Il cambiamento climatico sta modificando radicalmente la mappa delle produzioni agricole italiane che si arricchiscono sempre di più, specie al sud Italia, di frutti esotici. E’ quanto emerge da un’inchiesta di Coldiretti.
All’inizio di settembre c’è stata la raccolta del mango in Italia dove salgono a oltre mille gli ettari coltivati a frutta tropicale per effetto dei cambiamenti climatici che stanno modificando radicalmente la mappa delle produzioni agricole, con l’arrivo dei frutti esotici al Sud e la migrazione degli ulivi che arrivano sulle Alpi a Nord. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti nell’evidenziare gli effetti dell’innalzamento delle temperature e della maggiore intensità delle precipitazioni.
Frutti esotici in Italia in aumento
Le coltivazioni di frutta esotica Made in Italy – evidenzia la Coldiretti – sono moltiplicate negli ultimi anni superando i mille ettari fra Sicilia, Puglia e Calabria dove sempre più spesso prima si sperimentano e poi si avviano vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina dalle banane al mango, dall’avocado al lime, dal frutto della passione all’anona, dalla feijoa al casimiroa, dallo zapote nero fino ai litchi. A far la parte del leone è la Sicilia con coltivazioni di avocado e mango di diverse varietà la cui raccolta prosegue sino alla fine di novembre.
Tropicali italiani anche in Calabria dove alle coltivazioni di mango, avocado e frutto della passione si aggiungono melanzana thay (variante thailandese della nostra melanzana), macadamia (frutta secca a metà tra mandorla e nocciola) e addirittura la canna da zucchero, mentre l’annona, altro frutto tipico dei paesi del Sudamerica è ormai diffuso lungo le coste tanto da essere usato anche per produrre marmellata.
Un risultato che è il frutto della tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra proprio nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020 mentre anche il 2023 si classifica fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi di sempre con una temperatura superiore di 0,67 gradi la media storica che lo classifica al terzo posto tra le più alte mai registrate nel periodo dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Isac Cnr nei primi sette mesi.
Quello delle piante tropicali Made in Italy – sottolinea Coldiretti – è un fenomeno destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni, ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima. Ma il clima influisce ormai su tutte le colture con vino e olio prodotti a latitudini sempre più settentrionali, mentre la Pianura Padana si è popolata nel tempo di produzioni tipicamente mediterranee come grano e pomodoro da salsa con 70mila ettari coltivati in Italia per quasi la metà proprio al Nord e l’Emilia Romagna che è diventata l’hub dell’oro rosso nelle regioni settentrionali..
Vendemmie anticipate, altra conseguenza del clima
Un esempio è il vigneto Italia che – sottolinea Coldiretti – produce adesso uve più precoci, meno acide e più dolci rispetto al passato, con il vino che è anche è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni. Si è verificato un anticipo di un mese della vendemmia che parte ora già nei primi giorni di agosto rispetto al tradizionale inizio di settembre, smentendo quindi il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”, oltre a quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero rivisti. E il caldo – continua la Coldiretti – ha cambiato a livello nazionale anche la distribuzione dei vigneti che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.
E gli uliveti arrivano al nord
Si è assistito nel tempo anche a un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che è arrivato alle Alpi. E’ infatti in provincia di Sondrio, oltre il 46esimo parallelo, l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi dieci anni – spiega Coldiretti – la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno secondo la Coldiretti.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al pressing di Coldiretti, sta finalmente aprendo le porte.
Nuove imprese agricole
“Il fenomeno della frutta esotica italiana, spinto dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nel settore ortofrutticolo che troppo spesso viene però ostacolata da un ritardo organizzativo, infrastrutturale e diplomatico che ha impedito all’Italia di agganciare la ripresa della domanda all’estero, con un crollo nell’ortofrutta fresca esportata nel 2018 dell’11% in quantità e del 7% in valore, rispetto all’anno precedente“, conferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di garantire «trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare i nostri prodotti rapidamente da nord a sud del Paese e poi in ogni angolo d’Europa e del mondo».