Crescono i consumi dei prodotti a base vegetale (plant-based). Ma chi li consuma, li conosce davvero? Ha ben chiare le loro caratteristiche? Per sfatare pregiudizi e fake news serve una comunicazione corretta. L’indagine di Unione Italiana Food ci chiarisce le idee!
I prodotti a base vegetale sono “il prodotto del momento”. Oltre 1 italiano su 2 li acquista con regolarità. Questa foto è stata scattata da un’indagine presentata a Milano e realizzata da AstraRicerche e Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food (la più grande Associazione di rappresentanza diretta di categorie merceologiche nel settore alimentare in Italia e in Europa). L’indagine ha messo a confronto 1.200 persone tra conoscitori di prodotti a base vegetale, consumatori (abituali e saltuari) e non consumatori, per capire quanto gli italiani sanno dei plant-based e quali pregiudizi, invece, aleggiano ancora.
Nel 2022, a fronte di un aumento complessivo delle confezioni vendute pari a quasi a 3 punti percentuali, spiccano gli incrementi a volume a 2 cifre di burger e piatti pronti (gastronomia & salumi + 11,7%). Il +2,6% messo a segno da gelati e dessert e la tenuta delle bevande vegetali (+0,4%).
Una crescita in linea con quel 16% di italiani che dichiara di voler aumentare l’acquisto di questi prodotti. “I plant-based sono entrati nelle scelte alimentari di moltissime famiglie in Italia”, spiega Salvatore Castiglione, Presidente Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food. “Oggi sono oltre 22 milioni i consumatori che li hanno provati e poi inseriti regolarmente nella propria dieta. Una scelta forte e indiscutibilmente consapevole. La ricerca lo conferma: chi li acquista sa bene cosa sono i plant-based e cosa sta mangiando”.
È chiara la conoscenza dei prodotti plant-based
Fra gli italiani che conoscono i plant-based, 2 su 3 li consuma abitualmente e 1 su 4 li ha introdotti nel proprio regime alimentare su base settimanale. Solo 2 su 10 non li hanno mai consumati. Tra chi li conosce è alto il livello di consapevolezza sulla composizione di questi prodotti, grazie in primis al fatto che il 79,3% legge le etichette (percentuale che sale fino al 92% presso i consumatori più fedeli). Per i consumatori di plant-based, le etichette risultano ‘esplicite e chiare’ per l’80,9%. “Facili da leggere e comprensibili’ per il 78,3%. “Veritiere e non fuorvianti’ per il 79,6%. Solo il 6% considera le attuali denominazioni dei prodotti a base vegetali poco chiare.
Chi li conosce li ritiene buoni e gustosi (71,3%), digeribili (71,1%), un aiuto per una corretta nutrizione (71%) e per il Pianeta (70,3%),fatti sulla base di ingredienti di origine naturale (70,3%) e di alta qualità (70%). Spingono il consumo di questi prodotti l’esigenza di variare l’alimentazione quotidiana (41,8%, percentuale che sale tra gli over 55) e la voglia di ridurre il consumo di proteine animali (32,2%). E a chi pensa che i plant-based siano una “moda passeggera”, oltre 7 su 10 rispondono che non è così. Sono ormai consolidati nelle abitudini alimentari degli italiani, mentre solo un esiguo 7% li reputa un fenomeno destinato a “sgonfiarsi”.
Questi prodotti – spiega il Presidente Castiglione – sono figli del nostro tempo. E, come tutti i prodotti ‘di successo’, rispondono a un’esigenza, dichiarata e percepita, del consumatore. Il loro mercato è cresciuto negli ultimi anni ed è destinato a crescere ancora per una ragione molto semplice. I plant-based incontrano e appagano le richieste di tanti consumatori. Non dimentichiamo che prodotti come le polpette di melanzane, le panelle di ceci o il latte di mandorle (solo per citarne alcuni) fanno parte da sempre della nostra cultura culinaria. Il mondo delle aziende ha risposto in questi anni a una richiesta crescente del consumatore, lavorando per portare sulle tavole prodotti buoni, di qualità, semplici da preparare e gustare, in linea con la nostra Dieta Mediterranea. Ecco il segreto del loro successo”.
