Con l’arrivo dell’estate si riaccende Luce Experience, locale nato lo scorso anno dopo il primo lockdown, che anche per questa nuova stagione promette di illuminare le serate di molti romani. Una splendida location da vivere e un format ristorativo ispirato alla natura nel cuore del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Nato dall’idea di Iolanda Ambrosini, imprenditrice e titolare della Ambrosini Banqueting, riferimento della banquettistica per cerimonie e meeting, che ha saputo dare nuova vita a Villa dei Cesari, riformulando un’offerta ristorativa tra cocktail bar e ristorante, e soprattutto rimettendosi in pista dopo lo stop forzato del settore. Come sottolinea lo stesso direttore di Luce Experience Giovanni Monaco: “Abbiamo rinnovato radicalmente l’offerta food&beverage, partendo da un menu dall’anima pop e da una cocktail list davvero intrigante. Grande spazio sarà dedicato anche all’intrattenimento e ai contenuti artistici.
La Location
La bellezza naturale della location è stata raddoppiata dai preziosi allestimenti e giochi di luce che fanno da sfondo a chi decide di trascorrere qui una serata in completo relax.
Il giardino al tramonto, che si illumina lentamente di lucine sparse, è il pezzo forte di questa location sull’Ardeatina. Qui tra le fronde degli alberi, i cuscini sparsi sull’erba e i tavolini, dalle 18 fino a tarda sera è possibile sorseggiare uno dei tanti cocktail della nuova drink list pensata dal bar manager Marco Rimedio, per poi continuare la serata nell’area dehors che dispone di ben 200 posti a sedere distanziati, (all’interno della villa invece due saloni attualmente da 150 coperti distanziati, ma per ora non utilizzabili). Qui si potrà degustare il menu firmato da Massimo Pedico, giovane chef di talento che ha saputo rinnovare con delle belle intuizioni l’offerta food.
“Cocktail Bar, cucina e location mozzafiato sono i punti di forza di questa nuova stagione di Luce”, non ha dubbi a riguardo la manager Iolanda Ambrosini entusiasta della ripartenza e anche della riconversione della location in un format poliedrico e raffinato.
Il Cocktail Bar
Marco Rimedio e Massimo Pedico, coadiuvati dal direttore Giovanni Monaco promettono di fare scintille. Marco ha studiato una cocktail list, insieme ad Edoardo Mattarino, tra drink classici, 6 diversi Gin Tonic e diversi signature che si ispirano ai colori e agli elementi naturali che caratterizzano il posto, come Luce, cocktail fresco con base Vodka e liquore all’arancia, Blue Curaçao, pompelmo, limone, zucchero e soda o il Flamingo a base di liquore ai fiori di sambuco, pompelmo rosa, prosecco, menta e lime. “Sono drink che prendono spunto dal nome del nostro locale, con tonalità di colore che possono stare bene in un’ambiente accogliente e fresco come solo il nostro giardino può offrire, e proprio quest’ultimo è stato fonte di ispirazione per i nomi dei cocktail. Sono miscelazioni relativamente semplici, ma dai sapori decisi. Inoltre quest’anno abbiamo arricchito il bar con etichette di prestigio per poter personalizzare con i distillati preferiti dai clienti i loro cocktail. l tutto si accompagna sempre da sushi, qualche frittino o una selezione di focacce” spiega lo stesso Marco.
La cucina
Nella cucina di Luce Experience c’è Massimo Pedico, chef classe 1990, giovane e di belle promesse per chi ha avuto modo di conoscerlo attraverso i piatti di Magazzino Scipioni in Prati e del Treefolk’s Public House. Qui a Luce stravolge il precedente menu con l’intento di dare forma a quel concetto di rinascita che è il leitmotiv del momento. E proprio “Rinascendo dalle origini” il titolo del nuovo menu che cerca ispirazione nelle cose normali, quelle perse di vista come lui stesso sottolinea e che si colorano con modernità e intuizioni di sapori.
La sua cucina è come un racconto personale, che piace in modo trasversale. Un racconto fatto di elementi classici con tocchi originali che la rendono contemporanea, giochi di colori e contrasti, combinazioni di consistenze, una ricerca sapiente delle materie prime. Non ci sono eccessi, né brusche sterzate, ma soprattutto non risulta mai banale.
Spazio quindi a fritti, dai classici supplì al baccalà in tempura passando per delle fantasiose crocchette, sempre in apertura tacos e tartare, tra i primi regna lo Spaghettone Mancini ai 3 pomodori o la versione con le vongole, o il Tonnarello al burro salato di Normandia, alici limone candito. Pesce e carne nei secondi ben declinati in pietanze leggere, ma sempre di gran sapore come la Tartare di Scottona con uovo croccante, che si presenta in modo scenografico e divertente. Alto pezzo forte del menu sono i dessert, pieni di fantasia nelle forme e nei colori, equilibrati nel gusto.
La Pizzeria
Oltre al ristorante da Luce Experience troviamo anche la pizzeria. Questo è il regno di Raffaele Rozzi, grande appassionato di impasti, la sua pizza è morbida e fragrante al tempo stesso, stesa a mano, molto idratata e lievitata per 48/72 ore. In carta sono presenti pizze classiche come la Margherita, ma anche proposte originali come la Mari e Monti con tonno, pomodori secchi e olive taggiasche o la Focaccia 2.0 con pomodorini gialli e rossi, mozzarella di bufala e prosciutto crudo.
La nostra degustazione
La nostra serata è partita in giardino con un primo brindisi a base di Flamingo e dei piccoli appetizer dello chef ripresi dal menu come la ceviche con pescato del giorno, tataki di tonno, maionese al passion fruit e katsuobush, tacos al pulled pork e un krapfen di parmigiano reggiano con coulis di frutti rossi e menta, questi ultimi due con una bella spinta di gusto. Il percorso pensato da Massimo Pedico inizia con un goloso Spring Roll con pollo alla cacciatora e maionese di peperoni e La Tartare di Scottona con uovo croccante, per poi continuare con Tortelli ripieni con sfilacci di faraona e melanzana bruciata (rigorosamente fatti a mano e dall’impasto ruvido). Non ci fanno mancare un assaggio di pizza margherita e pizza prosciutto e tartufo (quest’ultima veramente buona). Per concludere in extremis visto l’orario con il dolce, Sfera di cioccolato bianco, che racchiude una spuma di ricotta e mandarino, ma in versione asporto.
[Crediti fotografici: Alessandro Barattelli]