Il salotto d’intervista è un momento di approfondimento su una notizia della rassegna stampa settimanale di GRfood, podcast da ascoltare su Spreaker, Spotify e in streaming sulla App di Radio Food. La notizia di approfondimento questa volta è il pane buono, che per essere definito tale, non può costare meno di 6 euro al chilo. Ne parliamo con Pasquale Polito di Forno Brisa.
La notizia di approfondimento di questa volta è il pane buono, che per essere definito tale, non può costare meno di 6 euro al chilo. L’autrice dell’articolo originario è Annalisa Zordan che spiega quanto il cibo, qualsiasi esso sia, va pagato il giusto prezzo, così da riuscire a retribuire in modo equo le persone che lo producono o che lavorano con esso. Il tema del prezzo del cibo viene spesso contestato da chi consuma e giustificato da chi lavora nel settore enogastronomico o della produzione. La consapevolezza è il primo passo per la comprensione di ciò che accade e come per il prezzo del pane, o del cibo in generale, si deve fare lo sforzo di capire cosa c’è dietro un semplice prodotto: qualità, lavoro, grano italiano e normative a regola.
Il forno Brisa
Il forno Brisa di Bologna è rappresentato dal lavoro di 30 giovani appassionati del proprio lavoro. Pasquale e Davide, i fondatori si conoscono all’università di Pollenzo dove imparano l’arte della panificazione. Aprono nel 2016 il forno Brisa a Bologna che produce il pane con il grano della loro azienda agricola e nel 2017 e 2018 aprono altre due sedi. In così poco tempo sono riusciti a realizzare molti dei loro sogni.
La squadra di forno Brisa pubblica il suo primo libro intitolato “ricette rubate” che ha l’obiettivo di condividere i valori e le idee che hanno portato il progetto a cresce e a trasmettere i valori che hanno mosso dei giovani ragazzi a mettersi in gioco cercando di dare l’esempio per chi oggi vuole fare impresa.
L’intervista a Pasquale Polito, co-fondatore del Forno Brisa
A: Secondo te potrebbe avere un senso che il prezzo del pane venga regolamentato da una borsa per il grano?
P: Questo è un tasto molto dolente, purtroppo la borsa merci che determina i cambiamenti di prezzi durante l’anno a seconda di criteri anche globali, crea tensione. Un raccolto di grano scarso dall’altra parte del mondo, fa sì che i prezzi cambiano anche qui in Italia. Noi cerchiamo di uscire da questo paradigma, non solo coltivando grano noi con la nostra piccola azienda agricola, ma anche con gli agricoltori con i quali collaboriamo. Cerchiamo di fermarci almeno due volte l’anno e ragioniamo sui costi annuali.
A: Un patto contrattuale tra trasformatore e produttore potrebbe essere virtuoso, fermo restando che si tratta di produzioni locali e quindi di valorizzazione del territorio.
P: Si, l’agricoltore ha a che fare non solo con la borsa ma anche con la sorte, l’annata, la siccità, la troppa pioggia, ovvero il complesso delle variabili dell’annata agricola. L’agricoltore non è protetto abbastanza dalla mancanza di raccolto, poi si aggiungono anche le variabili della bors,a con il prezzo del grano che varia, tutto questo insieme determina il reddito di un anno di lavoro ed è molto difficile da sostenere per il produttore e capire dal consumatore.
A: Quanto costa il pane al chilo oggi e quanto secondo te è reale che quel costo sia corretto?
P: Oggi noi vendiamo il pane tra i 7 e gli 8 euro al chilo e mi auguro che riusciremo con il tempo a portare il prezzo intorno ai 10 euro. Mangiamo in media 80 grammi di pane al giorno. Prima di risparmiare sul pane si dovrebbe iniziare a guardare bene ciò che si mette nel carrello. 80 centesimi al giorno, non sono molti. Piuttosto che bere 4 caffè al bar, preferisco comprare del pane di qualità. La classica frase “il pane costa troppo” non è relativa a nulla. Se gli 8 euro al chilo sono troppi forse è un concetto legato all’abitudine di pensare che se costa 4 euro va bene, se ne costa 8 sono dei ladri. Tra l’altro per avere degli stipendi dignitosi e pagare un affitto a Bologna non possiamo abbassare troppo il prezzo.
A: Quando compriamo qualcosa, compriamo il lavoro delle persone. Bisogna a far capire al consumatore il perché un qualcosa ha quel prezzo. Bisogna avere consapevolezza
P: Quando si entra in un forno, si deve immaginare che ogni minuto di lavoro costa 30 centesimi.
A: Cosa si potrebbe fare per trasmettere al consumatore tutto questo? Dove interverresti di più?
P: Sicuramente cercherei di fare formazione nelle scuole e nelle istituzioni e cercare di distruggere quell’immagine e quei concetti che abbiamo delle imprese e degli operai. Le imprese sono luoghi di possibile rivoluzione e non per forza creazione di distinzione tra imprenditori e operai, perché è l’insieme delle due figure che poi costituisce l’impresa.