Oggi 29 settembre è la Giornata internazionale della Consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari, un tema caro a Radio-Food che dovrebbe essere tema condiviso tra tutti in tutti i giorni dell’anno. Partendo da un’indagine condotta su quanto sprecano gli italiani, abbiamo fatto qualche riflessione e provato a dare qualche consiglio.
Oggi, 29 settembre, è la “Giornata internazionale della Consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari”. Una data che dovremmo tutti segnare sul nostro calendario e perpetuare ogni giorno dell’anno, perché non è solo importante essere consapevoli di quanto e di cosa si spreca, ma nella consapevolezza bisogna poi saper applicare metodi di contrasto e azioni virtuose per evitare il problema.
Di spreco alimentare se ne parla da alcuni anni e lo si fa con una presa di coscienza maggiore, il periodo del lockdown e l’obbligo di stare a casa ha insegnato a molti come gestire la spesa, come gestire il frigorifero, come non produrre scarti e sprechi grazie a tecniche creative di cucina di riciclo.
Prima non facevamo caso a cosa si buttava e a quanto si sprecava, forse perché la velocità con cui viviamo le giornate spesso non ci fa osservare bene i nostri comportamenti. Poi tutto d’un tratto ci siamo fermati e ci siamo resi conto di quanto si può fare, di come possiamo migliorare il nostro rapporto con il frigorifero, il cibo e anche con l’ambiente. Perché uno dei maggiori aspetti su cui essere consapevoli è che imparare a non sprecare il cibo fa bene all’ambiente, all’agricoltura che investe energia per produrre, fa bene anche alle nostre tasche e possiamo anche affermare che fa bene al nostro “ego – sostenibile”.
Ora a distanza di due anni si continuano a fare sondaggi per capire quanto le azioni di sensibilizzazione che arrivano dall’alto come dal basso abbiano fatto breccia nella consapevolezza generale degli italiani.
Le promozioni al supermercato dei prodotti in scadenza, i tanti vademecum, i consigli dei blogger e degli chef sui canali social più disparati che ci mostrano come cucinare una zucchina in ogni singola parte o un cavolfiore senza buttar via nulla, le app come Too good To go e le sue mistery box per recuperare i prodotti invenduti: quanto di tutto questo aiuta, quanto è entrato nelle nostre abitudini?
Perché possiamo essere consapevoli, ma è necessario essere attivi, rivoluzionari con le nostre abitudini casalinghe e alimentari. Piccole azioni di contrasto se messe insieme diventano modus operandi della collettività. Di questo abbiamo bisogno.
Quanto siamo sostenibili e antispreco?
Qualche settimana fa, in vista proprio di questa giornata internazionale è stato pubblicato uno studio di OpinionWay/Smartway sugli italiani e lo spreco alimentare. Da questo studio, svolto tra il 16 e il 23 giugno 2023 e che mette sotto la lente d’ingrandimento l’anno appena passato, emerge in modo chiaro come ci sia stata una evidente retrocessione nelle buone azioni degli italiani. Un terzo del cibo prodotto sul pianeta, infatti, viene buttato via senza essere consumato e in Italia, il 2022 è stato proprio l’anno all’insegna dello spreco alimentare con circa 595,3 grammi di cibo buttati a persona a settimana, il 15% in più rispetto al 2021, dovuto principalmente alla ripresa della vita sociale dopo il periodo di convivenza con il virus.
Morale della favola, la ripresa delle vecchie abitudini ci ha allontanato anche dalle cose buone che avevamo imparato, seppur uno dei motti di quel periodo era “ne usciremo migliori”. Dobbiamo pensare che il miglioramento è stato un’illusione? Speriamo di no e vediamo cosa è successo in questo ultimo anno.
Smartway, che supporta i distributori nella lotta contro lo spreco alimentare, e l’istituto OpinionWay hanno interrogato il popolo italiano per la prima volta per decifrare i comportamenti e capire meglio le loro abitudini in termini di consumo e di spreco alimentare.
Indubbiamente, i risultati sottolineano una grande attenzione da parte degli italiani agli sprechi alimentari, ben il 97% degli italiani dichiara di prestare attenzione agli sprechi alimentari, di cui il 62% con molta attenzione.
