I migliori assaggi del Cirò Wine Festival 2024

Nello scorso mese di agosto si è svolto il Cirò Wine Festival 2024. Noi di Radio Food eravamo presenti, come ogni anno, e nei due giorni del Festival della Doc calabrese abbiamo registrato tra masterclass, visite in cantina e degustazioni l’evoluzione e la crescita di molte cantine. Qui i migliori assaggi di Cirò secondo noi.

Il territorio del cirotano sta crescendo molto, la storica Doc si arricchisce di nuove aziende e tra i vari produttori storici che seguiamo con curiosità e interesse notiamo anno dopo anno un miglioramento costante, una crescita che ci conferma come questa zona della Calabria abbia una vocazione innata per la viticoltura. e per raccontarsi attraverso il vino. Nelle due giornate del 9 e 10 agosto scorso che abbiamo trascorso in questo angolo di Calabria abbiamo assaggiato le migliori espressioni del territorio, le etichette storiche, le riserve e ma anche le novità di questi ultimi anni. Tra degustazioni tecniche, masterclass, visite in cantine e banchi d’assaggio abbiamo provato a individuare quei vini, che al di là di una qualità tecnica oggettiva, sono stati capaci di trasmettere un’emozione, di lasciare un ricordo. Partendo dai bianchi autoctoni di Calabria, passando per il Cirò Rosato fino ad arrivare ai rossi abbiamo scelto di raccontarvi i nostri migliori assaggi, da non intendere o leggere come classifica, ma come vini che ci hanno colpito di più e a tratti stupito.


Ciro Bianco DOC Bio macerato “Diversamente” Tenuta Del Conte (Famiglia Parrilla) 2020

Tenuta del Conte è l’azienda della famiglia Parrilla, da quattro generazioni viticoltori a Cirò. Mariangela, Giuseppe e Caterina hanno raccolto le eredità del padre Francesco: quindici ettari di vigna e un grande rispetto per la propria terra. Dal 2010 i vigneti sono condotti secondo il regime dell’agricoltura biologica, una scelta irrinunciabile per preservare l’equilibrio ambientale. I primi vigneti dell’azienda sono stati impiantati tra il 1960 ed il 1965. Al tempo Francesco Parrilla era socio della cooperativa che provvedeva a vendere le uve alle altre realtà vinicole locali. Tuttavia ha sempre mantenuto viva la produzione di vino sfuso e dal 2004 la famiglia ha iniziato a imbottigliare l’intero raccolto.

Si tratta di un Cirò Doc ottenuto da uve 100 % Greco Bianco che fa macerazione sulle bucce per 2 giorni e fermentazione malolattica completa e un affinamento di 24 mesi in acciaio sui lieviti con battonage e poi bottiglia. Abbiamo assaggiato un’annata 2020 che ci ha colpito per il suo colore ambrato luminoso e per il profumo ampio e profondo di zagara, pesca con note iodate ed erbe mediterranee. La lieve percezione tannica al palato conferisce struttura e persistenza che è rinfrescata da ulteriori note saline e agrumate.  Un Greco Bianco di carattere, pensato “diversamente” dagli altri che abbiamo assaggiato, proprio come indica il suo nome.

Cirò Rosato DOC L’Arciglione di Cataldo Calabretta 2023

Cataldo Calabretta, rappresenta la quarta generazione di una famiglia di viticultori. Dopo la laurea in Enologia e Viticultura alla facoltà di Agraria di Milano ha lavorato in diverse aziende vitivinicole. Nel 2008 decide di ristrutturare l’antica cantina di famiglia. Da oltre 10 anni l’azienda è condotta secondo i dettami dell’agricoltura biologica, una scelta etica, che di anno in anno sta dando i suoi frutti, coltiva il vitigno Gaglioppo su terreni collinari situati nel cuore della “DOC CIRO’”.
Non utilizza lieviti selezionati né attivanti di fermentazione di alcun genere; ha ridotto al minimo l’impiego di diossido di zolfo, stabilizzazione tartarica a freddo statica e filtrazione prima dell’imbottigliamento. In cantina ha recuperato le antiche vasche in cemento, tra le più indicate per l’affinamento e la maturazione del vino CIRO’.

Siamo di fronte ad un Ciro Rosato Doc del 2023 ottenuto da uve 100 % Gaglioppo allevate a cordone speronato. Un vino che prevede una breve macerazione in acciaio di 24 ore, fermentazione spontanea, con affinamento prima in acciaio per 6 mesi e poi di un mese in bottiglia. Il suo colore rosa brillante conquista, al naso è fresco e soffice, erbaceo e floreale. Al palato risulta fragrante e delicato allo stesso tempo, con aromi di melagrana, erbe mediterranee e petali di rosa, sapido. In questo vino c’è la personalità e l’interpretazione pura ed essenziale di Cataldo Calabretta e della sua idea di Cirò, come vino e come luogo.

