“Piacere è andare in compagnia ora a una locanda ora a un’osteria” così scriveva Carlo Goldoni in una sua commedia. L’osteria veneta è un modello che sembra resistere, nonostante le difficoltà della congiuntura economica, le campagne antialcol e il turismo mordi e fuggi che vorrebbe imporre altri generi di offerta. Non solo esistono le osterie, ma da qualche anno vengono declinate in nuove forme – i cosiddetti wine bar – che sostanzialmente rappresentano l’evoluzione delle vecchie mescite. L’osteria ha per i veneti prima di tutto (magari implicitamente) una sorta di valore culturale: è il luogo dell’aggregazione e della chiacchiera disimpegnata prima ancora del posto dove bere un bicchiere di vino, qui chiamato ombra o, in alternativa affiancato da qualche anno, uno spritz. Il ‘ndemo a bevare na ombra’ o ‘ndemo a farse un spriss’, l’andiamo a bere un bicchiere di vino o a farci uno spritz dette da un veneto sono innanzitutto un invito a trovare un momento di relax, a concedersi una pausa, che ha nel calice (di vino o del celebre cocktail) il pretesto. Una sorta di rito cui è difficile non ottemperare.
L’autenticità dell’Osterie del Veneto
Proprio perché a prevalere è l’aspetto aggregativo, e in certo senso anche quello rituale, l’osteria veneta è l’antitesi della velocità, della corsa esasperata: non è un caso che in Veneto il bicchiere quasi mai lo si svuoti frettolosamente e meno che meno si rinunci ad accompagnarlo con un boccone. Tant’è che in osteria non manca mai di che accompagnare il vino, a partire dalle polpettine di carne o da quelli che li chiamano spuncioti o cicchetti a Venezia, ossia delle tartine di pane su cui l’oste appoggia di tutto un po’, secondo fantasia: dalla sopressa all’acciuga sottolio, dal prosciutto crudo al baccalà mantecato, dalle sarde in saor alla fetta di polenta abbrustolita. All’ora di pranzo, ecco arrivare anche un piatto caldo, quasi sempre supertradizionale come la pasta e fagioli o il bacalà (quello con una sola “c”, alla veneta). Ovvio che il vino abbia comunque un ruolo centrale e l’avventore qui è particolarmente esigente, ma le immancabili lavagne da osteria elencano ogni giorno decine di etichette ed altrettante leccornie per le quali c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Lo sappia chi si reca in Veneto per turismo: una sosta in osteria va programmata al pari della visita dei tanti luoghi famosi: dalla Basilica del Santo a Padova, all’Arena di Verona, a Piazza San Marco a Venezia per citarne solo alcuni. Il Veneto senza osterie è impensabile: non sarebbe più lo stesso, come se venisse improvvisamente a mancare il mito del giro in gondola a Venezia o la visita al balcone di Giulietta a Verona. Viva il Veneto, viva le osterie!