La circolarità in olivicoltura si può realizzare con la valorizzazione energetica delle potature di olivo, ma non è ancora tutto così semplice.
È necessario rilevare, preliminarmente, che i residui della potatura degli ulivi non rientrano ancora pienamente in un circuito di economia circolare, e che la maggior parte dei produttori di olive trova poco conveniente provare a valorizzare questi residui.
La conoscenza della tematica economia circolare nel settore produttivo dell’olio d’oliva non è ancora significativa, anche se l’interesse verso l’argomento è sempre più elevato.
In realtà, se si guarda ai residui di lavorazione, si vede che quasi tutti i frantoi adottano almeno qualche pratica di riuso, ma piuttosto che essere percepita come pratica di economia circolare è vista più come ottemperanza ad un obbligo normativo, che induce a seguire le pratiche di smaltimento ammesse dal legislatore, accompagnata in molti casi da costi e non da vantaggi economici.
Problemi e soluzioni circolari durante il procedimento di produzione delle olive
Durante il processo di produzione delle olive, ci possono essere notevoli difficoltà che riguardano principalmente: la gestione del suolo, che comprende anche la gestione dei prodotti infestanti ed il livellamento del terreno; la riduzione di biodiversità dovuta, ad esempio, alla standardizzazione delle colture di olivo e all’uso di insetticidi, fungicidi ed erbicidi; l’uso dei fertilizzanti chimici di sintesi che implica impatti negativi.
Altri problemi possono derivare dall’irrigazione, che influenza la quantità di olive prodotta, la dimensione dei frutti, le caratteristiche qualitative e l’epoca di maturazione; dalla potatura e dalla successiva gestione dei residui di potatura; dalla gestione fitosanitaria, i cui impatti ambientali, variano fortemente in base ai criteri adottati e, infine, dalla raccolta che è la fase più problematica dal punto di vista economico. Gli impatti riguardano i consumi energetici e di combustibili; il consumo di materiali (reti, cassette); la produzione di rifiuti (olive non raccolte).
Le possibili soluzioni da adottare per favorire principi di economia circolare sono, per esempio, l’adozione del compost di qualità come ammendante organico per la gestione del suolo; la gestione delle risorse naturali (acque, biodiversità, aria) attraverso operazioni colturali rispettose; riciclaggio dei rifiuti e dei sottoprodotti di origine vegetale e animale come fattori di produzione.
L’uso di sinergie al di fuori dell’azienda agricola tramite una collaborazione fra produttori animali e vegetali, per ottimizzare l’impiego di fertilizzanti organici o per diversificare notevolmente la produzione, può contribuire a ridurre l’impatto ambientale e, contemporaneamente, ad abbattere i costi di produzione. Inoltre, si dovrebbe ricorrere all’aggiunta di concimi, ammendanti e prodotti fitosanitari acquistati all’esterno dell’azienda soltanto in mancanza di alternative.
Il riuso efficiente dei sottoprodotti in ottica circolare
Dalla lavorazione delle olive in frantoio, i principali sottoprodotti originati sono: le acque di vegetazione (refluo liquido), le sanse (refluo solido) e il nocciolino.
Le quantità di acque di vegetazione (AV) prodotte in un frantoio variano in funzione della tecnologia utilizzata per l’estrazione dell’olio. Le acque di vegetazione degli impianti di tipo tradizionale sono spesso destinate ad uso agronomico. Lo spandimento controllato su terreno agrario è oggi in Europa l’utilizzo più comune, benché costituisca un costo per i frantoiani, attribuibile al consumo di gasolio per lo spandimento e alla manodopera.
Ma esse possono avere un uso alternativo come, per esempio, essere conferite presso un centro di compostaggio, dove, attraverso un processo biologico aerobico controllato, i residui vegetali e/o animali vengono sottoposti all’azione di batteri e funghi per ottenere compost.
Infine dalle acque di vegetazione possono essere estratti, con un elevato grado di purezza e senza nessuna contaminazione da parte di solventi organici o di altre sostanze chimiche, i polifenoli.
Tali polifenoli possono essere utilizzati dall’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica, in quanto svolgono una serie di funzioni importanti quali attività antimicrobica, cardioprotettiva, anticancerogena, antinfiammatoria, antiossidante ecc.
Per quanto attiene alla valorizzazione delle sanse, anche in termini economici, è necessario dire che essa deve prevedere la suddivisione in due componenti: il nocciolino, un sottoprodotto ad elevato valore energetico, e la sansa denocciolata, ad elevato valore biologico ed energetico. Le sanse umide dei frantoi possono essere sparse sul terreno per utilizzare le sostanze nutritive ammendanti, ma è richiesta un’idonea distribuzione ed incorporazione nel terreno.
La sansa esausta invece, derivante dall’estrazione dell’olio di sansa, è un prodotto granulare con buone caratteristiche ai fini della combustione nelle caldaie. La combustione delle sanse consente di risparmiare sui costi dell’ energia prodotta da fonti non rinnovabili e può essere sfruttata sia per la produzione di energia termica che elettrica.
Il nocciolino prodotto dalla denocciolatura delle olive in pre-spremitura può essere utilizzato all’interno dell’oleificio nel riscaldamento dell’acqua impiegata per la gramolatura, oppure venduto, poiché è un ottimo biocombustibile (per caldaie da riscaldamento o acqua sanitaria, termocamini, forni e caldaie policombustibili). Tra l’altro produce anche meno fumi e ceneri rispetto ad altre biomasse.