Fin qui tutto bello, ma la nota dolente è dietro l’angolo. Sono i giovani quelli che sprecano di più, i meno attenti, quelli che si dicono ambientalisti, sostenibili, che manifestano e sporcano le opere d’arte per attirare l’attenzione su crisi climatiche e inquinamento. E’ proprio la generazione verde che risulta essere nelle sue abitudini di conusmo alimentare meno organizzata, con maggiore quantità di cibo buttato. Per l’esattezza i ragazzi tra i 18/24 anni butta fino a 4 volte di più rispetto ai 65enni e oltre. Un esempio? il 47% tra i 18-24 anni butta la frutta almeno una volta al mese, contro il 22% per i 65enni e oltre. Per l’esattezza il 75% dei 18-24 anni butta almeno 1 prodotto ogni mese contro il 41% dei 65enni e oltre, allo stesso modo, tra i 65enni sono il 14% a buttare almeno 5 prodotti ogni mese contro il 38% per i più giovani. E i maschi hanno una frequenza degli sprechi più alta delle donne, in particolare il 38% dei maschi butta più frequentemente il pane rispetto al 24% delle donne.
Forse sarà la mancanza di esperienza quando si è lontani da casa senza la mamma che si adopera in cucina o a fare la spesa, ma di sicuro c’è che questi giovani sono (almeno) consapevoli di poter migliorare e chiedono maggiori informazioni sui come poter ridurre gli sprechi.
Come si è intuito questo calo di attenzione verso lo spreco alimentare non riguarda tutti gli italiani allo stesso modo, le persone adulte e ben il 66% delle persone 65enni e oltre dichiara di essere molto attento. Un altro dato sorprendente è che le famiglie più modeste buttano di più. Ad esempio il 36% delle famiglie che guadagnano meno di 1.000 euro al mese butta via la frutta, contro il 32% di quelle che guadagnano 2.500 e oltre.
Rimanendo sul tema del reddito e delle economie, altro risultato emerso dall’indagine di Smartway è che l’inflazione attuale si collega anche ai dati emersi mettendo in avanti una richiesta ben chiara da parte del popolo italiano: maggiori sconti sui prodotti con una data di scadenza vicina, più offerte nei supermercati e nei negozi di fiducia.
Ovviamente tra i prodotti più sprecati ci sono quelli freschi, come frutta e verdura, più facilmente deperibili se mal conservati o con più scarto se non si conoscono i modi come utilizzare quelle parti che si pensano non commestibili (per es. fare delle vellutate con le foglie esterne dei cavolfiori o dei broccoli o ancora polpette e burger vegetali). Dopo il fresco seguono gli avanzi dei piatti cucinati e in questo caso spesso il motivo è perché non c’è l’abitudine o la volontà di riciclarli, congelarli o di mangiarli il giorno dopo. Solo il 9% degli italiani dichiara di non buttare mai i prodotti e di questi i senior sono il 17%.
Ma perché si butta il cibo?
Il 46% butta un prodotto perché ha un cattivo odore o aspetto, il 33% per la data di scadenza ed il 31% perché il prodotto è rovinato e non ispira fiducia.
La data di scadenza pare essere un leit motiv di questo tema, nonostante l’88% degli italiani la verifica al momento dell’acquisto (i senior più dei junior) pare poi si trasformi in un deterrente al consumo. C’è infatti chi butta via il cibo perché la data di scadenza è passata, se on addirittura vicina come fa un giovane su 2 (tra i 18-24 anni) che butta spesso i prodotti prima che la data di scadenza sia passata per eccesso di previdenza. Proprio quella data che viene accompagnata dalla frase “Da consumarsi preferibilmente entro il” e che più volte è stato ribadito da ogni esperto e meno esperto che è una data indicativa, imposta nella sua dicitura per legge, e che se il prodotto viene consumato anche dopo nessun essere umano è mai morto.
Diverso il caso in cui l’alimento è oggettivamente “passato a miglior vita” e presentando muffe, acidità al naso o al palato, colori diversi dal solito. In questo caso siamo invitati tutti a buttar via il prodotto nel cestino della spazzatura.
Più in generale le cause dello spreco alimentare a casa sono riconducibili alla mancanza di attenzione alla data di scadenza o al deterioramento degli alimenti (59% con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2022); alla conservazione poco adeguata dei prodotti nei punti vendita (28%); al fatto che si tende a comprare troppi alimenti (16%) o in formati troppo grandi (16%) e infine perché si tende a cucinare cibo in eccesso (14% con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2022).
