Ci sono molti miti sull’Inghilterra da sfatare: uno di questi, rimanendo in ambito gastronomico, è rappresentato dal tè delle cinque, definito in inglese come five o’clock tea. Per la verità è una tradizione da smentire in parte, nel senso che ormai quasi nessuno, soprattutto durante la settimana, si siede a quell’ora in un’elegante sala da tè per celebrare questo rito.
Se si volesse fare un accostamento, il tè sta all’Inghilterra come l’espresso sta all’Italia. «Let’s take a cup of tea, Prendiamo una tazza di tè» è un’espressione molto comune oltremanica, un po’ come per noi «Prendiamo un caffè». Gli inglesi lo bevono a qualsiasi ora del giorno e non c’è questione che non si possa dirimere davanti a una bella tazza di tè fumante, così come non esiste una riunione di lavoro o un appuntamento con un cliente senza un tazzone di tè caldo. Addirittura in EastEnders, la più famosa soap opera televisiva del Regno Unito – va in onda dal 1985 – che racconta le vicissitudini degli abitanti del fantomatico ‘Borough of Walford’ nella zona orientale di Londra, per risolvere qualche situazione spinosa o per parlare di qualcosa di serio, la frase più comune è: «Let’s put the kettle on!» Questa frase, anch’essa molto diffusa, significa: «Accendiamo il bollitore e prepariamo insieme una tazza di tè».
Il rito del tè in Inghilterra
In Inghilterra, e più in generale nel Regno Unito, il tè rappresenta la bevanda nazionale: se ne bevono circa 196 milioni di tazze al giorno (curiosamente, è anche la seconda più consumata al mondo dopo l’acqua) e, come detto, non esiste un orario convenzionale vero e proprio. Generalmente si serve tra le 15:30 alle 17:00, ovvero lontano dai pasti principali e proprio per questo motivo viene chiamato afternoon tea, cioè tè del pomeriggio. Solo nelle grandi città ad alta vocazione turistica come Londra, Edimburgo o Manchester le sale da tè dei grandi alberghi rimangono aperte per molte ore, ma le classiche tea room nei piccoli e medi centri britannici osservano orari più ridotti (a Brighton, dove vivo durante la settimana, il That Little Teashop in the Lanes, la mia preferita, apre alle undici del mattino e chiude alle cinque del pomeriggio).
Il traditional afternoon tea corrisponde alla nostra merenda del pomeriggio – quella delle 16:00 per intenderci – e rappresenta un rituale molto diffuso tra i britannici dove la tazza di tè è sempre accompagnata da una fetta di Victoria sponge cake (una torta rotonda di pan di Spagna farcita con panna o crema al formaggio e confettura di lamponi) o di Battemberg cake (una torta rettangolare il cui interno è bicolore suddiviso in quadrati, abitualmente bianchi e rosa, dal delicato sentore di mandorla), dei pasticcini o semplicemente qualche biscotto al burro, i celebri Danish biscuits presentati nelle variopinte scatole di latta. La versione più “elegante” del tè pomeridiano prevede l’abbinamento ai tea sandwich, sorta di tramezzini tagliati in striscioline rettangolari solitamente farciti con burro e cetrioli oppure con formaggio spalmabile e salmone affumicato. Nelle contee del Devon e della Cornovaglia – nell’estremo sud dell’Inghilterra – è maggiormente diffuso il cream tea, un tè servito con gli scones, panetti dal gusto neutro tagliati a metà e riempiti con una panna burrosa molto densa, detta clotted cream (letteralmente ‘crema rappresa’) e confettura di fragole o, ancor meglio ma difficile da reperire, confettura di fragoline di bosco.
L’abitudine di sorseggiare tè mangiando qualcosa a metà pomeriggio fu presumibilmente inventata intorno al 1840 da Anna Maria Russell, VII Duchessa di Bedford, amica e dama di corte della Regina Victoria. Mentre trascorreva l’estate nella sua residenza di Woburn Abbey, la nobildonna, per spezzare i languori prima di cena (all’epoca il pasto serale veniva servito abbastanza tardi se paragonato all’orario attuale), iniziò a concedersi un tè con dei dolcetti qualche ora prima invitando anche alcuni amici. L’idea riscosse un inaspettato successo, tanto che una volta ritornata a Londra, questi incontri proseguirono regolarmente iniziando a diffondersi nell’alta società della capitale britannica. Quando anche Sua Maestà cominciò a organizzare dei tè pomeridiani, questa sorta di merenda nobile si trasformò in un evento di raffinata convivialità con suppellettili, tempistiche e regole ben definite, alquale si poteva partecipare solo in pompa magna e in alcuni casi rappresentava un ricevimento ufficiale con centinaia d’invitati.
Come nel mondo del caffè, gli specialisti sottolineano la necessità di bere il tè in purezza (che sia un tè puro o una miscela, poco cambia) per assaporarne appieno le proprietà olfattive e gustative per riconoscere in modo inequivocabile il profilo aromatico. Lo stesso può dirsi per altre due abitudini: quella di aggiungere zucchero e limone. Quest’ultima nello specifico, tipicamente italiana, è probabilmente la più deleteria tra quelle elencate e non trova giustificazione neppure nella più banale delle ipotesi ovvero che sia una questione di gusto.
Perché allungare il tè con il latte?
Sembra che il tè venisse addizionato per evitare che le tazze si macchiassero. La modesta quantità di latte abbassava le temperature dell’acqua bollente e permetteva quindi un contatto meno traumatico con le porcellane di non particolare qualità prodotte in passato che si sarebbero rotte al contatto con un calore eccessivo. Una seconda versione afferma invece che quando il tè arrivò in Inghilterra, i palati del tempo preferivano coprirne i sapori amari o erbacei aggiungendo, appunto, del latte.
Nonostante ciò, l’aggiunta di latte nel tè rimane ancora oggi una questione ancora dibattuta anche se la stragrande maggioranza dei britannici preferisce sorseggiare il tè con il latte e senza zucchero. Nel 1980 BS, British Standards (l’ente nazionale per la standardizzazione. Corrisponde all’UNI, l’Ente nazionale italiano di unificazione) pubblicò la normativa BS6008:1980 dal titolo Method for preparation of liquor of tea for use in sensory tests nella quale erano indicati i dettami per la preparazione del tè perfetto. Tra questi, il latte va versato nella tazza prima del tè: 5 ml in tazza grande e 2,5 ml in tazza piccola. Secondo gli scienziati, infatti, non andrebbe versato nell’acqua bollente perché l’elevata temperatura di questa andrebbe a denaturarne le proteine. In questa diatriba la scienza si scontra, però, con la tradizione: alcuni celebri britannici, tra cui nel 1946 lo scrittore George Orwell e circa mezzo secolo più tardi lo chef Jamie Oliver, sostengono che il latte vada messo nella tazza dopo avere versato il tè, altrimenti si rischia di usarne troppo o troppo poco.