Donne in Vigna, le signore del vino della Tuscia.

Quattro donne, quattro  signore del vino, ma soprattutto quattro amiche. Sono questo le Donne in Vigna, le signore della Tuscia, che mettono insieme le forze per promuovere il territorio e la sua produzione vinicola.

Quattro donne, quattro  signore del vino, ma soprattutto quattro amiche. Sono questo le Donne in Vigna. Si incontrano per caso in un evento nell’ottobre 2019 ed è amore a prima vista. Tra loro scatta un’intuizione e una sorta di alchimia fatta di amicizia al femminile e di vino. Ed è proprio il vino il comune denominatore delle loro idee, delle loro attività e di quella che loro chiamano “promozione del territorio”.

Chi sono e cosa fanno le Donne in Vigna

Le nostre Donne in Vigna sono Giada Ceccarelli di Cantina Le Lase a Orte, Antonella Pacchiarotti che con la sua cantina omonima sta a Grotte di Castro sul Lago di Bolsena, Natalie Clarici di Terra di Marfisa a Farnese e Angela Rosa Capece di Vigne del Patrimonio a Ischia di Castro.

Sono solari, vitali ed entusiaste. Appena le incontri capisci subito che hanno una marcia in più: il potere vitale del vino e della terra, che volendo possiamo tradurlo in passione. Le abbiamo incontrate durante il Salone Enogastronomico Assaggi che si è svolto lo scorso mese a Viterbo e come in ogni evento a cui prendono parte suscitano molta curiosità. Avvicinarsi a loro per chiedere chi sono e cosa fanno diventa un obbligo, ti rapiscono letteralmente con i loro racconti, con l’amore che hanno per il loro lavoro e la loro Tuscia. Insomma, intrattenersi tra un calice e un altro non è per niente difficile.

Le Donne in Vigna ad Assaggi

Il nostro obiettivo è lavorare insieme per il territorio, il vino è il volano per parlare della Tuscia e questa diventa di riflesso promozione per le nostre etichette” – ci racconta Giada Ceccarelli –  “la filosofia che sta dietro alla nostra Rete di Impresa è proprio quello di comunicare il territorio e lo facciamo con una forza tutta al femminile”.

Il percorso delle nostre quattro vignaiole si avvia prima con un ATI – Associazione Temporane di Imprese per poi diventare una Rete d’Imprese vera e propria, modalità che le rende più forti anche da un punto di vista formale, dando loro la possibilità di agire come unica entità. In questa scelta di forma si sono susseguiti diversi eventi in due anni, che le hanno viste protagoniste insieme, il covid in mezzo che ha rallentato le procedure e poi tour enogastronomici visite guidate nelle loro cantine in giro per la Tuscia, degustazioni.

Come sottolineano le nostre Donne in Vigna: “C’è una necessità sempre più grande di far conoscere i nostri luoghi, sotto ogni punto di vista e produzione. Senza la conoscenza e la cultura territoriale non si può pretendere un turismo che funzioni, che le persone, i professionisti del settore e la stessa stampa si interessi a noi, ci cerchi e ci venga a trovare. Dobbiamo parlare sempre di più della Tuscia, far incuriosire le persone, raccontarla per farla crescere. Solo se la Tuscia diventerà un marchio importante anche i nostri vini e le nostre aziende potranno godere dei conseguenti vantaggi”.

A ben pensarci il meccanismo della promozione e del marketing territoriale è sempre la chiave di volta per far crescere il territorio stesso e la sua economia, ma soprattutto la leva giusta per trasformare il territorio e ciò che esso comprende in un brand. E per fortuna la Tuscia oggi, rispetto a qualche anno fa, gode di una luce diversa, sono stati fatti diversi passi in avanti, ci sono stati investimenti e progetti regionali che hanno messo in luce le bellezze storiche e artistiche di una larga parte del Lazio, che conserva borghi medievali, resti etruschi e romani, che produce un grande olio, dei vini che caratterizzano quell’area come il grechetto e l’aleatico, che produce tra le nocciole più buone di Italia e non solo.

Ma che cosa rende veramente forti le Donne in Vigna?  “Tra di noi esiste una rete di intenti che ci unisce, obiettivi e missoni condivise, c’è un lavoro fatto in sinergia, c’è soprattutto il rispetto del lavoro e delle opinioni altrui e la condivisione di idee. Tutto questo in nome di cià che ci accomuna la nostra terra e il nostro vino”.  

