Abbiamo incontrato la delegata e porta voce delle Donne del Vino del Lazio Manuela Zennaro, per fare con lei un punto sulla situazione odierna del vino del Lazio. Giornalista enogastronomica, collabora con La Repubblica, dirige Excellence Magazine, appassionata e risoluta, che lascia trasparire dal tono di voce un’intenzionalità determinata a restituire alla “sua” regione il riconoscimento che merita per l’esclusività delle sue eccellenze.
Donne del vino, chi sono
Chi sono “Le donne del Vino”? In tutto il territorio nazionale, circa 1000 tra produttrici, enologhe, sommelier, giornaliste e professioniste del settore marketing e comunicazione di aziende vinicole promuovono la salvaguardia del patrimonio vitivinicolo in generale e quello dei vitigni autoctoni e rari in particolare, creando sensibilizzazione nel panorama femminile e partecipazione attraverso lo svolgimento di iniziative a livello locale, coordinate dalle delegazioni regionali.
In questo momento storico, in cui le imprese condotte da donne sono più di 200.000 e rappresentano il 28% totale delle imprese attive, si riconoscono nell’operato de Le Donne dei Vino “opportunità didattiche capaci di dare alle giovani donne di oggi stimoli e una maggiore consapevolezza delle competenze interdisciplinari richieste attualmente dal comparto del vino: dall’inglese, al marketing, dalla comunicazione digitale alla tecnica di incoming enoturistico, dall’enologia all’hospitality”.
“Le produttrici sono particolarmente attive nella formazione under 30 – continua Manuela Zennaro – offrendo borse di studio, stage, visite didattiche, laboratori, esperienze formative nelle aziende in cui operano, mentre le altre professioniste di ogni settore mettono a disposizione la propria competenza attraverso lezioni video tutorial su Youtube per imparare a scrivere un comunicato stampa, guidare una degustazione avvincente, preparare un incontro con un importatore o aumentare le vendite raccontando in modo opportuno un vino”.
Un altro progetto portato avanti da Le Donne del Vino, decorato esternamente con leggerezza, ma farcito di un importante bagaglio di tradizione internamente, è la sezione dedicata a “Le Ricette del Vino”, raccolta di abbinamenti cibo-vino, in cui la valorizzazione dei prodotti in abbinamento fa da custode alla cultura materiale italiana. Si parla del primo ricettario al mondo che parte dal vino per arrivare al cibo e insegna a preparare la cucina tipica più adatta a gustare i vini della stessa regione, facendo conoscere quel patrimonio di sapori che si fonde con sapere e caratterizza il patrimonio locale che rende ricca la nazione intera.
Eccellenze del Lazio in diritto di riscatto.
Rivolgendosi nella fattispecie al destino enoico del Lazio, Manuela Zennaro mette sotto i riflettori l’importanza e la responsabilità di cui la ristorazione regionale è investita nei confronti della promozione delle eccellenze gastronomiche ma anche enoiche, focus su cui i nostri ristoratori dovrebbero concentrarsi maggiormente. Le carte dei vini sono quasi sempre arricchite in numero maggiore da referenze delle regioni in cui le denominazioni sono, per semplificazione, “conosciute ai più”, stranieri soprattutto, cui l’attenzione dei ristoratori è rivolta in particolar modo, offrendo eccellenze che vedono i natali vicino a noi in modo marginale.
La provincia di Roma conta più di 20.000 esercizi che offrono servizio di ristorazione. Considerando l’affluenza turistica annuale solo a Roma, di cui una prima proiezione sui dati di chiusura di fine 2022 indica che la Capitale chiuderà l’anno turistico con circa 15.000.000 di arrivi e circa 34.460.000 presenze, parliamo di un’utenza di una certa importanza per le 140 cantine registrate che potrebbero godere di un rilevante ritorno di visibilità al pari delle altre regioni.
Il Lazio registra 27 DOC, e 6 IGT e 3 DOCG: Frascati, Cesanese del Piglio e Cannellino di Frascati. La storia del Frascati è antichissima e intrecciata col mito. Leggenda vuole che Saturno, fuggendo dalla persecuzione di suo figlio Giove, si nascose proprio a Frascati, l’antica Tusculum, e in cambio dell’asilo ricevuto donò al popolo di quella città l’agricoltura, ma soprattutto piantò per loro la prima vite (da cui l’appellativo “vitisator”). Già gli Etruschi coltivavano la vite nei Castelli Romani, ed è noto che i Romani amavano e producevano il vino” Tuscolano”, l’antenato del nostro Frascati.
Il nome del vitigno “cesanese” denota un’origine risalente all’epoca romana, sia che l’etimologia del nome arrivi da “cesarea” (di Cesare) o da “caesae” (luogo dagli alberi tagliati) riconducibile alla colonia romana sorta in zona, che iniziò a piantare le vigne lungo i pendii della vallata abbattendo gli alberi e riducendo le zone boschive. Ci sono testimonianze che parlano dell’interesse per il vino prodotto sul posto da parte dell’imperatore Nerva (25-100 dc). Si abbina molto bene ad agnello e carni rosse arrosto e in particolare ai piatti tipici della cucina romana: abbacchio alla romana, agnello al forno, coda alla vaccinara, porchetta arrosto; così come il Frascati DOCG con bucatini all’amatriciana, coratelle con i carciofi, spaghetti alla carbonara e con piatti di pesce saporiti o alla griglia.
L’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone è un vino famoso, non solo per la sua riconosciuta qualità, ma anche per la storia legata al suo nome; accompagna molto bene crostacei, primi piatti di mare e in generale menu a base di pesce. Grazie alla sua buona struttura, si abbina anche a carni bianche delicate. Da provare con formaggi freschi, ricotta, latticini e con un piatto di gnocchi alla romana o di bucatini cacio e pepe. Si potrebbe continuare narrando l’antica origine e storia di tutte le denominazioni sopra elencate, quella in cui i ristoratori laziali, in particolare romani che fanno da richiamo per tutta la regione, dovrebbero riconoscersi e apprezzare. Come si esalta il guanciale nei menu, si dovrebbe il Frascati, la Roma Doc, l’Aleatico di Gradoli; come la ricotta e la porchetta, così il Tuscia Violone Doc, fratello del vitigno montepulciano, e allargare il ventaglio di proposte enoiche laziali che perfettamente si abbinano ai piatti della tradizione. Chi si sente romano, viterbese, frusinate dovrebbe riflettere questo orgoglio anche nella carta dei vini, portatrice di storia, cultura e tradizioni, come abbiamo visto, secolari.
Grazie anche al lavoro e all’impegno del Le Donne del Vino Lazio, coordinate dalla Delegata Manuela Zennaro, la consapevolezza di tale patrimonio enoico regionale sta ricevendo riconoscenza dei punti di forza, base da cui partire per accogliere e cambiare comportamenti, alimentando la passione per il dettaglio e per le cose fatte bene. Che l’unione faccia la forza è un proverbio noto da sempre, per questo si invitano professionisti del settore, amatori, Consorzi, a stringere, quantomeno, un patto etico che unisca gli sforzi rivolti ad una crescita che non si intenda solo speculativa, ma che parta innanzitutto dalla consapevolezza, il resto viene da sé.