Lo scorso 7 marzo è stato presentato il primo corso di “prevenzione del sessismo” per i luoghi di lavoro con la Ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti e il presidente della Commissione Politiche UE Dario Stefàno, un progetto pensato e voluto dalle Donne del Vino per diminuire, o meglio abbattere, il gender gap. Noi di RadioFoodit ne abbiamo parlato con lapresidente delmovimento Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini.
E’ il mondo del vino che si fa promotore di un nuovo modello di futuro lavorativo, ma soprattutto di una nuova cultura del lavoro e della condivisione degli ambienti e dei ruoli professionali. Se poi la vogliamo dire tutto sono proprio le Donne del Vino le capofila di un progetto che segna il cambiamento e puntano a sfondare quello che definiscono “il tetto di cristallo del gender gap”.
Sempre più si parla di sessismo, nonostante gli anni che passano e le conquiste sociali, ul versante “femminile” pare che ci siano ancora tanti passi da fare. Sono molti i settori lavorativi dove la differenza di ruolo, retributiva e quella percepita è ancora ampia tra uomini e donne, tra questi c’è anche il comparto enologico. Le donne nel mondo del vino sono minoritarie, nei numeri e nei ruoli, in vigna e in cantina, anche se dominano i nuovi settori delle imprese enologiche: commerciale, marketing, comunicazione e turismo. Un’avanzata che fa leva sulla maggiore scolarizzazione e sull’attitudine alla relazione proprie del genere femminile. Proprio da questi fattori le Donne del Vino hanno tratto spunto per tracciare i contorni di questa situazione e pensare anche come poter prevenire problemi e approcci mentali e fisici errati. Stiamo parlando di quelle parole, gesti e immagini che creano un ambiente di lavoro poco libero e professionale che possono essere evitati grazie ad una formazione ad hoc, con il il primo corso in Italia per la “prevenzione del sessismo”, che la giornalista ed esperta Laura Donadoni sta elaborando partendo dal “Sexual Harassment Prevention Training” obbligatorio in California.
I numeri e i casi
Noi di RadioFoodit ne abbiamo parlato con la Presidente del movimento Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini e iniziamo la nostra chiacchierata proprio dando i numeri, non nel senso metaforico, ma quello concreto che ci possa far capire quanto e quale spazio occupano le donne nel mondo del vino. “Le donne guidano circa un terzo delle cantine italiane – ci spiega la Presidente del movimento – Si tratta soprattutto di aziende piccole che coltivano il 21% della SAU superficie agricola utilizzabile. Tuttavia questa terra produce il 28% del PIL agricolo per cui le imprese a guida femminile sono più performanti di quelle maschili. Le donne guadagnano meno degli uomini e salendo nella scala dei compensi e dei ruoli, quasi spariscono. Sono poche nelle vigne e nelle cantine ma presidiano -in termini di addetti e manager- i settori nuovi del vino: commerciale, marketing, comunicazione e turismo. L’avanzata femminile in questi comparti sta riequilibrando il gender pay gap”.
Mentre dal punto di vista del pubblico consumatore cosa succede? “Qualche anno fa le donne hanno raggiunto i maschi italiani fra i consumatori saltuari di vino e dallo scorso anno li hanno sorpassati anche fra i bevitori abituali (55%). I mercati asiatici hanno quasi solo buyer donne. Quando i consumatori sono donne la discriminazione finisce”, ci consola così Donatella Cinelli Colombini.
Un corso di prevenzione sul sessismo parte però anche da dati veri, casi di sessismo, di abusi e disparità professionale. Dati importanti come sottolinea la Colombini: “L’indagine fatta lo scorso anno con l’Università di Siena (Lorenzo Zanni e Elena Casprini) mostra che nelle cantine sono avvenuti, negli ultimi 3 anni, oltre il 6% di abusi denunciati. Questa è la punta dell’iceberg, come ha dimostrato l’indagine ISTAT di qualche anno fa. Le donne hanno più degli uomini un lavoro precario e questo impedisce loro di reagire alle molestie o agli atteggiamenti sessisti. A volte, soprattutto in certe culture, l’uomo macho è visto con ammirazione e quindi certi comportamenti maleducati o offensivi (anche se non illegali) vengono tollerati con disinvoltura”.
Donne del Vino contro la violenza
“Le Donne del Vino si battono soprattutto contro la violenza. Le iniziative di raccolta fondi e sostegno alle donne in pericolo sono riunite dall’hashtag #tunonseisola. In questo momento è attivo un bottone rosso nel sito che mette in contatto le donne in pericolo con le nostre avvocatesse e una raccolta fondi. Quest’ultima iniziativa si chiama ETICA che parte da tappi usati che Amorim Cork Italia trasforma in mobili di design e paga finanziano i centri antiviolenza. Qualche anno fa, se ricordate, la sommelier Donna del Vino Donatella Briosi è stata uccisa dal marito. Il femminicidio è il problema più grave e quelle che va contrastato per primo. La prevenzione dei comportamenti sbagliati, che sono la culla della violenza è, secondo noi, l’unica strada percorribile. Per questo abbiamo fatto conoscere in Italia i corsi anti sessismo che sono obbligatori in California per tutti i nuovi assunti”. Così Cinelli Colombini sintetizza la missione della battaglia aperta dalle Donne del Vino, che non si concretizza solo nel corso presentato, ma che incarna valori e ideali del loro agire quotidiano. E questo si avverte in modo palese e lo si può affermare anche con orgoglio, come fa notare la presidentessa, che all’interno delle aziende di cui le Donne del Vino sono titolari (cantine, ristoranti, enoteche) non ci sono casi di discriminazione o abusi. Forse non solo perché sarebbe un controsenso che alcune donne possano essere discriminate da quelle donne che vogliono la parità di genere, ma possiamo ipotizzare che una leadership femminile si basi su fondamenti diversi, meno statici e schematici, ma più fluidi.
