L’Osservatorio Packaging del Largo Consumo fa un’indagine su packaging sostenibile all’interno dell’industria alimentare. Scelta di marketing o scelta etica? In entrambi i casi il packaging sostenibile acquista un ruolo centrale nella cultura aziendale e un prodotto irrinunciabile.
Le imprese dell’industria food&bevarage e del retail che hanno preso parte all’indagine realizzata da Nomisma in occasione del nuovo appuntamento “Osservatorio Packaging del Largo Consumo” dichiarano, tanto per cultura aziendale che per strategicità a livello di business, una irrinunciabile centralità degli aspetti ESG nelle loro scelte di investimento.
Il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità passa inevitabilmente attraverso azioni di revisione e ripensamento del packaging: eliminazione di overpackaging, confezioni più leggere, sostituzione o eliminazione della plastica vergine, riciclo e recupero, riduzione delle emissioni sono le principali iniziative attivate sulla scia di studi volti a valutare la sostenibilità degli imballaggi utilizzati. È quanto emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo realizzato da Nomisma.
Con un affondo sui settori economici, la filiera agroalimentare non sfugge dallo scacchiere delle responsabilità della crisi climatica in atto, tanto da essere considerata dagli italiani il quarto settore maggiormente responsabile del climate change, dietro a industria energetica, trasporto aereo e trasporto su gomma. In questo contesto il punto di caduta è, dunque, la valutazione del reale contributo che il food system e l’industria del packaging possono dare al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e di sostenibilità ambientale, sociale ed economica posti dal Green Deal Europeo e dall’Agenda 2030 ONU, ma anche ad affrontare le sfide urgenti e non rimandabili per essere in linea con i goals ESG.
Modelli sostenibili di produzione e consumo
Dalle rilevazioni dell’Osservatorio Packaging emerge come la conservazione dei prodotti venga considerato lo strumento in grado di ridurre lo spreco alimentare e allungare la shelf life dei prodotti alimentari (per il 66% degli intervistati), davanti alla capacità di proteggere le proprietà organolettiche dei prodotti (60%) e al contributo nel definire la sostenibilità del prodotto (47%). A fronte dell’obiettivo di ridurre i rifiuti generati dal packaging dei prodotti e di aumentare la quantità di packaging riciclato, le caratteristiche maggiormente ricercate sono l’assenza di overpackaging (per il 58% dei rispondenti), la totale riciclabilità (56%), la presenza di ridotte quantità di plastica (47%), le basse emissioni di CO2 (46%) e l’utilizzo di materiale riciclato (45%).
L’indagine Nomisma sulle insegne retail
“Per le sue caratteristiche tecniche il packaging può rappresentare un valido supporto al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 – commenta Valentina Quaglietti, Head of Customer Observatories di Nomisma -. D’altro canto gli obiettivi dell’Agenda 2030 rendono necessario un approccio sostenibile dei modelli di produzione, consumo e riciclo del packaging. Un orientamento allo sviluppo sostenibile (economico, ambientale e sociale) che coinvolge mondo produttivo, società civile, istituzioni nazionali e sovranazionali. In questo nuovo appuntamento, l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo ha posto l’attenzione sugli obiettivi di sviluppo sostenibile che interessano, in maniera diretta o indiretta, il settore del food packaging relativamente a Sicurezza alimentare (Sustainable Development Goal 2), Modelli sostenibili di produzione e consumo (Goal 12), Preservare le risorse marine (Goal 14) e Contrasto alla desertificazione (Goal 15)”.