A Saint-Tropez, la gente si chiede perché: la tarte tropézienne è così buona!

Parafrasando una vecchia canzone di Peppino di Capri dal gusto estivo, Roberto Mirandola ci porta alla scoperta della Tarte Tropézienne.

Ho sempre avuto una predilezione per la Costa Azzurra e per Saint-Tropez in particolare. Chissà, forse hanno contribuito il mito di una giovane e particolarmente avvenente – all’epoca – Brigitte Bardot (viveva proprio lì, a La Madrague, la famosa villa che per molti anni è stata il polo d’attrazione per l’alta società internazionale) e la canzone St. Tropez Twist di Peppino di Capri che, a distanza di più di mezzo secolo dalla pubblicazione, rappresenta un classico brano estivo senza tempo.  

A Saint-Tropez – curiosamente, in italiano è detta San Torpè, dal nome di un ex cortigiano dell’imperatore Nerone convertitosi al cristianesimo – quest’estate ci sono ritornato e ancora una volta mi ha conquistato: clima mite praticamente tutto l’anno, affacciata sul mare tra le più note ed esclusive località della Riviera francese ancora a misura d’uomo (conta appena 4.200 abitanti) e, non ultimo, un luogo dove trovare una buona cucina francese con interessanti contaminazioni mediterranee.

Oltre alla salade niçoise, la celebre insalata nizzarda, c’è un’altra specialità locale che prediligo: la Tarte Tropézienne, un dolce che per rappresenta la quintessenza dell’estate in Riviera e, almeno per me, della pasticceria d’Oltralpe. Un simbolo di piacere semplice e autentico. Da queste parti è un’istituzione, un po’ come a Vienna la Sacher Torte o a Capri la Torta Caprese.

Cos’è la Tarte Tropézienne

È una torta del diametro di circa 23 cm costituita da una pasta brioche molto soffice ricoperta di granella di zucchero semolato, profumata all’acqua di fiori d’arancio e farcita con crema chiboust, una variante della classica crema pasticcera alleggerita con meringa all’italiana.   

La Tarte Tropézienne fu inventata nel 1955 in Place des Lices dal pasticcere polacco Alexandre Micka sulla base di una ricetta di sua nonna. L’anno dopo, la troupe del film Et Dieu… créa la femme (in italiano è uscito con il titolo Piace a troppi) girò alcune scene nel quartiere di La Ponche e casualmente scoprì questo dolce che alla protagonista, Brigitte Bardot, piacque particolarmente. Fu l’inizio del successo.

Spesso imitata, mai eguagliata è lo slogan coniato per l’originale Tarte Tropèzienne la cui ricetta e lo stemmino rosso sono stati brevettati nel 1973 per distinguersi dalle numerose imitazioni presenti un po’ dappertutto in Costa Azzurra. Quando nel 1985 Albert Dufrêne subentrò ad Alexandre, questi gli consegnò la ricetta scritta a mano su un pezzo di cartone, che da allora è conservata in una piccola scatola di metallo, a sua volta accuratamente custodita in una cassaforte. Solamente tre persone conoscono la ricetta segreta che ha reso famosa questa pasticceria. Anche adesso gli ingredienti e le quantità utilizzate per il ripieno alla crema della Tarte Tropèzienne sono seguite alla lettera, ma vengono tenute segrete ai collaboratori che lavorano nel laboratorio principale di Cogolin a pochi chilometri da Saint-Tropez. Con il tempo, per soddisfare la domanda sempre più crescente, il nuovo proprietario ha dato un impulso all’attività, culminato con l’apertura di numerosi punti vendita con il marchio Tarte Tropézienne®, dislocati principalmente nel dipartimento francese del Varo, ma anche a Parigi e a Dallas negli Stati Uniti. A questo si è aggiunta anche una diversificazione dell’offerta e la possibilità di acquistare una prodotti gastronomici legati alla tradizione pasticcera francese. Oltre alla torta originale per sei persone, oggi la Tarte Tropézienne è disponibile anche in altri formati e versioni – monoporzione, per quattro o per otto persone, con lamponi, fragole o fichi –  insieme ad altre specialità farcite con il celebre ripieno, come millefoglie ed Eclair, ma anche crostate ai lamponi e torte meringate al limone.

Si gusta come dessert leggermente fresca – mai fredda –  accompagnata da un vino locale dolce e liquoroso come il Monbazillac (o l’altrettanto dolce Muscat de Beaumes De Venise), ma una fetta è perfetta anche come merenda pomeridiana servita con un tè aromatizzato all’arancia o con il classico Earl Grey Tea, magari seduti in uno dei tanti bar di Saint-Tropez, con la speranza – altresì chimera – di vedere passare B.B. in tutta la sua bellezza. Quella di sessant’anni fa…

Tempo d’estate, tempo di cocco bello