E all’estero?
“Non so la percentuale di femminicidi all’estero ma presumo sia inferiore a quella italiana. Da noi il “divorzio all’italiana” per cui l’assassinio della moglie era quasi impunto, ha influito sulla situazione attuale. Sottolinea la Colombini, che continua: “Tuttavia molti elementi sono simili. In California e in Australia credevano che i wine makers donne fossero quante gli enologi uomini perché fra i vini premiati la percentuale era simile. Poi sono andate a contarle ed hanno visto che erano meno del 10%. Le donne hanno un grande talento, ma meno opportunità degli uomini per metterlo a frutto. Un altro esempio estero, che fa riflettere, riguarda l’associazione dei Master Sommelier in USA dove da anni le donne lamentavano gli abusi sessuali in occasione degli esami. La vecchia dirigenza è stata espulsa solo dopo che il New York Times ha pubblicato le foto e i racconti delle donne oggetto di violenza. (Leggi il caso)
Sessismo e odio social sul web
Altro tasto dolente sono gli heaters di cui il web è pieno e che trovano sempre modo di manifestare la loro “stupida arroganza” e limitata visione. Succede in molti ambiti, nel mondo dello spettacolo è quasi prassi trovare il “disturbatore” di turno che deve dire la sua offendendo. Il mondo del vino non è esente da questi casi, molte sommelier, giornaliste e influencer del vino sono continuamente attaccate per il loro essere donna che secondo alcuni non si sposa con il “sapere di vino”. Di non molto tempo fa è il caso della stessa Laura Donadoni, esperta sommelier e comunicatrice del vino, nonché tra le capofila di questo progetto e questo corso, attaccata sui social per il suo aspetto fisico e che ha saputo farsi giustizia. “Devo dare merito alle giornaliste donne riunite nel loro sindacato che hanno denunciato all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia il collega autore dei testi sessisti e l’Ordine lo ha punito. La stessa persona era stata denunciata da altre donne oggetto di frasi scorrette ma purtroppo la lentezza dei tribunali è un serio ostacolo nel contrasto a questo tipo di comportamenti. Purtroppo sui social e in generale sul web c’è poco da fare. Il caso della vignetta sessista della rivista francese En Magnum è un esempio chiaro (vedi la vignetta). Solo creando una cultura del rispetto e diffondendo una chiara cognizione dei comportamenti, maleducati, scorretti e illeciti è possibile sperare in un cambiamento“.
Donne del vino, il corso contro il sessismo
Quello presentato al Senato il 7 marzo scorso è il progetto con la demo, in attesa che si verifichino le condizioni necessarie per farlo partire, ovvero l’introduzione dell’obbligatorietà per tutti i neo assunti. Il corso, che potrà essere seguito online, si compone di circa 12 mini lezioni di 3 minuti ciascuna con quiz finale, per un totale di un’ora. Servirà ad avere consapevolezza di quali comportamenti creano un ambiente di lavoro sessualizzato, ovvero ciò che fa sentire obbligati i sottoposti a compiacere il capo che ha appeso il calendario con persone nude, oppure mostra un video, divertente, ma con contenuti erotici. Comportamenti che creano un clima ostile che limita la libertà delle persone e pone i rapporti su un piano diverso da quello professionale.
Come sottolinea la stessa Ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia Elena Bonetti: “Con la Certificazione per la parità di genere viene reso possibile un meccanismo di premiante verso le aziende virtuose, con sgravi e premialità. Auspico che il mondo del vino e in genere il settore agricolo diventino sempre più esempi di questo grande cambiamento nella cultura del lavoro. Un cambiamento vettore di sviluppo che vede protagoniste le donne e che farà risalire l’Italia dagli ultimi posti in Europa nel gender gap fra i Paesi europei». Elementi sociali ed economici su cui insiste anche il Senatore Dario Stefàno: «L’Unione Europea chiede il massimo impegno nel contrasto alla discriminazione di genere. Tale diseguaglianza è un freno al rilancio del Paese anche perché costa all’Italia 89 miliardi l’anno, il 6% del Pil. La valorizzazione delle donne è la risorsa inespressa da mettere in campo per accelerare la ripresa, soprattutto nel vino. Il settore agricolo riceve consistenti aiuti europei e nei bandi collegati al PNRR può trovare risorse aggiuntive per gli investimenti. La diffusa applicazione della norma sulla Certificazione di genere, può mettere le ali alle aziende dove la disparità tra uomini e donne è stata cancellata. I corsi di “Prevenzione al sessismo” proposti dalle Donne del Vino potrebbero essere un elemento importante per abbattere discriminazioni e diversità».