Le vacanze degli italiani sono state all’insegna dell’enogastronomia. Dalla scelta della meta di vacanza ai souvenir tipici portati a casa, il buon cibo si rivela il maggior attrattore turistico che porta a un incremento nel comparto ristorazione e ospitalità.
Con l’estate in zona bianca il comparto della ristorazione e dell’ospitalità ha fatto un bel salto in avanti dopo il lungo periodo di stallo vissuto nei mesi precedenti. Gli italiani, grazie alla campagna vaccinale e alle aperture delle regioni, hanno ripreso a muoversi, scegliendo soprattutto il Sud. Tra turismo di prossimità, viaggi al mare e in montagna, l’Italia del buon cibo ha vinto su tutti i fronti. Da quanto stima Coldiretti gli incassi di questi ultimi tre mesi ammontano a un valore superiore ai 20 miliardi di euro e dall’analisi condotta il cibo nell’estate 2021 si è classificato come la voce principale del budget delle famiglie in vacanza tra consumo di pasti fuori, ma anche per acquisto di alimenti o specialità enogastronomiche da portare a casa o da regalare come souvenir.
Il cibo si rivela il maggior attrattore turistico
Ed è stato proprio il cibo il maggior attrattore turistico, la principale motivazione di scelta del luogo di villeggiatura per oltre il 22% degli italiani, mentre per un altro 56% costituisce uno dei criteri su cui basare la propria preferenza. Possiamo dire che le aspettative sul turismo enogastronomico sono state soddisfatte.
Da una analisi condotta da Coldiretti/Ixè per l’estate 2021 si evidenzia che quattro italiani su cinque (78%) in vacanza lontano da casa preferiscono consumare prodotti tipici a chilometri zero per conoscere le realtà enogastronomiche del luogo in cui si trovano, appena il 15% dei vacanzieri ricerca anche in villeggiatura i sapori di casa propria mentre una netta minoranza (5%) si affida alla cucina internazionale e un 2% prova altre esperienze nel piatto.
Alla ricerca dei prodotti tipici
A consolidare questa realtà è la ricerca e l’acquisto dei prodotti tipici, che si assaggiano e si portano a casa, per riassaporare le bontà degustate durante le ferie, come ricordo delle vacanze o si regalano ad amici e parenti al posto dei soliti souvenir. Il prodotto tipico è ingrediente irrinunciabile, elemento che può essere messo in parallelo ad un monumento o una chiesa da visitare. Sia per i turisti italiani che stranieri l’Italia continua a essere, dunque, la meta e il paese leader mondiale del turismo enogastronomico con 316 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5266 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 80mila operatori biologici e la più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie.
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Facendo riferimento sempre ai dati forniti dalla Coldiretti sei italiani su dieci (59%) in vacanza in Italia al mare, in montagna o nel verde durante l’estate 2021 hanno infatti scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali direttamente dai produttori, ottimizzare il rapporto prezzo/qualità e portarsi a casa un pezzo di storia della tradizione italiana a tavola. Tendenza abbastanza recente, questa del souvenir enogastronomico tipico del luogo, che si somma alle occasioni e modalità di valorizzazione dei prodotti locali. Fattore da tenere ovviamente presente nella promozione turistica, nel marketing locale e nei percorsi enogastronomici che servono a valorizzare far conoscere soprattutto quei piccoli borghi fuori dai soliti circuiti.
Tra le specialità più acquistate primeggiano i formaggi e a seguire salumi, vino e olio extravergine d’oliva, ma va forte anche il “ricordo virtuale” con quasi un italiano su cinque (19%) che posta sui social o condivide con gli amici fotografie dei piatti consumati o preparati durante le vacanze e dei posti visitati (ristoranti, aziende, agriturismi).
Allarme smart working
Dopo questa impennata dei consumi per il settore ristorativo è tempo di pensare a come affrontare, soprattutto nelle grandi città, la nuova stagione lavorativa che per molti comincia in versione smart working, portando alla diminuizione dei consumi fuori casa.
Sempre da una stima Coldiretti città per bar, pub, ristoranti, trattorie, pizzerie è allarme smart working, in quanto coinvolti ben 5 milioni di persone collegate all’ufficio da casa, colpendo così tutti queli locali situati in prossimità delle sedi lavorative. Una situazione che, dopo gli importanti segnali di ripresa, rischia di avere un impatto negativo sull’intero sistema agroalimentare. La speranza è che il sistema, tra green pass e nuove regole, non arresti il movimento ripreso, ma lo intensifichi.