Il Parrozzo dei nostri nonni, un dolce abruzzese che sa di tradizione

Questo Natale vi portiamo alla scoperta del Parrozzo, un dolce che nasce dalla sapiente intuizione di un pasticcere pescarese e che è diventato uno dei dolci simbolici dell’Abruzzo nel mondo.

La storia del Parrozzo, un racconto di passione e creatività

Il suo inizio risale agli anni Venti del Novecento, quando Luigi D’Amico, osservando i contadini abruzzesi che portavano nei campi il loro pane rustico fatto principalmente granoturco (che gli donava il colore giallo intenso e la crosta scura), ebbe l’idea di trasformare quel “pan rozzo” in un dolce raffinato. Un’intuizione senza tempo che ha dato vita a una delle più belle storie di commistione tra la panificazione e la pasticceria italiana con diverse paternità: se D’Amico ebbe l’idea di ricreare l’aspetto del “pane rozzo” usando uova per il colore giallo e cioccolato per simulare le bruciacchiature della cottura, il nome “Parrozzo” fu suggerito da Gabriele D’Annunzio, e alla sua creazione contribuirono diversi artisti locali, tra cui Luigi Antonelli, Armando Cermignani, il Maestro Di Iorio, Cesare De Titta e Tommaso Cascella, occupandosi di vari aspetti dalla storia alla confezione del dolce e della sua immagine.

Oggi il Parrozzo è diffuso pressoché in tutte le pasticcerie d’Abruzzo, spesso con una interpretazione personale ad affiancare il dolce originale, ma sempre nel rispetto della tradizione di un dolce semplice e dal sapore caratteristico. Tra le botteghe storiche che mantengono viva questa tradizione c’è un riferimento nel cuore di Pescara, dove ancora oggi si segue la ricetta originale di D’Amico ed il locale è decorato da alcuni quadri originali di Cascella: Ritrovo Del Parrozzo in Viale Vittorio Pepe 41 a Pescara che funge anche da flagship store per l’azienda Luigi D’Amico. 

La caratteristica che rende unico questo dolce è il connubio tra la semplicità degli ingredienti e la complessità della lavorazione. Un impasto di mandorle tritate, semolino e uova, arricchito da un sottile velo di cioccolato fondente che lo avvolge come un mantello. Il profumo delle mandorle si fonde con quello del cioccolato creando un’esperienza sensoriale che ha conquistato anche Gabriele D’Annunzio, il quale gli dedicò persino un sonetto di cui si può ancora leggere sull’incarto del Parrozzo di D’amico.

La ricetta del Parrozzo

Oltre al dolce già confezionato ed oramai diffuso in tutta Italia e nel mondo, è molto comune la ricetta che si tramanda da generazioni nelle case pescaresi.

Per preparare questo dolce della tradizione abruzzese occorrono 6 uova, 200 grammi di zucchero, 150 grammi di semolino, 200 grammi di mandorle tritate, 2 cucchiai di liquore, un limone e 60 ml di olio. Per la glassa serviranno 200 grammi di cioccolato fondente e 20 grammi di burro. La preparazione richiede circa un’ora e 15 minuti, di cui 45 minuti di cottura.

Si inizia separando i tuorli dagli albumi in due ciotole diverse. I tuorli vanno montati con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso e chiaro, al quale si aggiungono le mandorle, il semolino, la buccia grattugiata del limone, l’olio e il liquore. Gli albumi, montati a neve ben ferma, vanno incorporati delicatamente al composto con movimenti dall’alto verso il basso. L’impasto va versato in uno stampo a cupola imburrato e infarinato, caratteristico di questo dolce, e cotto in forno a 160 gradi per 40-45 minuti. La cottura è completata quando, inserendo uno stecchino al centro, questo ne esce asciutto.

Dopo dieci minuti di riposo, il dolce va capovolto delicatamente su una griglia da forno per raffreddare. La glassa si prepara fondendo a bagnomaria il burro con il cioccolato, da spalmare poi sulla superficie del dolce una volta raffreddato.

In alcune pasticcerie di Pescara e dintorni, oggi troviamo anche versioni contemporanee del Parrozzo. C’è chi aggiunge un tocco di liquore diverso all’impasto, chi aromatizza il cioccolato della copertura con scorza d’arancia, chi sperimenta con mandorle tostate. Ma la versione classica resta la più amata, quella che rappresenta l’essenza stessa della tradizione dolciaria abruzzese.

Un consiglio da Radio Food: il Parrozzo si conserva perfettamente per diversi giorni, anzi, come molti dolci alle mandorle migliora con il passare del tempo. L’ideale è conservarlo in un contenitore ermetico e consumarlo entro una settimana, se riuscite a resistere così a lungo.

Parrozzo, il dolce tanto caro a D’Annunzio