Ieri mercoledì 10 gennaio, presso la sala stampa della Camera dei deputati, è stata presentata la proposta di legge dal titolo ‘Obbligatorietà della doggy bag’. Lo stesso giorno l’Osservatorio Waste Watcher International rende noti i dati secondo cui un italiano su 2 (il 47% degli intervistati) chiede di trovare la doggy bag di default al ristorante. E raccomanda non chiamatela doggy bag.
Ieri, mercoledì 10 gennaio, presso la sala stampa della Camera dei deputati, alle 14.30, Giandiego Gatta, deputato di Forza Italia e responsabile nazionale Dipartimento pesca e acquacoltura del partito azzurro, con il presidente dei deputati di Forza Italia Paolo Barelli ha presentato la proposta di legge dal titolo ‘Obbligatorietà della doggy bag’ insieme ai Circoli per l’ambiente e della cultura rurale.
La proposta di legge sulla doggy bag
La pratica della Doggy Bag è in uso da tempo negli Usa, in Europa è obbligatoria già in Francia e Spagna. Introdurla anche in Italia dovrebbe essere un atto di buon senso che aiuterebbe a contrastare lo spreco alimentare di cui si parla tanto e avrebbe anche una finalità sociale e solidale. “L’obiettivo della proposta di legge –spiega il deputato – è quello di contribuire a contrastare lo spreco alimentare, uno degli obiettivi fissati nell’Agenda Onu 2030. In Italia, secondo i dati della Fondazione Bdfn, ognuno di noi spreca 65 kg di cibo pro-capite l’anno, per comportamenti sbagliati nel consumo, in casa e al ristorante”.
I dati sulla doggy bag di Waste Watcher International
Sempre ieri l’economista e divulgatore Andrea Segré, fondatore del movimento e della campagna Spreco Zero, rende pubblici i nuovi dati dell’Osservatorio Waste Watcher International: un italiano su 2 (il 47% degli intervistati) chiede di trovare la doggy bag di default al ristorante e uno su 3 (il 32%) consiglia di dotarsi di bag riutilizzabili ed eco-compatibili, i 26% inoltre suggerisce ai ristoratori di fornire un opuscolo con consigli per il consumo a casa degli avanzi e creazione di nuovi piatti a partire dal cibo avanzato, solo una minima parte dei consumatori italiani – il 5 % – suggerisce di ridurre le porzioni servite e solo il 3% sostiene che non accetterebbe di portarsi a casa il cibo avanzato. I dati Waste Watcher International del 2023 stimano uno spreco domestico pro-capite settimane di 500 gr circa, e i tempi sono maturi perché questa pratica diventi consuetudine nei ristoranti italiani, senza bisogno di chiederla, come una buona pratica comune.
E fa anche una importante raccomandazione: “Non chiamiamole doggy bag (borse per il cane) – spiega– perché si rischia di togliere valore al gesto del recupero del cibo e di scoraggiare il recupero. Con il Ministero dell’Ambiente, qualche anno fa, abbiamo proposto il termine family bag, che restituisce una visione anche domestica della prevenzione dello spreco alimentare“.
Come fare per non sprecare?
La parola chiave è “prevenzione”, cioè evitare di lasciare gli avanzi nel piatto. Si pone in più un problema di cui nessuno parla: chi paga i costi del bag? Se vogliamo essere sostenibili dovrà essere in materiale perfettamente riciclabile, se è a totale carico del ristoratore la vedo assai difficile. Mentre se la deve pagare il consumatore, con l’incremento dei costi, è ancora peggio. Per evitare costi troppo elevati nella fornitura della family bag un’idea condivisa dal 32% degli intervistati è proporre confezioni, buste che possono essere riutilizzate dal cliente (ad esempio sacchetti di stoffa). Prima di presentare questo tipo di progetti bisognerebbe interrogarsi perché finora gli altri non hanno funzionato.
Il prossimo 5 febbraio, Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, durante l’evento ufficiale di Roma sarà lanciato il nuovo Osservatorio sugli sprechi nella ristorazione italiana, attraverso la app istituzionale Sprecometro, scaricabile gratuitamente da tutti”.