Il turismo enologico in Italia necessita di un approfondimento maggiore per rendere interessante ai “turisti del vino”, non solo il vino in sé, anche un’esperienza a tutto tondo nei luoghi di produzione. Tecnologia e formazione i punti chiave per la crescita. Arriva il manuale Enoturismo 4.0.
Il turismo enologico in Italia necessita di un approfondimento maggiore per rendere interessante ai “turisti del vino”, non solo il vino in sé, anche un’esperienza a tutto tondo nei luoghi di produzione. Tecnologia e formazione i punti chiave per la crescita.
Il 6 marzo 2024 è stato presentato a Roma, nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, «Enoturismo 4.0 – Osservatorio Enoturismo: Evoluzione del digitale», un volume che ha visto la collaborazione dell’onorevole Dario Stefàno e l’imprenditrice vitivinicola Donatella Cinelli Colombini con il contributo de Le Donne del Vino, nella figura del presidente dell’Associazione Daniela Mastroberardino, Nicola D’Auria del Movimento Turismo del Vino, Angelo Radica, presidente dell’Associazione Città del Vino, Denis Pantini, Responsabile Agrifood e Nomisma Wine Monitor, che ha indagato città e cantine su un campione di 145 comuni e 265 imprese. Un tavolo di relatori d’eccezione, moderato dal presentatore Rai Massimiliano Ossini e arricchito dalla presenza del Ministro del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, il presidente dell’Oiv Luigi Moio, che con un videomessaggio ha accennato alla prefazione del volume che ha curato.
Interventi tra vino e politica
Il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha salutato in apertura di conferenza e a seguire l’intervento del Ministro del Turismo Daniela Santanchè ha confermato l’importanza di una presa di posizione seria sullo sviluppo dell’enoturismo in Italia, come risorsa preziosa per il Paese: “Dobbiamo aiutare il settore a costruire offerte turistiche sempre più diversificate perché ormai non parliamo più di turismo ma di turismi. E l’enoturismo è una forma di turismo che ci aiuta anche a destagionalizzare perché spesso le cantine sono collocate in luoghi meno conosciuti intorno ai quali si possono costruire percorsi turistici differenti. Serve quindi un’offerta di qualità supportata da percorsi di alta formazione”.
Da questo intervento è emersa la necessità dell’evoluzione di un comparto che si sta consacrando strategico per tutto il turismo italiano e Dario Stefàno ha richiamato l’attenzione del legislatore e Governo affinchè “colgano e, possibilmente, anticipino input e tendenze che caratterizzano questa peculiare declinazione del turismo esperienziale». L’intervento di Riccardo Cotarella ha ricordato di focalizzare l’attenzione sulle ricchezze naturali di cui abbonda l’Italia, soprattutto la sua biodiversità e trasversalità territoriale.
Il problema del Paese, secondo il Presidente di Assoenologi, è l’incapacità di fare sistema, e questo crea problemi di comunicazione sul vino a livello internazionale: “L’enoturismo non è solo economia ma divulgazione: chi viene nelle nostre aziende, diventa un nostro ambasciatore in tutto il mondo». Una comunicazione diventa possibile solo accogliendo gli appassionati nei luoghi e “Enoturismo 4.0” è stato scritto con l’obiettivo di approfondire e perfezionare l’accoglienza attraverso un’analisi, ad esempio, nei wine club famosi negli USA e dei vantaggi di un uso coordinato dei social network e della tecnologia per ampliare i follower che ne rappresentano il principale bacino di utenza, così come per l’e-commerce proprietario.
La trasmissione del sapere, storico e tecnico è il focus del problema da affrontare per incrementare il comparto vitivinicolo. Analizzando, ad esempio, l’importanza che si dà alle materie di studio negli Istituti alberghieri, una dedicata al vino dovrebbe entrare a pieno titolo nella didattica. Il vino è custode di storia, appartenenza, identità, e in quanto tale, divulgatore al pari del cibo della tradizione di un Paese, infatti Daniela Mastroberardino sottolinea che “si sogna una nuova generazione di futuri responsabili delle sale dei ristoranti così come di futuri manager di uffici turistici, agenzie di viaggio o alberghi che conoscono le nozioni base sul vino e sui territori del vino. In un’Italia dove l’agroalimentare è sempre più importante per il turismo non è possibile continuare a insegnare solo arte, territori e geografia turistica ai futuri manager dell’incoming”.
Il Movimento Turismo del Vino e l’Osservatorio ha evidenziato il ruolo cruciale dell’enoturismo in Italia, sia sotto il profilo economico che culturale. Questo approfondimento ha rivelato come l’accoglienza, intesa come offerta di un’esperienza immersiva legata al vino e al territorio, sia fondamentale per il successo dell’enoturismo. La partecipazione del Movimento, che opera da una posizione privilegiata con un contatto diretto e quotidiano con l’enoturista, ha quindi evidenziato l’importanza di valorizzare il vino e il territorio attraverso un turismo sostenibile e responsabile, ponendo enfasi sulla qualità dell’esperienza offerta ai visitatori in cantina.