Diverse le cause dello spreco all’interno dei negozi, dei supermercati e dei ristoranti su cui si potrebbe e si dovrebbe agire con regolamenti e leggi che impongano il non spreco attraverso l’adozione di promozioni obbligatorie, doggy bag sul non consumato a tavola, beneficenza ad associazioni cittadine per i bisognosi.
Da dove passa la consapevolezza? Le Azioni anti-spreco .
Un elemento di novità che emerge dal rilevamento condotto da BVA Doxa 2023 è l’elevata percezione del legame tra cambiamenti climatici e spreco alimentare: 9 italiani su 10 ritengono che le sempre più frequenti calamità naturali abbiano un impatto sulle produzioni, causando perdite agricole e conseguente spreco alimentare, reso chiaro agli occhi della popolazione a seguito dei recenti disastri avvenuti anche sul territorio italiano.
Quindi cosa bisognerebbe fare per frenare lo spreco, ridurlo e a cascata andare a migliorare e risolvere in parte problemi più generali che coinvolgono l’intera umanità. Quasi a dire che ci troviamo a risolvere un problema esistenziale, in effetti è proprio così. E la soluzione parte proprio da dentro le nostre case, dalla nostra volontà ad agire e correggerci.
Impariamo per prima cosa a fare una spesa sostenibile. Compriamo meno, compriamo meglio, compriamo ciò che veramente serve e si consuma, e in caso di eccedenze impariamo a conservare prima del momento dello spreco. 2 italiani su 3 gradirebbero infatti fare una spesa antispreco e sostenibile, ma almeno 1 italiano su 2, non trova la cosa facilmente fattibile attraverso i canali abituali, mentre Il 54% degli intervistati si dichiara comunque molto interessato a fare la spesa online da aziende che supportano l’antispreco, la sostenibilità e le eccellenze del territorio. Per il 39% degli italiani una spesa alimentare più virtuosa si caratterizza per prodotti antispreco, eccellenze del territorio (28%), sostenibili a livello ambientale (24%) e a livello sociale (9%). L’86% dei rispondenti ha inoltre l’impressione che la maggior parte della GDO non venda prodotti prossimi alla scadenza o con confezioni/etichette rovinate, facendo sì che una grande quantità di prodotti rischi di essere sprecata.
L’educazione al non spreco deve prendere il posto della sensibilizzazione. Visto proprio che il 34% dei 18-24enni “spreconi” vuole essere informato sui gesti da adottare per ridurre lo spreco alimentare.
Bisogna educare a non sprecare in ogni luogo: nelle scuole e nelle mense scolastiche, nei ristoranti sia in sala che nelle cucine, nei negozi e nei supermercati attraverso le azioni di sconto e promozione sui prodotti in scadenza che gli stessi intervistati suggeriscono. A casa, direttamente nelle famiglie, facendo vedere ai figli come da un prodotto si possono cucinare tante cose diverse, facendo capire ai bambini che lasciare il cibo nel piatto è una brutta cosa, ma soprattutto che se mangiamo un piatto avanzato dal giorno prima non c’è nulla di male. Quindi niente capricci e niente puzza sotto al naso, è questo l’approccio che deve cambiare. Impariamo a trasformare i piatti avanzati, a congelare le cose in esubero e a fare scorte per le emergenze, regaliamo ad ospiti, amici e vicini di casa quello che abbiamo preparato in abbondanza, usiamo gli avanzi della domenica per il pranzo del lunedì a lavoro. I modi sono tanti e diversi, bisogna solo usare la testa e il cuore e a facendolo diventeranno abitudini di cui non possiamo fare più a meno. Proprio come è successo con il web, lo smartphone e i social network.
*Smartway è un’azienda impegnata fin dal 2012, all’origine dei reparti “Zéro Gâchis” (Zero Spreco) e ha creato il primo Food Waste Management System (FWMS), piattaforma tecnologica, basata su un’esclusiva Intelligenza Artificiale, che permette di smaltire i prodotti vicini alla scadenza e di ottimizzare ciascun passaggio della catena dei prodotti in scadenza.