Premessa
Nel 2001 Joshua Lederber coniò il termine “microbioma”. Esso indica la comunità di microrganismi che vivono nel corpo umano: si stima che solo nell’intestino di un adulto vi siano circa 2kg di cellule microbiche.
Nel 2007, il National Institute of Health americano, ha fondato l’Human Microbiome Project, con lo scopo di mostrare le comunità microbiche ed i meccanismi attraverso i quali i microrganismi interagiscono con l’ospite.
Studi affermano che madre e figlio hanno un microbioma simile. Inizialmente veniva evidenziato il ruolo della genetica, successivamente si è scoperto che giocano un ruolo particolarmente importante l’ambiente uterino e lo stile di vita condiviso.
La dott.ssa Karin De Lucia, esperta ostetrica, afferma: «In gravidanza è molto importante prendersi cura del microbioma intestinale, attraverso l’alimentazione ed i probiotici. Avere un microbioma equilibrato influisce positivamente sul sistema immunitario della Donna, sull’umore, e sull’ambiente uterino e vaginale. Curare il microbioma prima del parto favorisce la colonizzazione da parte dei batteri “buoni” e la formazione del microbioma del nascituro».
Diversi studi relazionano dieta, microbioma e salute, aprendo la strada allo studio di interventi nutrizionali innovativi. Modulando il microbiota e le sue funzionalità, attraverso la dieta, è possibile trattare e prevenire malattie in cui il microbioma è coinvolto. Questo avviene perché lo stato di salute è strettamente connesso all’equilibrio del microbioma intestinale. Se l’equilibrio viene turbato si ha uno stato di disbiosi.
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La nascita del bambino ed il microbioma
Il bambino è in contatto con un’enorme diversità di microrganismi già al momento del parto. I bambini nati con parto naturale acquisiscono un microbiota dominato da Lactobacillus e Prevotella; mentre i nati con parto cesareo, sviluppano un microbiota caratterizzato da Propionibacterium, Corynebacterium e Staphylococcus.
«La nascita è l’unico evento in cui l’essere umano riceve l’imprinting e la colonizzazione da parte di questi batteri, che influenzeranno il suo sistema immunitario per tutta la vita. Dunque è un momento finestra molto delicato e importante , ma soprattutto irripetibile» afferma la dott.ssa Karin De Lucia.
Nel libro “Nutrizione Umana” – casa editrice Idelson Gnocchi, viene affrontata la tematica microbioma intestinale e nascituro: “Nei primi giorni di vita, la composizione del microbioma intestinale è piuttosto semplice. Essa è caratterizzata soprattutto da pochi microrganismi aero-tolleranti, in quanto l’intestino in questa fase contiene ossigeno, soprattutto Proteobacteria. Questi microrganismi gradualmente consumano l’ossigeno presente e permettono lo sviluppo di microrganismi anaerobi, come Bifidobatteri e Lattobacilli.”
Sono state evidenziate differenze in relazione al tipo di alimentazione ricevuta nei primi mesi di vita: latte materno o artificiale. I bambini allattati al seno hanno prevalenza di Bifidobacterium e Lactobacillus, mentre in quelli alimentati con latte in polvere prevalgono Enterococcus, Enterobacteriaceae, Bacteroides e vari Clostridia.
Verso la fine del primo anno di vita, il microbiota intestinale evolve verso quello dell’adulto, caratterizzato da microrganismi anaerobi e da una complessità di generi e specie microbiche presenti.
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Dieta e microbiota intestinale
La dott.ssa Karin De Lucia, alla domanda:
“Una dieta errata può impoverire il microbiota intestinale del neonato?” risponde:
«Più che impoverire direi alterare. Immaginiamo l’intestino come un grande giardino: a seconda di cosa vogliamo far crescere e proliferare bisogna prediligere l’assunzione di certi cibi (frutta e verdura) rispetto altri alimenti (dolci, junk food, cibi grassi). Il microbioma materno ha bisogno di essere rinforzato e curato in gravidanza per poter passare al bebè, durante la nascita, un “corredo” batterico sufficientemente buono. Esso sarà un alleato contro le disfunzioni del sistema immunitario e contro varie patologie. Il tutto, quindi, per una migliore salute a breve e lungo termine del nascituro».
Numerosi studi riguardano l’interazione tra dieta e microbiota intestinale, giungendo alla conclusione che le abitudini alimentari influiscono e comportano modifiche nella composizione del microbiota intestinale. Infatti, diete ricche in prodotti di origine animale promuovono lo sviluppo di microrganismi tolleranti alla bile, mentre comportano una riduzione di microrganismi in grado di degradare le fibre. Un breve cambiamento dell’alimentazione non è sufficiente per apportare modifiche permanenti nella composizione del microbiota.
Nel libro “Nutrizione umana” – casa editrice Idelson Gnocchi, si afferma che vi sono nette differenze nella composizione e nella funzionalità del microbiota tra popolazioni con abitudini alimentari molto diverse. “ I nativi africani e sudamericani, che hanno uno stile di vita rurale ed un’alimentazione abituale povera in prodotti di origine animale e ricca di fibre e carboidrati complessi, hanno una composizione del microbiota nettamente diversa da quello delle popolazioni occidentali, caratterizzate da una dieta ricca in zuccheri semplici e proteine di origine animale. ”
L’adattamento del microbiota intestinale al modello del mondo occidentale ha portato alla perdita di alcune specie batteriche ed una generale riduzione della biodiversità.