La mancanza di acqua e le bombe di calore che stiamo vivendo da oltre un mese stanno facendo registrare conseguenze molto negative in agricoltura, un settore strategico per la nostra economia e l’approvvigionamento alimentare del Paese Riportiamo qui alcune analisi di Coldiretti.
Dalle ciliegie alle pere, dalle albicocche alle angurie, il caldo torrido con temperature oltre i 40 gradi e un vento rovente che sembra uscire da un gigantesco asciugacapelli sta bruciando la frutta sugli alberi con perdite fino al 15%, per non parlare del riso e delle perdite stimate oltre al 30%. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti della bolla di calore che sta avvolgendo l’Italia con bolino rosso per 19 città, mentre la siccità assedia i campi.
Caldo torrido: frutta ustionata e sos raccolti
Uno scenario drammatico che coinvolge diverse parti del territorio nazionale da nord a sud con danni alle ciliegie in Puglia ed Emilia Romagna, angurie e meloni e scottati dal caldo in Veneto, pere e albicocche rovinate nel Ferrarese, barbatelle bruciate che perdono le foglie nei vigneti toscani attorno a Firenze, pesche soffocate dalla calura che cadono dai rami prima di riuscire a svilupparsi completamente e giovani ulivi in stress idrico.
Dove possibile in alcune aree del Paese gli agricoltori sono ricorsi alle irrigazioni di soccorso per salvare le coltivazioni più in sofferenza, anche se in alcune zone gli agricoltori si ritrovano sugli alberi la frutta addirittura cotta dal sole e dalla bolla di aria torrida. Una situazione che fa salire a tre miliardi il conto dei danni provocati nel 2022 all’agricoltura italiana dalla siccità e dall’eccezionale ondata di calore dopo che l’anno scorso a causa di eventi estremi l’Italia aveva già detto addio a 1 frutto su 4 della propria produzione nazionale.
A preoccupare è anche l’ondata di maltempo al Nord Italia con le grandinate che colpiscono i raccolti? Siamo di fronte anche in Italia – sottolinea la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione con il rapido e traumatico passaggio dal maltempo al caldo africano con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense.
La siccità devasta il raccolto di riso italiano
La siccità sta devastando le risaie italiane con perdite stimate in oltre il 30% del raccolto in un momento in cui l’aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in Ucraina ha già tagliato di diecimila ettari le semine a livello nazionale.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulle conseguenze della mancanza di acqua e delle bombe di calore su un settore strategico per l’economia e l’approvvigionamento alimentare del Paese dove si raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, oltre il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori a livello internazionale.
Dei 217mila ettari coltivati in Italia – spiega Coldiretti – il 90% è concentrato al nord fra la Lombardia e il Piemonte dove è stato chiesto lo stato di emergenza e si attende nel prossimo Consiglio dei Ministri il decreto antisiccità annunciato dal premier Mario Draghi. Le due regioni sono, infatti, l’epicentro dell’ondata di caldo eccezionale e siccità che sta colpendo il Paese e ci sono aree fra le province di Novara, Vercelli e parte di quella di Pavia dove il rischio concreto è di perdere anche il 40% della produzione in seguito alla mancanza di acqua per dissetare le giovani piantine. Diversi sono agricoltori – riferisce la Coldiretti – si sono trovati nella drammatica situazione di dover scegliere chi far sopravvivere con le irrigazioni: una risaia piuttosto che un’altra, un campo di mais o uno di Carnaroli o Arborio.
Una emergenza che si aggiunge ai rincari delle materie prime che stanno mettendo in ginocchio un settore dove Italia è leader in Europa con aumenti record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, secondo l’analisi Coldiretti. “Per cercare di contrastare l’aumento dei costi di produzione bisogna lavorare fin da subito sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Ma sul riso italiano grava anche – precisa la Coldiretti – la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori. In Italia – evidenzia Coldiretti – oltre il 70% del riso importato è oggi a dazio zero.
A preoccupare sono l’economia e l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Sono 200 infatti – conclude la Coldiretti – le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al vialone nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come indicazione geografica protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.
Caldo e siccità, aumentano anche i consumi di frutta
Il balzo delle temperature a cui abbiamo assistito e che stiamo vivendo con Caronte che stringe d’assedio città e campagne ha fatto esplodere i consumi di frutta e verdura sulle tavole degli italiani con un aumento medio del +20%. Frutta e verdura – spiega la Coldiretti – sono alimenti che soddisfano molteplici esigenze del corpo: nutrono, dissetano, reintegrano i sali minerali persi con il sudore, riforniscono di vitamine, mantengono in efficienza l’apparato intestinale con il loro apporto di fibre e si oppongono all’azione dei radicali liberi prodotti nell’organismo dall’esposizione al sole, nel modo più naturale ed appetitoso possibile.
Questo porta a una domanda che supera l’offerta e ovviamente a un rincaro dei prezzi. “Per difendere il patrimonio ortofrutticolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Siccità: spinge prezzi nel carrello con +11,8% verdura
La siccità, infatti, con il taglio dei raccolti spinge l’inflazione nel carrello della spesa con aumenti che vanno dal +10,8% per la frutta al +11,8% della verdura, in una situazione resa già difficile dai rincari legati alla guerra in Ucraina che colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori. È questo quelle che emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione a giugno che evidenziano un aumento complessivo dell’8,8% dei prezzi dei beni alimentari rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il nuovo balzo dei prezzi aggrava una situazione che, secondo una stima Coldiretti, costerà nel 2022 alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare.
Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove – continua la Coldiretti – più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.