Il Food delivery era un fenomeno in crescita esponenziale in Italia e nel mondo già prima del Covid: nel nostro Paese muoveva 3,2 miliardi di euro, con un +56% solo in un anno dal 2018 al 2019. Con la pandemia (inutile fare troppi calcoli), i numeri sono schizzati alle stelle e il delivery da proposta di consumo è diventata abitudine di consumo a tutti gli effetti.
Fenomeno in crescita, tutto da regolamentare però dal punto di vita normativo, non solo ovviamente sul tema rider e rispetto dei loro diritti dei lavoratori, onnipresente sui giornali e sulle tavole dei sindacati, ma anche da un punto di vista della sicurezza alimentare. Non parliamo di misure anti-covid che sono state subito dettate dall’Istituto Superiore di Sanità, ma di quelle norme che garantiscono salubrità e integrità dei cibi trasportati fino alla tavola del cliente.
L’indagine di Altroconsumo
Nel periodo estivo Altroconsumo ha condotto una serie di verifiche e di indagini con l’ausilio di analisi di laboratorio per misurare non solo l’efficienza del servizio in tempistica, chiarezza dell’offerta, ma anche della salubrità del piatto portato a domicilio.
A primo acchito risulta che la lista degli allergeni non è presente in tutti i menu nelle varie piattaforme di delivery e che segnalare eventuali allergie in fase di ordine non risulta sempre facile. Dalle analisi di laboratorio sui piatti ordinati dalle principali piattaforme di delivery tra Milano e Torino risulta che la temperatura media dei piatti freddi era di 23,5 °C, troppo alta: dovrebbe essere intorno ai 10°C per non sviluppare microrganismi patogeni (salmonella, listeria), indicatori di igiene (Enterobatteri e Stafilococchi), indicatori di conservazione. In totale sulla sicurezza microbiologica 23 gli insufficienti su 60 pietanze ordinate con nessun problema che avrebbe potuto causare gravi intossicazioni o disturbi di salute.
La catena del freddo e del caldo
Mentre dal punto di vista dell’igiene e della freschezza i risultati sono scarsi e questo potrebbe dipendere da diversi fattori: cibi conservati male, lavaggi e manipolazioni non accurate o da tempi e temperature di consegna sbagliate, soprattutto su lunghi percorsi. La catena del freddo e del caldo nei sistemi del food delivery era rispettata invece sulle consegne a breve raggio.
E mentre si ipotizzano nuovi condomini in costruzione che prevedono spazi dedicati alla conservazione del cibo recapitato dai rider, resta necessario un quadro normativo preciso su ruoli, responsabilità e limiti di riferimento per un fenomeno che coinvolge ristorazione, sistema di consegna e cliente finale. C’è bisogno di una maggiore sinergia e regolamentazione tra piattaforme e ristoranti, le prime hanno responsabilità diretta su ciò che si trova on line e sul servizio di consegna (temperature, pack a norma, ecc..) i secondi su lavorazione dei piatti e loro qualità che poi si riflette sulla salute del cliente.
Clienti sempre più healthy
Sicurezza che deve andare di pari passi con quelle che sono le richieste dei clienti sempre più attenti alla salute e a quello che mangiano. Da un’analisi condotta da Just Eat è, infatti, in crescita il consumo di piatti salutari, soprattutto vegano (+153%) e vegetariano (+90%) con un trend attestato di riscoperta dei prodotti di stagione e a km0. Sono sempre di più i ristoranti che sulle piattaforme di delivery integrano alla loro offerta standard con proposte ad hoc, tutte vegane o bio, oltre a quelli specializzati in diverse tipologie di cucine che rispondono alle esigenze in termini di cibo salutare nati negli ultimi anni.
Dai dati resi noti dal servizio di food delivery Just Eat oltre 500 ristoranti presenti in piattaforma propongono specialità come poké, piatti healthy, vegani, insalate, piatti vegetariani e dedicati alla cucina senza glutine e biologica. E negli ultimi 6 mesi il vegetariano e il vegano hanno spopolato, con il + 127% delle richieste il primo e +90% il secondo, seguito da cucina healthy ( +72%), il poké con +76%, le insalate con +63%, il biologico con +20% e il senza glutine con +7%.
Burger vegetariani e vegani, quinoa e ceci, Poke bowl da comporre, zuppe di legumi e verdure miste di stagione, Insalate con verdure di stagione sono i piatti più venduti con un trend di crescita su cui si scommette per il nuovo anno, che nasce sotto il segno del veg. Tiene bene l’avocado per insalate, bowl, toast e hamburger e tra le curiosità c’è anche la crescita nella richiesta di piatti e prodotti di stagione, spesso a chilometro zero e dei piatti regionali, e poi ci sono i semi di chia e canapa, seguiti da insalate con pesce, frutta e frutta secca, tacchino e burger.
Vademecum dei medici per il delivery sano
Se il delivery era il regno del junk food, possiamo dire che qualcosa sta cambiando. Hamburger e patatine fritte, pizze, fritti e altro cibo goloso cedono il passo all’healthy food, con grande soddisfazione dei medici, che si sono premurati di stilare un vademecum per ordinare delivery sano.
Un lavoro condotto dall’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (Aigo) che consiglia di seguire qualche piccolo accorgimento per evitare un’alimentazione squilibrata e disordinata anche quando ci rivolgiamo al delivery. In sintesi secondo i medici dell’associazione delivery non significa, per forza di cose, cibo spazzatura, scegliamo cibi più sani e semplici, variamo la scelta nei giorni della settimana, seguendo lo schema della dieta mediterranea, prediligiamo fibre, cereali, legumi, verdure di stagione e facciamo attenzione al sale.
Possiamo dire d’essere sulla buona strada.