Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food, la più grande Associazione di rappresentanza diretta di categorie merceologiche nel settore alimentare in Italia e in Europa fa il punto in tema di sostenibilità e regimi alimentari, evidenziando il contributo che ciascuno di noi può dare nella lotta all’emergenza climatica, attraverso le scelte che compie quotidianamente a tavola.
Per salvare il Pianeta sono necessarie scelte importanti e complesse, ma anche piccoli gesti quotidiani compiuti da tutti, soprattutto a tavola. Perché quello che mettiamo nel piatto ha sempre un impatto ambientale. Gli italiani sembrano averlo capito: quasi 9 su 10 dichiarano di prestare attenzione agli aspetti di sostenibilità quando sono al supermercato e più di 4 su 10 (42%) hanno aumentato nel 2021 il consumo di frutta, verdura, cereali, pasta integrale, cibi e bevande a base vegetale.
In fatto di scelte green a tavola, proprio la grande e recente diffusione di prodotti plant-based è la conferma di come stia cambiando l’approccio degli italiani al cibo, quando si parla di sostenibilità alimentare.
Alimenti vegetali e basso impatto ambientale
Il basso impatto ambientale dei prodotti a base vegetale, infatti, è una delle principali ragioni per cui 22 milioni di consumatori li scelgono, soprattutto tra gli under 35. È questa l’analisi messa a punto dal Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food (la più grande Associazione di rappresentanza diretta di categorie merceologiche nel settore alimentare in Italia e in Europa) e commentata dalla dott.ssa Ludovica Principato, Ricercatrice in Gestione sostenibile di impresa all’Università Roma Tre, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente che si è celebrata lo scorso 5 giugno.
“Ormai è chiaro a tutti: i sistemi alimentari globali sono tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra, ma con un maggior consumo di prodotti di origine vegetale contribuiremmo tutti a ridurre l’impatto ambientale del cibo che consumiamo. Seguire una dieta ricca di vegetali, oltre che di frutta, però, non è sempre facile, perché i vegetali richiedono di essere lavati, puliti, cotti e non sempre abbiamo il tempo o il modo di farlo. Anche il gusto, poi, vuole la sua parte e per cucinare al meglio questi cibi serve ancora tempo e capacità. I prodotti a base vegetale possono diventare un prezioso alleato a tavola, perché ad una grande varietà di gusto abbinano un’ampia offerta, in grado di coprire tutti i momenti di consumo della giornata, dalla colazione fino alla cena”, commenta Salvatore Castiglione, presidente Gruppo Prodotti a Base Vegetale di Unione Italiana Food, che conclude: “A tavola c’è posto per tutti: i prodotti plant-based non sono sostitutivi di nessun alimento, ma possono essere certamente un aiuto importante per seguire una dieta variegata, salutare e con effetti benefici anche per il Pianeta”.
La scienza lo conferma: i plant-based e le diete sostenibili aiutano il pianeta
Ma sarà davvero corretta la scelta dei consumatori di puntare su diete ricche di vegetali e sui prodotti plant-based in particolare? I dati scientifici lo confermano: consumare una porzione media di tofu 1-2 volte a settimana contribuisce a immettere nell’atmosfera, annualmente, “solo” 12 kg di CO₂; bere latte di mandorla, solo 10 kg; bere latte di riso 18 kg. Si tratta di quantitativi di gas serra decisamente inferiori rispetto a quelli immessi da altre tipologie di cibi, a conferma che anche le nostre scelte alimentari aiutano il Pianeta.
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Il WWF ha confermato, con un nuovo studio, che l’adozione di diete ad alto contenuto di alimenti di origine vegetale porterebbe a ridurre la perdita di biodiversità globale dal 5% fino al 46%. “Sappiamo con certezza scientifica che il cibo che consumiamo ha un impatto diretto sul Pianeta e sull’uso delle sue risorse naturali. Se a livello globale si dimezzasse l’assunzione di prodotti di origine animale, questo cambiamento potrebbe ‘liberare’ 21 milioni di km2 di terreni agricoli, equivalenti a quasi 3 miliardi di campi da calcio e le emissioni di gas serra potrebbero ridursi di circa il 50%.Nel caso dell’Italia – sottolinea la dott.ssa Principato – l’adozione diffusa di una dieta ‘flexitariana’, più ricca di alimenti di origine vegetale (come verdura, frutta, cereali integrali, legumi), avrebbe effetti molto positivi in termini di contenimento dell’impatto ambientale, rispetto all’attuale regime alimentare seguito nel nostro Paese: si produrrebbero gas serra equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 186; verrebbero utilizzati terreni coltivati pari a 15.000 campi di calcio, anziché 20.000; l’acqua consumata sarebbe pari a 17 km³, anziché 26, con un risparmio idrico equivalente a 3 milioni e 600 mila piscine olimpioniche. Una dieta esclusivamente vegana, invece, comporterebbe solo 61 Mt CO2eq per quanto riguarda le emissioni di gas serra; 13.250 ettari di terreni coltivati, equivalenti a 13.000 campi da calcio e soltanto 8 km³ di acqua necessaria (pari a 3.200.000 piscine olimpioniche piene d’acqua). Questo però non vuol dire che dobbiamo diventare tutti vegani, ma è la conferma di quanto sia importante trovare un giusto equilibrio a tavola tra i cibi che scegliamo e la frequenza con cui li consumiamo. Si può mangiare tutto, basta farlo consapevolmente”, spiega Ludovica Principato,
Nei primi sei mesi del 2020, il valore del carrello “green” in Italia ha raggiunto quota 10 miliardi euro (con un +8% rispetto all’anno precedente). Tra i prodotti che hanno contribuito a trainare questi consumi figurano i prodotti plant-based, che sono stati apprezzati un po’ da tutte le fasce d’età per il loro impatto ambientale(il 46% degli italiani li apprezza perché – rispetto ad altri prodotti alimentari – richiedono un minore impiego di risorse naturali) e in particolare dagli under 35, che li scelgono principalmente per questa ragione.