Il teatro civico di Tortona diventa la culla del sapere enogastronomico. Ieri, 22 aprile sono state assegnate le Mongolfiere del Gusto a coloro che hanno saputo valorizzare e raccontare la storia del cibo nel mondo.
Sicuramente ci troviamo dinnanzi a uno di quei casi in cui si può dire “buona la prima”. La prima cerimonia degli Award del Gusto è stato un vero e proprio Teatro dei capolavori, un palcoscenico sul quale si è esibita la cultura gastronomica italiane e di tutto il mondo.
Tortona capitale del Gusto
Tortona, uno dei punti cardine del territorio delle Quattro Province, non è stata scelta casualmente. Il Piemonte sta vivendo negli ultimi anni una seconda rinascita proprio grazie al settore enogastronomico. Un viaggio che verrà coronato con l’evento World’s 50 Best Restaurant che nel 2025 si terrà a Torino.
Tornando alla decisione di eleggere Tortona come Teatro dei capolavori, è impossibile non citare personaggi del calibro di Walter Massa, colui che ha dato nuova vita al Timorasso, ma anche ai giovani che stanno portando nel mondo le pesche di Volpedo e il formaggio Montebore. In questa giornata di premiazioni una menzione d’onore va fatta alla città che ha saputo diventare una meta culinaria ed enologica senza pari.
Al Teatro dei capolavori si sfidano la sostenibilità e l’etica
Tra le varie categorie che si sono alternate sul palcoscenico non sono mancati i richiami a temi molto importanti nel settore come la sostenibilità e l’etica. A tal proposito, il premio “Custodi del Pianeta” è andato a Sara Nicolosi e Cinzia De Lauri che, alla guida di Altatto a Milano e dopo l’esperienza accanto a Pietro Leemann, sono le portavoce del concetto di cucina vegetariana e golosa. I Casari di San Patrignano si aggiudicano il premio “Artigiano dell’anno” per il loro lavoro svolto in ambito gastronomico e sociale.
Iva Lavagnino porta a casa la Mongolfiera del Gusto come “Contadina dell’anno”, lei che con il suo banco al mercato di Rapallo ha conquistato anche Carlo Cracco. Menzione d’onore per Antonia Klugmann che vince il premio speciale dedicato alla “Cucina d’incontro”. Un discorso di ringraziamento che è stato un elogio alla cucina di confine, dove però i confini reali non esistono se non sulla carta ed è lì che nascono le migliori storie legate al cibo da raccontare e divulgare. Acclamazione anche per Cristina Bowerman, vincitrice come “Ambasciatrice del gusto italiano” che sottolinea l’importanza dell’educazione al gusto, prima della lotta contro “l’italian sound”.
I sapori e le storie da raccontare al Teatro dei capolavori
Una cerimonia condotta tra colpi di scena e spoiler da Luca Ferrua e Eleonora Cozzella che ha premiato Roberta Ceretto come “Visionaria dell’anno” e Luca Giavi, Direttore del Consorzio del Prosecco DOC come “Visionario dell’anno”. Roberto Pintadu e Jessica Rosval si guadagnano ad ex equo il titolo di “Griglia dell’anno”, mentre per il settore “Pizza” guadagna il primo posto del podio Franco Pepe con la sua Pepe in Grani. Il Friuli ritorna sul palco con la Gelateria il Timballo di Udine, che combatte per sfatare il mito del gelato solo in estate, proponendone nuove versioni stagionali che stanno incontrando il favore del pubblico.
Ispirazionale il discorso di Cristiano Tomei che vince il premio “Piatto dell’anno” e racconta la sua Crema catalana di Lasagna con salsa di soffritto con la passione che solo un grande chef sa mettere nei propri piatti.
“Il cuore del Mediterraneo” è assegnato a Gennaro Esposito, ambasciatore della cucina mediterranea in tutto il mondo. Non solo cucina, ma anche sala e pairing, premi rispettivamente vinti da Da Vittorio a Brusaporto e Le Calandre a Rubano, mentre il secondo titolo spetta a Il Pagliaccio di Anthony Genovese. Sono Vasiliki Pierrakea e Giulia Liu ad aggiudicarsi il premio di “Ambasciatrici del gusto in Italia” con le loro cucine greca e cinese riviste in chiave contemporanea. Al Forno Brisa di Bologna il “Pane dell’anno” con le loro creazione che vanno oltre i confini dei classici concetti di panificazione.
Una kermesse che ha visto avvicendarsi personaggi che hanno fatto e stanno facendo la storia della cucina italiana, l’inizio di una visione gastronomica dove i confini non sono limiti, ma punti di incontro.