I dati di Città del Vino
Angelo Radica, Presidente dell’Associazione Città del Vino ha sottolineato, a questo proposito, come far parte dell’associazione nazionale Città del Vino, con oltre 500 comuni in tutta Italia, abbia un valore aggiunto concreto in termini di opportunità nell’enoturismo con importanti ricadute nel territorio. Per i 145 sindaci intervistati essere Città del Vino significa “promuovere e valorizzare al meglio il vino e la sua cultura, essere all’interno di una rete, di un progetto condiviso per poter creare strategie di marketing turistico». Le cantine turistiche italiane, nell’ultimo decennio, hanno aumentato e diversificato le offerte accessorie alla visita guidata dell’impianto produttivo conclusa con la degustazione dei vini in vendita, ormai presente nel 96% delle cantine, che si differenziano in: piccola cantina con accoglienza familiare (39%), cantina con rilevanza storica, architettonica o artistica (14%), Brand famoso/marchio storico (12%), Cantina con rilevanza paesaggistica o naturalistica (11%), cantina organizzata per l’incoming (11%), cantina dotata di offerta innovativa (11%). L’offerta tradizionale è oggi affiancata da degustazioni a tema (78%) e didattica in vigna (73%). Ad esempio, il 72% delle cantine è in grado di accompagnare i propri vini con dei cibi, anche se una ristorazione vera e propria è presente solo nel 26% dei casi, la percentuale sale al 37% se si considera la possibilità di pranzare col vignaiolo. C’è chi ha creato itinerari di trekking (44%), in bici (35%), o a cavallo (13%), chi fa Jogging in vigna (18%) e chi ha la piscina (14%), chi organizza mostre, concerti o eventi culturali in proprio 43% e il 38% propone visite guidate di tipo storico o artistico; addirittura un 20% che ha una propria infrastruttura museale o didattica. degustazioni didattiche (70%), gli appuntamenti a tema (65%), le passeggiate naturalistiche (36%), i corsi di cucina (36%) e i wine wedding (34%). Tutte queste esperienze hanno avuto incrementi superiori al 30% nell’ultimo decennio. A livello strutturale le cantine accelerano circa la creazione di esperienze per i wine lovers, introducendo una serie di servizi, ma rimane difficile reperire personale formato e qualificato per la wine hospitality.
A fronte di questi dati positivi, e punti di forza da cui partire, si pongono i problemi delle cantine turistiche, evidenziate dall’indagine condotta da Denis Pantini e Roberta Gabrielli per Nomisma-Wine Monitor. Il bisogno di personale, abbiamo visto, è crescente in funzione di un aumento dei servizi, ma la difficoltà a trovarlo aumenta esponenzialmente ed è percepita dal 74% delle cantine italiane con particolare gravità in Veneto, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Piemonte e Umbria. Le figure professionali più cercate nelle cantine turistiche italiane, il cui bisogno in parte è stato colmato, riguarda il personale multi lingue, già presente nel 90% delle cantine; le guide per degustazioni o visite in cantina vigneto 97%, già presenti nel 91% delle cantine; i Sommelier presenti nel 69% dei casi; i Tecnici agronomi già presenti nel 67%, gli Chef per la parte di cucina a ristorazione, già presenti nel 34%. Tutte caratteristiche, come detto, in parte reperite per circa 2/3, ma lacune sono presenti circa la reperibilità di competenze in comunicazione digitale e social media, quelle sui prodotti tipici del territorio, le competenze in marketing enoturistico e quelle sulle normative fiscali e legali. Tuttavia la necessità di lavorare nei giorni festivi è sicuramente il maggior ostacolo a trovare addetti da assumere. Come è noto da tempo uno dei problemi delle cantine turistiche italiane è l’apertura al pubblico con “orario impiegatizio” e l’indagine conferma questa caratteristica anche se mostra un netto miglioramento: 75% delle cantine sono aperte dal lunedì al venerdì. Il sabato le percentuali scendono: 57% mattina e 43% il pomeriggio. Il sabato e la domenica la metà delle cantine sono chiuse e questa percentuale sale solo se consideriamo l’apertura su richiesta. Per questo l’11% delle prenotazioni cade nel vuoto.
Altro zoccolo duro è la gestione della comunicazione in rete: il 99% delle cantine intervistate ha il sito web ma il numero di accessi mensili supera i 1.000 al mese solo nel 34% dei casi. Il 49% delle imprese informa i propri followers sulle novità almeno una volta al mese. Se la presenza di un blog (24%) o di una newsletter (48%) è scarsa la presenza nei social è invece plebiscitaria (99%). Su Facebook la media dei follower è di 8.585 mentre si dimezza in Instagram e cala ancora molto in Linkedin e Twitter. Questi sono gli elementi più critici per le cantine che intendono aprirsi all’ e-commerce. Infatti se i canali social riescono a tenere vivo il rapporto con una parte dei propri visitatori non bastano, alle imprese, per fare un vero business online con la vendita delle bottiglie. I numeri sono troppo piccoli in rapporto ai flussi enoturistici che potrebbero generare i contatti. Non si tratta di un problema da poco, perché la voglia di vendere il proprio vino online cresce. Pochissime imprese del vino del Nord Est hanno il carrello ma il 63% di quelle del Centro e il 58% di quelle del Sud e delle Isole sono dotate di un E-commerce.
L’Italia del vino è un immenso e variegato museo a cielo aperto di vitigni e gli infiniti vini che si producono sono fortemente legati ad ogni areale produttivo conferendo al vino una naturale diversità che, in un mondo sempre più uniformato e globalizzato, esercita oggi un fascino straordinario, “Enoturismo 4.0” è stato studiato e realizzato per valorizzare tutto questo. Ad maiora.