Quali sono i sistemi alimentari che devono essere utilizzati e che non sono nocivi per la nostra salute?
Sino ad oggi ha prevalso l’idea di come sia possibile progettare la natura e allo stesso tempo garantire la crescita economica. Forse è arrivato il momento di ragionare sul concetto che la crescita “verde” si basa sulla possibilità di disaccoppiare la crescita economica dalla crescita dell’impatto ambientale che essa produce, solo così si possono salvaguardare entrambe.
L’economia è in realtà solo un sottosistema finito dell’ecologia perciò occorre disegnare politiche economiche e industriali che ci consentano di produrre dentro i limiti del rispetto delle capacità di auto-rigenerazione e auto-organizzazione.
Solo un’agricoltura localizzata ci consente di preservare la biodiversità e non di ridurla come avviene con quella industriale intensiva. Un’agricoltura di prossimità è, infatti, uno dei principali alleati che abbiamo per contrastare il collasso climatico grazie a un minor utilizzo di combustibili fossili, a un minor impatto sui servizi ambientali e una maggiore protezione degli ecosistemi.
Quali caratteristiche deve avere l’agricoltura per essere sostenibile?
Affinchè possa essere utile ad evitare la riduzione della biodiversità nel nostro ecosistema è necessario: restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e a chi consuma togliendolo alle multinazionali dell’agrochimica; garantire alle comunità locali l’accesso al cibo sano e sicuro ed economicamente sostenibile; produrre e consumare meglio evitando di impattare negativamente sull’ambiente e sulla salute garantendo sicurezza, lottando contro gli sprechi, diminuendo il consumo di suolo per la produzione di agro-energia.
Incoraggiare la biodiversità lungo tutta la filiera con interventi a tutto campo; proteggere e aumentare la fertilità del suolo, promuovendone le pratiche colturali idonee ed eliminando quelle che invece consumano o avvelenano il suolo stesso; consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti, senza l’uso di pesticidi chimici che possono danneggiare il suolo, l’acqua, gli ecosistemi e la salute sia degli agricoltori sia dei consumatori; infine, rafforzare l’agricoltura affinchè il sistema di produzione del cibo si adatti in maniera efficace in un contesto di cambiamenti climatici e di instabilità economica.
La biodiversità come prevenzione alle future pandemie.
La conservazione della biodiversità previene la possibilità di nuove pandemie. Mechtild Rössler, direttore del World Heritage Centre (WHC), in occasione della giornata internazionale della diversità biologica tenutasi il 22 maggio scorso ha infatti dichiarato che “Una migliore conservazione di grandi aree naturali intatte, compresi i siti del patrimonio mondiale naturale e misure urgenti per affrontare il commercio illegale di animali selvatici, sono davvero considerate importanti per limitare l’emergere di nuove malattie in futuro. L’attenzione non dovrebbe essere solo sul gazetting delle aree protette, ma anche sulla creazione di nuove aree e stabilire delle condizioni di abitabilità di quelle già esistenti, in cui si conservi la biodiversità”.
L’equilibrio che si raggiunge grazie alla coesistenza all’interno dell’ecosistema tra le diverse specie permette di trovare soluzioni adeguate ai nostri problemi più drammatici come quelli causati dalla pandemia del Covid-19.
Data la connessione, la complementarietà e l’interdipendenza tra tutte le specie appartenenti agli ecosistemi era prevedibile, infatti, che l’alterazione degli equilibri naturali stia avendo conseguenze anche sulla salute degli esseri umani. La crescita della popolazione mondiale, accompagnata dalla crescita dell’agro-businesse e della produzione di merci realizzate con processi industriali inquinanti rende sempre più insostenibile la vita degli esseri umani.