Cia, rincari da 550 miliardi per l’agroalimentare

Il problema dei rincari energetici e delle materie prime sta innescando un cortocircuito dannoso che rischia di mettere a repentaglio l’intera filiera agroalimentare di qualità, un patrimonio da 550 miliardi di euro.

Lo ha denunciato Cia-Agricoltori Italiani in un incontro, nel precisare che per le imprese agricole di tutta Italia, andare avanti sta diventando impossibile. A rischio l’attività produttiva, semine e raccolti, con le eccellenze del Made in Italy. C’è tutta la catena del valore pronta a saltare, con i consumatori che cominciano a sentire nel carrello alimentare il peso dell’aumento dei prezzi.

Rincari dovuti al caro bolletta

Solo il conto dell’energia per le imprese è stimato in 37 miliardi di euro nel 2022 – ha ricordato il presidente nazionale, Dino Scanavino – è chiaro quindi che gli oltre 5,5 miliardi annunciati dal Governo per gli interventi per aziende e famiglie non sono sufficienti ad arginare la crisi. Non basta agire sugli oneri di sistema o agevolare le sole realtà energivore – ha aggiunto – ora il Governo deve mettere sul tavolo interventi organici per ridurre, da un lato, la dipendenza energetica dall’estero e, dall’altro per snellire il carico economico sulle aziende agricole, “la dispensa del Paese” e sugli agriturismi che devono recuperare le chiusure di due anni di pandemia“. Richieste quanto mai necessario, ha avvertito il presidente perché la fine dell’emergenza sanitaria prevista per il 31 marzo prossimo troverà il Paese in grande difficoltà, con agricoltori e cittadini costretti a pagare le conseguenze più pesanti dei rincari. “Per questo servirebbe un patto di sistema contro le speculazioni – ha detto ancora Scanavino – che potrebbe partire proprio dall’alleanza tra gli anelli ai due estremi della filiera, ovvero produttori agricoli e i consumatori“.

L’esplosione dei prezzi secondo Codacons

Esplodono a gennaio i prezzi dei beni alimentari, portando una famiglia a spendere in media +270 euro su base annua solo per l’acquisto di cibo. Lo afferma il Codacons, che ha rielaborato i dati sull’inflazione diffusi dall’Istat determinando la classifica dei generi alimentari i cui listini sono cresciuti di più nell’ultimo mese. Non tutte le famiglie però, avvertono i rincari alimentari allo stesso modo.

La filiera corta come acceleratore per un sistema sostenibile


Il Codacons ha messo a confronto i dati Istat relativi alle varie regioni, scoprendo che alla Sardegna spetta la palma del caro-cibo, con la voce “alimentari” che a gennaio aumenta del +5,1% su base annua, seguita dall’Umbria (+5%). La Lombardia la regione dove i prezzi del cibo crescono di meno (+2,2%). A parità di consumi, una famiglia residente in Sardegna subisce una stangata per l’acquisto di generi alimentari pari a +382 euro annui, contro i +165 euro di un nucleo residente in Lombardia – conclude il Codacons.

 
I prodotti alimentari hanno subito una accelerazione a gennaio del +3,6% rispetto al 2021, ma all’interno di tale comparto vi sono beni che hanno registrato una vera e propria impennata, spiega Codacons. E’ il caso delle pere, che al supermercato e nei negozi costano il 31% in più rispetto allo scorso anno, ma anche degli oli alimentari, che crescono del +19,6%. Per la pasta si spende il 12,5% in più, mentre il burro aumenta del +10,7%. La verdura costa in media il 13,5% in più, con punte del +15,2% per radici, bulbi e funghi. La farina si impenna del +6,8%, il pesce del +5,1% e i succhi di frutta del +4,8%.