Le cantine delle Donne in Vigna

Cantina Le Lase

Il nome Le Lase che deriva dalle figure mitologiche etrusche, creature semidivine che incarnano il genio e l’ingegno. Nel 2003 è il babbo di Giada che dà il via a quest’avventura. Innamoratosi del territorio acquista ad Orte un antico casale. Sarà questo il punto di partenza del progetto Le Lase, passato poi in mano alle quattro sorelle Ceccarelli che portano i possedimenti a 6 ettari e 7 vitigni diversi allevati. Le unisce l’amore per la propria terra ed un enorme rispetto per la natura, oltre all’obiettivo di perseguire la qualità, la sostenibilità e di promuovere i vitigni autoctoni della Tuscia. Tra i loro fiori all’occhiello: lo Zefiro, Incrocio Manzoni chiamato anche Manzoni Bianco o Incrocio 6.0.13 , messo a punto negli anni 50 dal Prof. Luigi Manzoni della Scuola Enologica di Conegliano, un vino di grande eleganza, dall’aromaticità coinvolgente, fresco, sapido e persistente; segue poi il Canaiolo Nero in purezza, il Thesan, con la sua struttura è densa, un tannino ricco ma armonico, un vino interessante e di grande spessore.

Vini Pacchiarotti

Siamo a Grotte di Castro, paese della Tuscia laziale al confine con Toscana e Umbria, nel cuore della zona D.O.C. dell’Aleatico di Gradoli. Ed è proprio a questo vitigno che l’intera azienda si dedica dal 1998.   
Le vigne a circa 500 metri slm si affacciano sul Lago di Bolsena, che dona grazie al clima una meravigliosa espressione delle uve di aleatico che qui vengono qui coltivate in esclusiva con orgoglio sin da tempi remoti. Antonella è a capo di questa azienda, uno spirito forte, solare e determinato a dare un’impronta e un carattere femminile in un ambito, almeno dalle sue parti, a forte vocazione maschile. L’aleatico è la sua passione e viene declinato in diversi varianti dal classico rosso, al rosato, fino alle più temerarie e sperimentali versioni in bianco, per poi chiudere la gamma con la versione passito. Le etichette di gran contenuto sono anche molto belle e originali.


Terre di Marfisa

Il nome è un omaggio alla nonna Marfisa, nativa di Farnese, che con il suo amore e la sua passione ha legato indissolubilmente tutta la numerosa famiglia a questa meravigliosa terra nell’Alta Tuscia Viterbese. L’azienda della famiglia Clarici, si estende su 23 ettari a 380 m. s.l.m.. La produzione si incentra sul Sangiovese, il Syrah, il Vermentino, tipici di questa zona in particolare da prestare attenzione al rosato Anthaia (blend di syrah e sangiovese) e in parte condivisi con l’area sud della Toscana, una lavorazione attenta e sostenibile, un resort che fa da sfondo. E’ Natalie la signora di Terre di Marfisa questi luoghi incantevoli che sintetizzano in pieno il concetto di turismo enogastronomico, dove territorio e prodotto sono una cosa sola.

Vigne del Patrimonio

E inine arriviamo a Vigne del Patrimonio, un’interessante realtà del panorama viterbese, siamo precisamente di Ischia di Castro, in provincia di Viterbo, e il nome di questa azienda tramanda quello storico dell’attuale Provincia di Viterbo, ovvero “Provincia del Patrimonio di S. Pietro”. L’azienda sintetizza il territorio e la sua storicità, lo racconta attravers le sue forme e grazie poi ai suoi prodotti testimonia quanto i vini del Lazio sono vini di qualità. Qui le bollicine qui sono le protagoniste assolute della produzione. . Rosa Capece e Antonio Pellegrino, da sempre innamorati del vino e dello spumante metodo classico, dopo decenni trascorsi a degustarlo come esperti, decidono di produrne uno tutto loro. Tre le tipologie di spumante prodotte, che sono “Alarosa“, blend fra Chardonnay e Pinot Nero fresco e accattivante; l’”Aladoro“, Chardonnay in purezza, che dopo un lungo periodo di sosta sui lieviti, ha acquisito un bouquet di aromi ampio ed elegante; infine l’“AlaNera”, top della gamma, un brut Blanc de Noir lasciato in rifermentazione per 5 anni. Etichette che esprimono tutta la dedizione e la determinazione che Rosa e Antonio hanno riversato scommettendo sulle grandi potenzialità di questo territorio e rivalutandolo attraverso la vinificazione più difficile che esiste.

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