Rosato ‘A Vita 2023

Francesco De Franco e Laura Violino nel 2008 danno vita al progetto A’Vita. Ritornare in Calabria e produrre vini secondo una filosofia “pulita” nel rispetto della vigna e del territorio. 8 ettari, fermentazioni spontanee con lieviti indigeni e senza aggiunte di enzimi, decantazioni naturali, basso uso di solforosa. L’obiettivo? Rispettare le caratteristiche varietali, l’espressione dell’annata e del territorio, aspettare il vino. Cosi nascono i grandi vini di A’Vita.

Solo uve 100% Gaglioppo per questo Rosato Calabria Igt 2023 che arriva alla gradazione importante di 14°. Per la realizzazione del suo rosato Francesco De Franco sceglie le migliori uve di Gaglioppo dalla vigna Fego, quella più vicina al mare. Le uve vengono lasciate macerare per dodici ore. Poi il solo mosto fiore fermenta spontaneamente su lieviti indigeni e affina per 9 mesi in acciaio.  È un vino altamente gastronomico ma dalla grande profondità. Color rosa salmone tenue, al naso ha sentori di piccoli frutti rossi e in bocca è fresco con un finale lungo, minerale e sapido. Un punto di riferimento tra i rosati Cirò sicuramente.

Doc Cirò Rosso Rcs 2022 di Cerminara

Cerminara è un’azienda agricola a carattere familiare – alla quarta generazione – condotta da Pierpaolo, ex Ingegnere e coadiuvato emotivamente e operativamente dai fratelli Sergio e Saverio. L’azienda, condotta in biologico, è costituita da vigneti e uliveti collocati nell’area del Cirotano. Dopo una lunga pausa generazionale, il 2020 segna finalmente la prima vendemmia in bottiglia. Oggi vinifica in versione rosso e rosato il solo Gaglioppo di differenti parcelle (Cirò DOC Rosso e Cirò DOC Rosato), ma ha nel suo patrimonio viticolo anche vecchie varietà clonali (anche di 60 anni) di Greco Nero e Greco Bianco quest‘ultimo viene utilizzano per il bianco insieme al Pecorello.

L’assaggio di qualche anno fa ci aveva già fatto capire la strada che la cantina avrebbe percorso (ne abbiamo scritto qui) e con questo Cirò Rosso 2022, da uve 100 % Gaglioppo (13,5°) abbiamo la conferma della nostra intuizione. È rosso rubino poco penetrabile. Elegante con profumi di arancia rossa, macchia mediterranea e leggera speziatura. Il sorso è pieno e coinvolgente, ma allo stesso tempo fresco e persistente. Eleganti anche i suoi tannini. Nei vini dei fratelli Cerminara c’è la ricerca dell’identità territoriale e con loro si affaccia sul panorama vinicolo calabrese un racconto intimo del territorio attraverso un’espressione poetica di questo vitigno.

Cirò Rosso Classico Superiore riserva 2018 F.lli Dell’Aquila

I fratelli Salvatore e Assunta dell’Aquila hanno ereditato la passione per la terra dal padre e dal nonno. Nel 2001 danno vita all’azienda agricola F.lli Dell’Aquila, 5 ettari allevati in regime biologico. Agrumeto e l’uliveto insieme alle viti creano un mosaico di biodiversità che riflette la capacità di questa azienda di preservare la ricchezza naturale del territorio.

La novità di quest’anno, un vino che ci ha conquistato al primo assaggio e che va seguito e tenuto sotto osservazione nella sua evoluzione. Siamo di fronte ad un Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Doc del 2018 (14°) ottenuto sempre da uve 100 % Gaglioppo. Ottenuto da una macerazione di 28/30 giorni a temperatura controllata con un affinamento di 24 mesi in acciaio e 36 mesi in bottiglia. Sicuramente possiamo dire che è un vino elegante con una sua interessante evoluzione. Frutta rossa disidrata, note di tabacco e vaniglia al naso, mentre in bocca ottima acidità e tannini scalpitanti. Un vino che sa esprimere il territorio con modernità e lo fa anche nella sua immagine, con un’etichetta moderna e pop, dal gusto un po’ vintage.

Cirò, stato di salute e percezione. Intervista a Raffaele Librandi.

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