Storia, successi e qualche ombra del Mulino Bianco: il marchio che accompagna molti italiani con biscotti, merendine e panificati dal 1975.

Nel 2025, Mulino Bianco celebra il suo cinquantesimo anniversario, un traguardo importante per il marchio che ha accompagnato generazioni di italiani con i suoi biscotti, merendine e prodotti da forno. Fin dalla sua nascita, il brand ha saputo conquistare un posto speciale nelle case e nei ricordi delle famiglie, grazie a un’immagine legata alla tradizione, alla genuinità e alla semplicità. Tuttavia, nonostante il grande successo, non sono mancate critiche e controversie. Vediamo insieme punti di forza e di debolezza di questo brand.
Di necessità virtù: le origini di Mulino Bianco
Nel 1973, in seguito all’embargo petrolifero conseguente alla guerra tra Paesi Arabi ed Israele, il Governo italiano blocca i prezzi dei generi di prima necessità, tra i quali c’è anche la pasta. Barilla, per far fronte a quest’emergenza che causa un rincaro delle materie prime, cerca una strategia alternativa, e decide di puntare su prodotti non soggetti a queste restrizioni.
Nel 1975 nasce così Mulino Bianco, come marchio di Barilla, con l’obiettivo di offrire prodotti da forno ispirati alla tradizione italiana ed un tocco industriale che garantisse qualità e durata nel tempo. Il nome e l’immagine del brand evocano un mondo rurale e incontaminato, un’idea di semplicità che negli anni è stata sapientemente costruita attraverso pubblicità emozionali e packaging dal design accattivante.
I primi prodotti lanciati furono i biscotti Tarallucci, Campagnole e Galletti, seguiti poi da merendine iconiche come il Tegolino e il Soldino. Negli anni ’80 e ’90, Mulino Bianco consolidò la sua posizione grazie a campagne di marketing innovative: ricordiamo, ad esempio, il Piccolo Mugnaio Bianco che prepara dei dolci da fare assaggiare alla sua amata Clementina, la distribuzione di sorpresine, piccoli oggetti da collezionare che ancora oggi sono riprese dalle campagne pubblicitarie in occasione dell’anniversario e che in molti ricordano ancora.

Varietà Mulino Bianco
Flauti, Nastrine, Abbracci, Macine… sono solo quattro delle 140 referenze che Mulino Bianco produce. L’ampia gamma di prodotti è stata arricchita, negli ultimi anni, da prodotti tradizionali di alcune regioni italiane, come la Pinsa e le Tigelle. Riconducendoci invece ad un’abitudine importata, possiamo trovare tra gli scaffali dei supermercati i Pancake.L’azienda nel tempo ha saputo rinnovarsi tenendo conto anche del cambiamento delle abitudini alimentari dei consumatori. Ha introdotto, infatti, linee di prodotti più salutari, con meno zuccheri, farine integrali e ingredienti selezionati.
Il marketing
Allo stesso modo è accaduto con il marketing, che si è modificato in un equilibrio dinamico al passo con cambiamenti socio-economici rilevanti, ma sempre puntando su emozioni e valori familiari che creassero un forte legame con il pubblico.
Il Mulino è stato ed è sempre presente: pronto a ricordarci i tempi di una vita nel verde, del risveglio felice in campagna, che potremmo vivere mangiando i loro prodotti, anche se probabilmente non abbiamo mai vissuto un passato così.
La capacità è stata questa: diventare un punto di riferimento genuino e saper cogliere i cambiamenti entrando nell’immaginario collettivo con gli strumenti di vota in volta più utili. È negli ultimi tempi, infatti, che non solo sono state numerose le iniziative per ricordare i cinquant’anni del brand, come si può verificare con una veloce visita al sito web; ma che si è sponsorizzato il Mulino Bianco attraverso la collaborazione con personaggi celebri in rete come Giovanni Muciaccia e Frank Matano, utilizzando tra i propri strumenti la cross-medialità ed il potere dei contenuti video.



Critiche e controversie
Cinquant’anni di storia sono tanti, ed oltre al successo non sono mancate critiche e controversie.
Una delle principali riguarda la reale genuinità dei prodotti: sebbene il marketing li presenti come naturali e semplici, molti contengono zuccheri, oli vegetali e additivi che li rendono meno “casalinghi” di quanto sembri. Anche l’eccessiva industrializzazione corrobora quest’idea: sebbene Mulino Bianco evochi un mondo artigianale e rurale, la realtà è quella di una produzione su larga scala, con processi tipici dell’industria alimentare.
Facendo un passo indietro nel tempo, potremo ricordare anche quando l’azienda è stata accusata di pratiche poco sostenibili, come l’uso di olio di palma. In risposta alle polemiche, Barilla ha progressivamente modificato le ricette, sostituendo l’olio di palma con ingredienti più sostenibili, ed istituendo la Carta del Mulino, un vademecum per la produzione di grano destinato ad una gamma di prodotti.
Infine, alcuni consumatori lamentano un aumento dei prezzi nel tempo, rendendo alcuni prodotti meno accessibili rispetto al passato.
Il futuro del Mulino
Dopo 50 anni, Mulino Bianco continua a essere un punto di riferimento nel settore alimentare italiano. Il suo successo si basa su una combinazione di qualità percepita, marketing efficace e capacità di innovazione. Tuttavia, è importante che i consumatori siano consapevoli della differenza tra immagine e realtà, valutando con attenzione ingredienti e valori nutrizionali.
Il futuro del marchio dipenderà dalla sua capacità di rispondere alle nuove sfide: maggiore sostenibilità, prodotti più sani e trasparenza verso il pubblico. Se saprà evolversi senza perdere la fiducia dei consumatori, Mulino Bianco potrà continuare a essere un’icona delle colazioni e delle merende italiane per molte altre generazioni.