Galatime è il libro che ridà valore alle relazioni, scritto per Maretti Editore da Carlo Cambi e Petra Carsetti con una introduzione di Bruno Vespa. Abbiamo intervistato l’autrice sull’importanza delle buone maniere a tavola e non solo oggi.
Il lungo periodo di quarantena e isolamento ci ha un po’ stravolto nelle nostre abitudini, troppo tempo a casa, in tuta o addirittura in pigiama, senza trucco se non per qualche video call con quelli dell’ufficio. La dimensione casalinga nel tempo si è allargata anche fuori dalle mura domestiche e il risultato è che abbiamo perso le coordinate e qualche buona regola di comportamento.
A rimetterci in riga ci pensano Carlo Cambi e Petra Carsetti con un libro scritto a quattro mani, Galatime edito da Maretti Editore, che si presenta come il Galateo del nuovo millennio, una terapia intensiva di buone maniere per rieducarci al piacere delle relazioni, per lasciarci alle spalle i mesi bui dell’isolamento.
Galatime ha una triplice chiave di lettura: la prima saggistica data dalle introduzioni storiche di ogni capitolo; la seconda pratica, i “comandamenti” per il buon comportamento; la terza narrativa perché si racconta il divenire delle relazioni attraverso la lente delle buone maniere.
Caro Cambi e Petra Carsetti, sono i due autori. Giornalista di lungo corso l’uno, editorialista per La Verità e Panorama, direttore per anni de I Viaggi di Repubblica e Il Mangiarozzo guida alle Osterie e trattorie d’Italia, autore Rai; lei narratrice di territorio, di viaggi e di cucina, coautrice del Mangiarozzo e appassionata di Galateo su cui ha scritto numerosi articoli e saggi, oltre ad aver vinto nel 2021 l’Etiquipedia International Place Setting Competition, una sorta di campionato mondiale dell’apparecchiatura della tavola che l’ha portata a collaborare con le scuole di Galateo degli Usa, dell’Australia e di Europa.
L’intervista a Petra Carsetti su Galatime
Petra iniziamo con una domanda diretta, esistono ancora le buone maniere?
Certo che esistono, basta solo ritrovare il senso per applicarle e recuperare un po’ di quello che si è perso nei modi e nelle gentilezze per stare meglio con gli altri e soprattutto con se stessi. Non è un caso che, se si conoscono le buone maniere, ci si sente più sicuri in situazioni più formali e lavorative, ma anche nei rapporti interpersonali quotidiani.
E cosa bisogna fare per tenerle sempre vive e trasmetterle anche alle nuove generazioni, che sembrano un po’ refrattarie al “galateo”?
Le nuove generazioni sembrano più refrattarie perché sono sempre meno abituate ad applicare le regole base del galateo. In realtà nei vari corsi che tengo con i bambini e ragazzi vengo sollecitata da molte domande proprio perché c’è la naturale volontà delle nuove generazioni di capire meglio come comportarsi. Ecco quindi che se abituiamo i nostri giovani ad applicare tali e semplici regole quotidianamente, sarà più facile per loro recuperarle, apprezzarle e capire cosa è sbagliato oppure no: prima su tutto insegnare loro la Netiquette (l’etichetta del mondo virtuale) per non incorrere in pericoli o per offendere nessuno. Forse questo è il vero zoccolo duro delle buone maniere di oggi per le nuove generazioni.
Come nasce l’idea di un “galateo” antidoto alla pandemia e al troppo stare in casa da soli?
Con la pandemia è esplosa la voglia di incontrarsi per ritrovare soprattutto il senso dello stare insieme con cura e rispetto proprio perché sotto lockdown tutto ciò era venuto meno. Vorremmo che il libro servisse a risvegliare il desiderio di conoscersi per apprezzarsi e che da questo rieducarci alle buone maniere nascesse una richiesta di bello e di buono. Ci piacerebbe sapere che due ragazzi si sono dati appuntamento con un po’ di batticuore, che degli amici si sono incontrati con una reciproca e armonica manifestazione di affetto, che in famiglia ci si ritrova con rispetto. Come un bicchiere di ottimo vino vorremmo che Galatime lasciasse a ogni incontro un retrogusto di felicità.