Salutari e sostenibili: i principali plus degli alimenti plant-based
L’82,7% degli intervistati che conoscono i plant-based ne evidenzia i pregi in termini di “salute”. Perché permettono di variare la dieta, perché realizzati con ingredienti di origine naturale e perché consentono di mangiare maggiori quantità di vegetali. Anche sulla sostenibilità dei plant-based quasi 8 conoscitori su 10 (77,5%) sono concordi. Restano dubbi solo tra un 15,6% che pensa erroneamente che questi prodotti siano realizzati consumando molta acqua e producendo ingenti quantità di anidride carbonica.
“È una credenza errata: numerosi studi hanno dimostrato che i prodotti vegetali hanno un ridotto impatto ambientale”, conferma Ludovica Principato, Professoressa Aggregata in Gestione Sostenibile di impresa, Università Roma Tre. “Il cibo che consumiamo ha un impatto diretto sul Pianeta e sull’uso delle sue risorse naturali. In Italia, l’adozione diffusa di una dieta ‘flexitariana’, più ricca di alimenti di origine vegetale (come verdura, frutta, cereali integrali, legumi), avrebbe effetti molto positivi in termini di minori emissioni di gas serra e maggiore risparmio idrico, rispetto all’attuale regime alimentare seguito nel nostro Paese: si produrrebbero gas serra equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 187; verrebbero utilizzati terreni coltivati pari a 15.000 campi di calcio, anziché 20.000; l’acqua consumata sarebbe pari a 17 km³, anziché 26, con un risparmio idrico equivalente a 3 milioni e 600 mila piscine olimpioniche”.
Burger vegetali vs carne sintetica
Solo il 4,7% degli intervistati non ha mai sentito parlare dei burger vegetali, divenuti ormai uno dei prodotti “iconici” del comparto. E solo 1 persona su 10 (13,6%) tra chi conosce i burger vegetali e la carne sintetica nutre ancora l’errata convinzione che questi prodotti possano essere la stessa cosa. Per un esiguo 6% sarebbero addirittura ‘realizzati in laboratorio’. Tutti pregiudizi da sfatare.
“Plant-based e carne sintetica (o, per meglio dire, “carne coltivata”) sono due prodotti totalmente differenti, tanto per caratteristiche quanto per composizione e non hanno punti di contatto. Chi la pensa diversamente ha un’errata convinzione che va sfatata. I plant-based nascono da materie prime vegetali che fanno parte da sempre della nostra alimentazione, come verdure, cereali e legumi. La novità di questi prodotti risiede nel modo in cui questi ingredienti vengono usati per creare qualcosa che prima non esisteva e che i consumatori hanno dimostrato apprezzare”, dichiara Lucilla Titta, biologa nutrizionista e ricercatrice presso l’Istituto Europeo di Oncologia-IEO di Milano. “I prodotti a base vegetale vanno considerati come ‘alleati’ che possono aiutarci ad integrare le porzioni di cereali, legumi, frutta e verdura e a mantenere una dieta equilibrata”, conclude la dottoressa Titta.
Bevande vegetali
9 italiani su 10 conoscono le bevande a base vegetale e tra questi almeno 1 su 2 le consuma abitualmente (50,4%). Le scelgono soprattutto a colazione (65,8%) e merenda (25,7%). I motivi del loro successo sono legati alla dieta (41,7%), ma anche alla voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e alla curiosità (35%).
“A tavola c’è posto per tutti – conclude Castiglione – e le bevande a base vegetale si presentano come una “scelta in più”, oltre che una necessità per chi non può assumere certi alimenti (come latte o yogurt). I plant-based sono oggi offerti in moltissime categorie merceologiche (bevande, ma anche burger, polpette, cotolette, prodotti al cucchiaio, gelati, dessert, salse, condimenti, etc.), ad alto contenuto di servizio, aiutano a portare in tavola uno degli ingredienti – i vegetali – alla base della dieta mediterranea, considerata nel mondo lo stile di vita più sano e salutare”.