Oggi, quarto giovedì di novembre, si festeggia il Thanksgiving Day. Roberto Mirandola reduce da un viaggio oltreoceano ci racconta la tradizione di questa festa.
Il mese scorso, di ritorno da uno dei miei viaggi oltreoceano, il passeggero seduto di fianco a me in aereo con il quale avevo intrattenuto una breve conversazione, ironizzava sul fatto che negli Stati Uniti gli unici tacchini a gioire per l’imminente Thanksgiving Day fossero i due pennuti – nel 2022 è toccato a Chocolate e Chip – scelti dall’Associazione Americana degli Allevatori di Tacchini e donati alla Casa Bianca per celebrare il Turkey Pardon, una curiosa cerimonia che si celebra dal 1947 alla Casa Bianca, nella quale il presidente americano in persona concede la grazia evitando loro di finire arrostiti in qualche forno domestico.
È infatti il quarto giovedì di novembre, quando ogni famiglia nord americana – statunitense e canadese – si siede per cena intorno a una tavola imbandita per celebrare una delle feste più tradizionali degli Stati Uniti: il Thanksgiving Day, da noi conosciuta come Giornata del Ringraziamento.
Occorre dire che negli ultimi decenni è diventata una celebrazione prevalentemente laica, conseguenza della moltitudine di etnie e confessioni religiose presenti in tutto il territorio nord americano. Nacque come festività religiosa cristiana introdotta a negli anni venti del ‘600 dai Padri Pellegrini giunti in America dall’Inghilterra. Questi, nel 1820, una volta approdati sulle coste del New England (suppergiù il territorio che comprende l’attuale stato del Massachusetts, nella parte nordorientale del Nord America), si trovarono in una condizione di difficoltà dovuta all’impossibilità di coltivare gli stessi ortaggi della madrepatria a causa delle diverse caratteristiche del terreno. Grazie ai suggerimenti dei nativi americani, però, i Padri Pellegrini impararono a coltivare il granoturco e ad allevare i tacchini, alimenti fino ad allora sconosciuti, riuscendo in questo modo a svernare. I coloni decisero pertanto di istituire una giornata speciale proprio per ringraziare Dio dell’abbondanza ricevuta e celebrare il successo del raccolto.
Se George Washington – primo presidente degli Stati Uniti d’America – decretò il 26 novembre di ogni anno come Giornata del Ringraziamento, fu Abraham Lincoln che nel 1863 la proclamò ufficialmente come festività nazionale tanto da diventare per tutti i cittadini americani una delle tre ricorrenze più importanti assieme alla Giornata dell’Indipendenza – celebrata il 4 luglio – e al Natale.
Curiosamente, poi, il Thanksgiving Day segna anche l’inizio ufficiale del periodo natalizio. Nel 1857 James Lord Pierpoint – compositore e cantautore americano – scrisse per il Giorno del Ringraziamento un brano per bambini dal titolo One horse open Sleigh (traducibile in La slitta trainata dal Cavallo), che riscosse un grandissimo successo. Lo stesso brano fu riproposto successivamente il 25 dicembre e, due anni dopo, cambiò in Jingle Bells, diventando in breve tempo una delle canzone natalizie più conosciute e cantate al mondo.
Ma da che cosa è composto quindi il menù tipico della Giornata del Ringraziamento? Considerata l’estensione geografica di Stati Uniti e Canada, il menù varia da zona a zona anche se, come accennato, il protagonista assoluto è il tacchino arrosto (possibilmente della varietà Broad Brested White turkey – il tacchino bianco dal petto largo – il migliore) la cui preparazione può durare anche un paio di giorni. Se per noi italiani questa tipologia di carne è la fettina di petto da impanare o grigliare in alternativa al petto di pollo, per americani e canadesi il tacchino – considerate le dimensioni, può raggiungere anche i 10 chilogrammi di peso – va cucinato intero e ben farcito. Il ripieno, infatti, è generalmente costituito da pane di mais raffermo, mirtilli essiccati, sedano, cipolla, salvia, salsiccia e burro chiarificato. Esistono anche altre farciture – con castagne o mele – ugualmente diffuse (e che, personalmente prediligo). Una volta tagliato, le fette vanno sempre servite con una o più salse: la gravy, preparata con il liquido di cottura del tacchino oppure la cranberry sauce, a base di mirtilli rossi, acqua, zucchero, scorza e succo d’arancia.
Riguardo il contorno in abbinamento non esiste una vera e propria tradizione consolidata in quanto anche qui gli usi variano da zona a zona. Tra i più comuni vi sono le patate: Quelle dolci sono generalmente cotte al forno, mentre quelle normali si utilizzano per preparare il mashed potato, sorta di purè composto da patate schiacciate grossolanamente, mescolate con latte, panna e burro. Sono ugualmente diffusi anche il riso selvaggio cotto al vapore e il cornbread, un particolare pane a base di farina gialla di mais di consistenza spugnosa, leggermente umida.
Anche se abbondantemente sazi dopo una cena così impegnativa, una pezzo di torta è irrinunciabile. La più comune è indubbiamente la pecan pie, una crostata preparata con pasta brisé e una farcitura di noci pecan e sciroppo d’acero. Rappresenta il dolce tipico della Giornata del Ringraziamento e, più in generale, del periodo delle feste; un po’ come il panettone per il nostro Natale. In alternativa, non è infrequente trovare la pumpkin pie anche in questo caso una crostata, ma con una base di pasta frolla e un ripieno di zucca e latte condensato e la apple pie, un dolce formato da due dischi di pasta sfoglia con al centro un ripieno di mele cotte in padella con zucchero, limone e cannella.
Dopo l’ultima fetta e lo stomaco pieno, tradizione vuole che le famiglie nordamericane si riuniscano in salotto per seguire insieme una partita di football (americano) alla televisione, concludendo così una giornata davvero speciale.
Happy Thanksgiving Day!