Dalla fake meat al latte veg, è ormai da qualche anno che i prodotti a base vegetale si stanno facendo strada nel mercato alimentare. Tra gli ultimi arrivati c’è Dug, il latte (veg) di patate: un’alternativa ai già più noti latte di cocco, d’avena, di soia, di riso o di mandorle. Scopriamolo insieme.
Il potato milk Dug è nato nel 2017 dalla start up Veg of Lund in collaborazione con l’università svedese di Lund, assieme, grazie a un processo di miscelazione a caldo della patata, sono riusciti a trovare il modo di ottenere una bevanda cremosa, simile per consistenza e colore al normale latte vaccino. Dug è ricco di proteine, fibre e vitamine (D, riboflavina, B12, acido folico), povero di grassi e zuccheri. Inoltre non contiene lattosio, latte, soia, glutine e frutta a guscio: un aiuto per chi è intollerante o allergico a certi alimenti.
Se solo un anno fa ci avessero pronosticato che avremmo bevuto latte di patate, ci saremmo fatti una risata, eppure il potato milk, il latte di patate è già realtà. Per ora se ne parla soprattutto in Gran Bretagna, ma la tendenza è già risuonata a casa nostra. A onor del vero, già nel 2015, il marchio Veggemo aveva lanciato in Canada il suo latte a base di patate, radice di manioca e proteine di piselli. Ma forse i tempi non erano ancora maturi. Oggi gli esperti non hanno dubbi: il latte di patate ha tutte le carte in regola per competere con il latte vegetale, tanto che Waitrose ha previsto che i consumatori lo aggiungeranno presto al carrello della spesa o lo chiederanno nelle caffetterie.
Conosciamo meglio il latte di patate
Intanto sappiamo che esistono tre varianti di latte di patate: l’Originale, il Barista (più cremoso, da usare ad esempio nel caffè) e l’Unsweetened (privo di zuccheri aggiunti): Tutta la gamma è senza lattosio, soia o glutine e frutta a guscio, quindi è adatto a chi soffre di allergie. Il latte di patate può essere gustato da solo, nel caffè o insieme ai cereali a colazione. Inoltre, è possibile utilizzarlo per varie ricette come dolci al forno. Il costo è abbastanza accessibile: circa 8 euro per 3 confezioni (miste) da un litro.
Sebbene il sapore a detta di chi lo ha già assaggiato si potrebbe definire discutibile, il latte di patata è sicuramente un’alternativa sostenibile da tenere in considerazione e da conoscere meglio. In effetti, le patate, rispetto ad altre colture, hanno una resa maggiore ad ettaro e necessitano di meno acqua. La coltivazione di patate è due volte più efficiente di quella di avena, almeno in termini di utilizzo del suolo e non hanno la “cattiva reputazione” della soia, spesso coinvolta nelle tematiche della deforestazione illegale o della produzione di Ogm. Rispetto al latte vaccino l’impronta climatica del latte a base di patate è del 75% inferiore. Rispetto alle mandorle, le patate hanno bisogno di quantitativi d’acqua inferiori del 56%.
C’è da dire però che le patate sono solo il 6% di quel che troviamo all’interno di un brick da 500 ml di Dug. In effetti, come altre bevande vegetali, il latte di patate di base non è altro che acqua con l’aggiunta di vitamine, minerali, proteine, zuccheri e fibre. In poche parole a dare l’apporto nutrizionale non sono tanto le patate quanto l’aggiunta di nutrienti ricavati da altri alimenti, come le proteine dei piselli e le fibre di cicoria. A questi si aggiungono varie tipologie di zuccheri (maltodestrine, fruttosio e saccarosio), grassi derivanti dall’olio di colza (presente in Dug), poi ancora emulsionanti (lecitina di girasole), aromi naturali e sali minerali e vitamine aggiunte.
Di cosa sa il latte di patate?
Beh, non sconvolgerà nessuno sapere che questo tipo di latte ricorda “le patate”, e nello specifico le patate crude. Si avverte quindi un po’ di amido, ma la sua presenza risulta gradevole. Inoltre il sapore del latte di patate risulta delicato e piacevole. Da cosa è composto il latte di patate? Ovviamente il celebre tubero rappresenta la componente più incisiva, troviamo però anche molto olio di colza, fibre vegetali ( prevalentemente di cicoria) e proteine vegetali come quelle di piselli. Per quanto riguarda gli zuccheri troviamo fruttosio e saccarosio, non mancano naturalmente gli aromi naturali e le vitamine. Il latte di patate è senza lattosio ed ha un sapore particolare apprezzabile da chiunque.
Latte di patate, è anche nutriente?
Rispondere a questa domanda significa farsi un’idea della capacità del latte di patate di competere con gli altri tipi di latte, a partire da quello standard. Ebbene, il latte di patate spicca per l’abbondanza di sali minerali, e in particolare di potassio e di magnesio, che sono ben presenti nella patata propriamente detta. Contiene anche il calcio, ma in quantità decisamente inferiore rispetto al normale latte vaccino. Lo stesso si può dire della vitamina D, che nel latte di patate viene aggiunta in maniera artificiale. Non si tratta di un dettaglio di poco conto, infatti la vitamina D è una sostanza fondamentale per il sistema immunitario.
Le differenze con il latte standard, dove per standard intendiamo il latte vaccino, si avvertono anche per quanto concerne le altre vitamine. Quello di patate ne contiene alcune del gruppo B, ma meno rispetto ad altre tipologie. In compenso è ricco di vitamina C, una caratteristica che condivide con la materia prima da cui nasce.
L’apporto calorico
Da questo punto di vista vi sono buone notizie: un etto di latte di patate è un po’ più calorico del latte vaccino intero, ma molto meno rispetto alle altre varianti vegetali già in commercio, come quello di mandorla e di cocco. Ad ogni modo, l’apporto calorico del latte di patate si aggira sulle 80Kcal per 100 ml.
Insomma, per i vegani esiste una nuova alternativa al latte vaccino, ma in molti pensano che piacerà anche al grande pubblico. E se è vero, come prevede il think tank indipendente RethinkX, che l’industria lattiero-casearia crollerà entro il 2030, quella alimentare ha tutto il tempo di sviluppare prodotti alternativi. Anche in termini di gusto. Perché bere una bevanda che sa di patata cruda non è proprio invitante. Al momento la versione migliore per il tubero più famoso del mondo resta… quella fritta!