamento fisso il 5 febbraio), che mira a sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini–consumatori. E grazie a una serie di attività, sensibilità e consapevolezza riguardo al problema sono cresciute negli anni, stando infatti al rapporto diffuso dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, lo spreco alimentare domestico è calato del 25%. Gli italiani pare siano più attenti a quello che comprano, leggono l’etichetta degli alimenti, attuano buone pratiche per non gettare il cibo, con la consapevolezza delle conseguenze in termini ambientali. Ciò nonostante, nelle case degli italiani si gettano ancora ogni anno 27,5 kg di cibo.
E poi servono sempre più buone pratiche da adottare e applicare. Tra queste c’è l’app Too Good To Go, nata nel 2015 in Danimarca, presente in 9 paesi europei e arrivata lo scorso anno in Italia per merito di Eugenio Sapora con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare.
Come funziona Too Good To Go
Il suo funzionamento è semplice: Too Good To Go si rivolge a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel che possono recuperare e vendere online a prezzi ribassati il cibo invenduto a fine giornata e che non può essere rimesso in vendita il giorno dopo. Questo invenduto viene proposto agli utenti in una “magic box” con una selezione a sorpresa. D’altra parte, i consumatori possono acquistare sempre attraverso l’applicazione i loro pasti, anche last minute, a prezzi minimi, tra i 2 e i 6 euro. Un risparmio di spesa e un impegno concreto nella lotta agli sprechi e nella tutela dell’ambiente.
Fondatore di questo progetto è Mette Lykke, che ha ideato questa app per poter offrire a ciascuno l’opportunità di impegnarsi nella lotta agli sprechi, permettendo ai ristoratori di conquistare anche nuovi clienti e ai consumatori di provare nuovi prodotti a prezzi minimi.
Il local marketing
L’altra faccia della medaglia è proprio quella del local marketing e della promozione. Ogni realtà ristorativa, grande o piccola che sia, aderente al progetto acquista la sua vetrina all’interno della app e ogni acquisto fatto e ritirato personalmente dà l’opportunità di una conoscenza diretta con il “luogo di recupero”, con le sue persone e i suoi prodotti. In poche parole ogni utente ha la possibilità di conoscere meglio le realtà di quartiere, scoprirle e perché no diventarne cliente.
Eugenio Sepora Country Manager di Too Good To Go replicando il modello internazionale in Italia è partito da Milano alla conquista di molte città e dopo un anno è presente da nord a sud della penisola su ben 4 mila esercizi, anche se a suo dire sono ancora pochi. L’obiettivo è molto chiaro: “vogliamo creare la più grande rete antispreco in Italia: ad oggi sono state oltre 11 milioni le Magic Box acquistate in Europa, il che ha permesso a livello ambientale di evitare l’emissione di più di quasi 23 milioni di tonnellate di CO2”.
Cosa è successo con il lockdown?
È cambiato qualcosa nelle abitudini di consumo degli italiani? Come ci racconta lo stesso Sapora: “l’obbligo di stare a casa, di fare una spesa ragionata e di cucinare sempre programmando pranzi e cene, ha portato a dei consumi razionali e più oculati sicuramente. Non poter andare a mangiare fuori ha imposto alle persone di consumare ciò che si aveva in casa, di non fare eccessive scorte e di cucinare, inventando con fantasia, cose sempre diverse senza far andare a male gli alimenti in frigo”.
Se ne deduce che questi mesi ci abbiano insegnato qualcosa, che ci auguriamo sapremo portare dietro come nostro bagaglio culturale oramai. C’è però un’altra questione da considerare, ovvero le rimanenze e le scorte di cibo presenti nei magazzini delle aziende, dei distributori, delle stesse realtà ristorative che obbligate a chiudere non hanno potuto consumare quotidianamente come da copione. Ecco che tutti questi beni stoccati rischiano di arrivare a data di scadenza e non poter essere utilizzati o venduti.
La Super Magic Box
E qui scatta l’intuizione di Too Good To App che propone un’affiliazione a industrie, distribuzioni e catene horeca per evitare di buttar via questi beni che non possono essere consumati altrimenti, creando la Super Magic Box. Una box sempre a sorpresa per l’utente che la ordina on line, in cui troverà una combinazione di prodotti misti delle realtà aderenti con i loro prodotti confezionati e che potranno acquistare sempre a un pezzo ridotti (ben il 70% in meno del suo valore) e ritirare presso i cosiddetti pick up point.
“La quantità di cibo rimasta nei magazzini italiani è impressionante. Si tratta di alimenti, solitamente destinati alla ristorazione, con una shelf-life dai 3 ai 6 mesi”, spiega Eugenio Sapora. “Dopo il lungo lockdown, questi prodotti si avvicinano inevitabilmente a scadenza: per questo abbiamo messo a disposizione la nostra app e la nostra rete di esercenti e waste warriors per salvare quanto più cibo possibile e allo stesso tempo aiutare economicamente tante realtà che hanno subito gli effetti della crisi”.
Le Super Magic Box sono disponibili direttamente all’interno dell’applicazione grazie al supporto di oltre 150 esercenti legati alla rete di Too Good To Go, nelle città di Roma, Milano e Bergamo, che hanno accettato di diventare pick up point di queste box speciali. “In questo modo, grazie ad uno strumento semplice ed immediato come la nostra app – sottolinea Sapora – la filiera si integra e si supporta vicendevolmente: da una parte facendo sì che gli alimenti degli stock che non possono essere venduti in altro modo arrivino direttamente all’attenzione del consumatore, dall’altra riavvicinando in sicurezza e con cautela le persone agli esercizi commerciali di prossimità”.
Le crescita del progetto
Il valore del progetto si riassume anche nella crescita di una realtà che nel momento di difficoltà ha trovato una linea di sviluppo sostenibile in un settore inedito, e senza intaccare la propria mission ha tutti i numeri per tradursi in un servizio complementare organizzato che prevede anche una buona espansione nel numero dei partner.
Ad oggi hanno aderito al progetto: Danone, con i loro prodotti più emblematici, tra cui yogurt, latti fermentati e prodotti vegetali; Fine Food Group e la sua offerta di prodotti per la cucina messicana, americana e Tex Mex; il Gruppo Dolcitalia, con una scelta di dolce e salato adatta per i momenti della colazione, merenda e aperitivo, insieme a Lazzarini Spa, un affiliato del gruppo che si è messo a disposizione per la distribuzione delle box.
Ancora una volta l’affermazione che le opportunità nascono dalle crisi si rivela veritiera.