Cosa manca secondo lei nelle relazioni di oggi? E cosa nelle famiglie dal punto di vista delle buone maniere e abitudini “gastronomiche” della tavola? A cosa ci siamo disabituati?
L’aspetto più eclatante che vedo mancare a tavola è proprio il vero senso del ritrovarsi insieme: il confrontarsi e scambiarsi emozioni, idee, affetto ed empatia, tutto sostituito dall’invadenza di cellulari, di televisioni accese, di apparecchi che deprivano la conversazione e non permettono una fluidità di scambi. Anche nel cibo c’è stata un’omologazione gastronomica: nei piatti ormai non si sente più l’eco gioioso e felice dei ricordi e degli affetti, non c’è lo spessore intenso della tradizione, difficilmente oggi una ricetta è agita con il richiamo alle radici, con il rispetto degli ingredienti di prossimità, con l’intenzione di cucinare per dare. Quando va bene chi cucina lo fa per stupire, quando va male chi cucina lo fa per dovere. Recuperare la propria identità (anche gastronomica) rispettando questi spazi, significa anche recuperare se stessi e il rapporto con gli altri.
Quando si parla di galateo si pensa a regole antiquate o da etichetta: le buone maniere sono sempre attuali, i comandamenti del galateo passano di moda, cambiano con le mode, si adattano ai tempi o sono degli “evergreen”?
Le buone maniere sono sempre attuali perché a fronte di un gesto gentile ci troviamo a voler ricambiare la stessa gentilezza con un arricchimento che nessuna altra cosa potrebbe darci. Tra l’altro l’uso di parole come grazie (attenzione non si dice grazie mille, grazie infinite, ma solo grazie), prego, per favore o l’inclinazione ad ascoltare la persona che ci sta di fronte crea empatia che favorisce immediatamente gli scambi tra due persone, sia a livello lavorativo che personale. Sono infatti nati tantissimi corsi di business etiquette proprio per far conoscere quali sono le regole di etichetta e farci sentire più sicuri e a nostro agio anche nell’ambito lavorativo. Tali regole sono più attuali che mai!
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Veniamo alla tavola. Quant’è importante l’arte di apparecchiare la tavola (dalla colazione alla cena) sia quando siamo a casa da soli sia quando abbiamo ospiti?
Vi rispondo con una frase che si trova nell’introduzione di Galatime e che è scritta da Bruno Vespa: “Il modo di vestirsi, di ricevere, di apparecchiare una tavola e di sedervisi decentemente è stato travolto dall’ineducazione di massa che dal linguaggio è dilagata in ogni campo, creando, in qualunque livello sociale, un analfabetismo dei comportamenti che sta via via trasformandosi in analfabetismo generale di ritorno (…). Sono tempi in cui l’Italia guarda finalmente con maggiore ottimismo al suo futuro. E se fosse un futuro anche un po’ più educato?” Apparecchiare una tavola sempre con cura, dalla colazione alla cena per gli altri o solo per noi stessi è il segno che si vuole puntare dritti a liberarci delle approssimazioni, delle slabbrature, dalle bruttezze che hanno inondato la nostra società per pensare ad un futuro migliore, più propositivo e positivo e quindi anche più educato.
Cosa racconta una tavola ben apparecchiata? Cosa dice di noi?
Come annota Monsieur Jean Anthelme Brillat-Savarin nella sua Fisiologia del gusto “invitare qualcuno alla nostra mensa significa prendere su di noi la cura della sua felicità finché rimane sotto il nostro tetto” e aggiunge che “Gli animali si nutrono, l’uomo mangia, e solo l’uomo intelligente sa mangiare”. In questi due aforismi che vengono spesso riportati nelle nostre pagine di Galatime si può trovare il senso dell’allestire una tavola con cura sia per gli altri che solo per noi stessi. Se lo facciamo non saremo animali, non saremo semplici uomini, ma uomini intelligenti! E poi… i più grandi accordi strategici della Storia si sono conclusi e concretizzati davanti ad una bella tavola, ci sarà un perché!
GalaTime – È sempre tempo di buone maniere
Di Carlo Cambi e Petra Carsetti – Maretti Editore
Pag. 328, euro 24