La poesia delle risaie
Paesaggi brulli e ordinati, vasti e regolari, immensi e coraggiosi: viaggiare alla scoperta del Piemonte può donare sensazioni riconducibili ad altri territori. Perché in principio si ha l’impressione di essere giunti in un luogo di confine, un po’ selvaggio, un po’ selvatico, un po’ abbandonato. Di quell’abbandono che però non è trascuratezza, ma libertà concessa alla natura di manifestarsi nella sua essenza.
Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui siamo invasi dalla meraviglia. Stiamo in silenzio, e osserviamo il miracolo di una natura che con le sue voci quiete, con le sue tinte attenuate, ci fa percepire il senso di un pianeta vittorioso di bellezza e di purezza. Richiami lontani di uccelli acquatici, gracidare incrociato di rane, voci mischiate e stemperate nei colori d’acquerello, nei riflessi specchiati sull’acqua immobile.
Questo e tanto altro ci stupisce e meraviglia all’interno del paesaggio delle risaie della Baraggia, un paesaggio d’artista, una tavolozza sospesa tra trasparenze e poesia, tra campi sconfinati e colline verdeggianti di una natura primitiva. Acquerelli di una pace senza limite, fatti di una tavolozza che sfuma i colori nei suoni, le voci nel profumo dell’aria tersa.
Pace, nitidezza e lontananza fanno di quest’area del Piemonte, ai piedi delle Alpi e sopra la pianura, un territorio di invidiabile bellezza, qui dove negli ultimi due secoli portare acqua per l’irrigazione è stata una sfida eroica, eppure vincente. Eppure quel senso di selvaggio resta, è percepibile, tangibile, in alcuni tratti ricorda perfino la savana. Perché qui la coltivazione del riso si riconduce al tardo 1500 e come risultato ha prodotto il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP, primo e unico riso DOP italiano. Ma non è solo questo.
Le caratteristiche di un territorio
Da sempre il termine “Baraggia” – che individua i territori situati al confine nord-est del Piemonte compresi tra Biella e Vercelli – indica terreni argillosi poco fertili, dove è quasi del tutto assente la circolazione idrica a livello superficiale. Una zona difficile, che nel 1922 ha portato a definire tutto il comprensorio un territorio da bonificare e trasformare in luogo economicamente e socialmente di pubblico interesse. A partire da quel decreto, un percorso sempre più strutturato ha portato a costituire, a metà degli anni ’50, il Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese.
Il solo riso DOP italiano, prodotto all’interno di un territorio che è posizionato nella massima latitudine nord in cui è possibile la risicoltura; un terreno difficile, asfittico, ricco di argilla e tutto fuorché fertile che ha portato all’elaborazione di un sistema di irrigazione estremamente sofisticato, con la raccolta delle acque da Alpi e Prealpi e incanalate direttamente verso i campi: tutto ciò ha reso questo riso unico come i suoi produttori. Qui dove nel corso del tempo la gente del luogo si è inventata e reinventata più volte, e produrre questo riso significa compiere una precisa scelta, di coraggio, di forza e di enorme promozione e difesa del territorio.
Un terroir unico che produce un riso coraggioso: perché cresce su una terra dura dove l’acqua dell’irrigazione è fredda, e questo lo rende più concentrato, più tenace e in grado di mantenere più a lungo la cottura.
La coltivazione, dunque, come risultato di un grande sforzo dell’uomo, unitamente alla volontà di trasformare delle apparenti difficoltà del territorio in punti di merito, ci porta ad ammirare la bellezza di un’area ancora tutta da scoprire, di fronte alla quale il senso di meraviglia si accompagna all’immenso piacere provato nel preparare e assaggiare un riso unico nel suo genere.