Nei trend dei consumi bio e naturali il vino non è esente. Sempre più richiesto, sempre più consumato da un pubblico eterogeneo che va dall’esperto, al curioso, dal pubblico giovane e neofita all’appassionato sempre alla ricerca di cantine nuove e prodotti interessanti. Gli stessi ristoranti oramai dedicano carte dei vini al naturale e al biologico, piuttosto che al locale cercando di valorizzare il territorio e abbinarlo al meglio con la loro cucina.
E dall’altra parte sempre più cantine si dedicano con passione ad una vinificazione pulita, naturale, non sempre estrema nella sua lavorazione e nel risultato, ma con un approccio ben lontano dal convenzionale e dalla costruzione del vino in cantina. Il risultato di queste scelte è una produzione che deve e vuole assecondare madre natura, che vuole dare risalto e valore al territorio, raccontandolo in una bottiglia.
Ed è proprio questa la mission di piccole cantine laziali che tutelano le basse rese e la qualità, un lavoro certosino in vigna e un’attenzione costante. Tra gli ultimi esempi nati nel Lazio e arrivati da poco sugli scaffali di enoteche e nelle carte dei ristoranti c’è SanVitis.
L’azienda
Giovane azienda vinicola che sorge tra San Vito Romano e Olevano Romano, nata dalla passione contemporanea per il vino e la sua condivisione a tavola di tre amici, Sergio, Massimo e Riccardo, provenienti da diversi settori ed esperienze lavorative. Una passione che unisce il metodo scientifico all’amore nel fare il vino così da interpretare in chiave moderna ed evoluta questo antico e affascinante mestiere.
SanVitis è un progetto nel panorama vinicolo che ha come obiettivo la riscoperta e la valorizzazione di un territorio, quello del Lazio poco conosciuto e considerato, e dei suoi vitigni autoctoni come Cesanese, Bellone, Passerina, malvasia di candia e Trebbiano Giallo. Tutti vitigni che rappresentano il Lazio vinicolo e che raccontano storie antiche, Cesanese e Bellone sono vini che risalgono all’antica Roma, citati da Plinio il Vecchio nei suoi scritti.
“Una storia che ovviamente va riscritta con uno stile moderno, contemporaneo – ci dice Massimo Orlandi, uno dei tre soci. Abbiamo puntato su questa tipologia di vini perché siamo profondamente legati a Olevano Romano, abbiamo voluto puntare tutto su quei vini che amiamo e che secondo noi rappresentano degnamente i luoghi da dove arrivano”.
La filosofia
Un’interpretazione moderna che lascia però ampio spazio alla natura, seguendo una viticoltura naturale e sostenibile, fatta di terra, sole, acqua e vento, protagonisti principali del lavoro svolto in vigna unici ingredienti capaci di restituire alle uve le loro qualità peculiari. In cantina poi nessuna chimica aggiunta , lieviti indigeni e fermentazioni spontanee con pocchissimi solfiti per vini puliti, eleganti e con una precisa personalità.
A Olevano Romano c’è il centro produttivo di SanVitis. Qui si coltiva nella vecchia vigna in Contrada La Torre, tramandata da generazioni, un ettaro di Cesanese impiantato più di cinquant’anni fa e sullo stesso appezzamento si trovano piante più giovani di nostro Bellone, Passerina insieme ad una piccola parte di Cabernet e Petit Verdot. La produzione di Malvasia di Candia e Trebbiano giallo del Lazio è sugli altri 7 ettari di vigna siti nella zona dei Castelli Romani. Si imbottiglia dal 2015, prima vendemmia che possiede un’etichetta, anche se la cultura del vino in famiglia si è sempre avuta. “L’idea era avere una vigna insieme e fare il vino che ci piaceva, per il nostro consumo personale o da regalare agli amici, poi la cosa ci ha preso la mano e abbiamo dato vita a SanVitis” continua Massimo.
I vini
Vini che trovano anche il riscontro del pubblico e delle guide. Il Cesanese di Olevano Romano Doc 2017 guadagna la menzione speciale della guida “Vitae 2021” dell’Associazione Italiana Sommelier. Un premio extra che conferma, oltre ai tre tralci presi, la riuscita di questo prodotto, fiore all’occhiello delle etichette SanVitis, sia per la sua qualità e bontà, sia per il suo posizionamento sul mercato. “E’ importante per noi riuscire a fare un prodotto di qualità, che racconti ciò che siamo e ciò che è il nostro territorio. E’ altresì importante poi saper misurare il mercato, soprattutto nel contesto di oggi, in cui non è facile muoversi. – questa volta interviene Sergio Tolomei – “E poi come diciamo sempre: noi di SanVitis facciamo i vini che ci piacciono e questa menzione conferma che piacciono anche agli altri”.
Il Cesanese 2017, che conta poco più di 3000 bottiglie, è frutto di una una vigna di un ettaro con oltre cinquant’anni ed è lavorato in purezza per fargli esprimere la sua forte personalità. È un vino che riflette a pieno il territorio di Olevano Romano, “tenace ma gentile come le persone che vivono questi luoghi”.
La guida Vitae lo descrive così: “Rosso rubino vellutato, al naso scopre accenni di viola e spezie, per poi cedere il passo a ciliegia, prugna, sottobosco e terra bagnata. All’assaggio la freschezza anima il sorso e i tannini accarezzano il palato, donando un buon equilibrio insieme alla componente alcolica. Duraturo il finale sapido”.