Il Salotto d’intervista è un momento di approfondimento sulla notizia della settimana della rassegna stampa settimanale del podcast GRFood disponibile su Spreaker, Spotify e in streaming sulla App di Radio Food. La notizia di cui parliamo è la situazione della dieta vegana in Europa ed in Italia a partire dal numero dei ristoranti dichiarati vegani e continuando con la diffusione di prodotti Plant Based nel commercio, l’argomento è stato discusso con la direttrice responsabile di Funny Vegan Sonia Giuliodori.
La classifica dei ristoranti vegani in Europa e la diffusione di prodotti Plant Based
Un articolo del Sole 24 ore del 7 aprile intitolato “Dieta vegana in Europa: Londra in cima alla classifica, Milano 21esima” ha mostrato la classifica stilata dal sito “loveholidays” di 50 città più a misura di dieta vegana basandosi sui 4 criteri: numero di ristoranti vegani, numero di negozi e festival plant based in ogni città e numero di ristoranti con una stella Michelin Verde, un riconoscimento per i ristoranti sulla base delle loro pratiche sostenibili e d’innovazione.
Come anticipa il titolo dell’articolo, il primato è della capitale inglese con 194 ristoranti vegani, 81 negozi plant based e 3 festival completamente vegetali che ospiterà nel 2023. Londra è seguita da Parigi (95 ristoranti vegani e 6 con una stella Michelin Verde) e Berlino (primato europeo di 7 stelle Michelin Verdi), ma dove sono le città italiane?
Milano è al 21esimo posto con 32 ristoranti vegani mentre Roma è al 26esimo con quota 19, un risultato positivo perché accanto alle grandi capitali europee nella top 30 ma che si spera possa migliorare.
L’argomento è stato affrontato nell’intervista con Sonia Giuliodori.
Chi è Sonia Giuliodori
Dalle origini marchigiane fino a Milano, Sonia Giuliodori è laureata in scienze della comunicazione e, dopo aver lavorato in varie agenzie ed uffici stampa, ha deciso di intraprendere una nuova strada, sfruttando le sue conoscenze in comunicazione e marketing, creando e diffondendo un nuovo modo di fare comunicazione basato interamente sull’argomento del cruelty free.
Al momento, è responsabile della direzione editoriale del magazine Funny Vegan, primato giornalistico italiano per il vegan life style.
Sostiene e divulga l’Antispecismo e lotta per i diritti universali che andrebbero riconosciuti a qualsiasi essere senziente.
AF: “Questo trend in crescita possiamo definirlo una benedizione un po’ per tutti, in primis per chi ne fa motivo di voce da anni come voi ma anche per chi, come me, non è né vegetariano né vegano ma ha sempre creduto nella possibilità di una filosofia inclusiva che permetta un consumo di cibo più sano. I dati parlano di una crescita esponenziale del 10% ogni anno su prodotti di gastronomia a base vegetale. Voi come leggete questo?”
SG: “Sicuramente in modo positivo perché introdurre alimenti vegetali significa includere nella propria alimentazione ingredienti come frutta, cereali, verdure e legumi. Avere una dieta sempre più variegata, cosa che consigliano anche i nutrizionisti, quindi è per forza un trend positivo. Inoltre devo dire che è un mondo che si è decisamente allargato; i primi prodotti vegani in commercio, erano dedicati solo ad una determinata categoria mentre adesso sono più o meno sulla tavola di tutti perché i consumatori sono curiosi e la curiosità è un bene perché ci avvicina a nuovi cibi e sapori e ci fa ampliare le nostre abitudini alimentari. Poi alla fine siamo consapevoli che questi sono prodotti che fanno bene sia all’ambiente sia alla nostra salute quindi aumentarne il consumo nella nostra dieta è solo positivo.”
AF: “È questo il grande e prezioso valore dell’inclusività. Non solo quindi sposare questa dieta per motivi etici ma anche per motivi di salute perché variare la propria alimentazione fa bene al pianeta ed a noi stessi. Questa è una consapevolezza che pian piano si sta allargando, forse anche nell’ambito della comunicazione; stiamo spingendo molto su questi valori e di conseguenza ovunque si iniziano a trovare questi prodotti che prima erano di più difficile reperibilità.”
SG: “Assolutamente. Stiamo assistendo per esempio sui social dove c’è tanto fermento sull’argomento, ma anche in televisione. Le aziende si stanno muovendo sempre di più verso questa selezione, anche linee che prima avevano solo prodotti di origine animale stanno includendo delle linee di prodotti plant based accanto alle loro classiche. C’è quindi un boom di comunicazione che permette ai consumatori di vedere questi prodotti più vicini a loro, anche la comunicazione è cambiata a livello packaging che sono più allegri ed accattivanti, rendendo più facile l’avvicinarsi a questi prodotti che prima venivano visti come tristi, punitivi e poco saporiti. Adesso c’è una scelta molto più ampia, un prodotto per esempio che ha spopolato sono i burger vegetali infatti sono i più facilmente reperibili anche nelle più note catene di fast food.”
AF: “Secondo la ricerca, i dati di Unione Italiana Food dicono che i burger vegetali vengono acquistati regolarmente da 1 italiano su 2 a prescindere dalla sua linea di pensiero e di alimentazione. Forse è anche l’idea del cibo pronto che, in un mondo più veloce, diventa una alternativa più pulita, comoda e saporita come dicevi prima tu. Un’altra riflessione che vorrei fare con te è sull’argomento etichetta perché, l’80% dei consumatori, dichiara di acquistarli anche perché l’etichetta è molto chiara e quindi li rende sempre consapevoli di quello che stanno acquistando e mangiando. È sempre stato così?”
SG: “Sulla questione etichetta si può aprire un dibattito molto ampio, anche alla luce di tutte le nuove proposte che tendono a mettere un veto sulla diffusione dei prodotti vegetali perché ci sono tante polemiche: una per esempio è quella sul latte di soia che non può essere chiamato latte ma va chiamato bevanda. Dalle ricerche però emerge che sia un falso problema, penso che i consumatori di oggi siamo abbastanza istruiti ed in grado di distinguere un prodotto vegetale da uno non. I prodotti vegetali hanno delle etichette molto chiare e precise nell’indicare gli ingredienti o nel segnalare che sono 100% vegetali quindi è impossibile confondersi ed i dati che abbiamo a disposizione, come dicevi anche tu prima, confermano.”
AF: “Come vedi il futuro di questo mondo nei prossimi anni? Se avessimo parlato una decina di anni fa di un’esplosione a favore di questa tipologia di consumo, probabilmente sarebbe stata prevedibile ma non tanto auspicabile. Oggi invece come lo vedi il futuro?”
SG: “Sempre più inclusivo. Alla fine a tavola c’è posto per tutti, ci sarà sicuramente un aumento delle tipologie di prodotti 100% vegetali che entreranno nelle nostre tavole. Per esempio, sulla carne stampata in 3D si stanno facendo dei grandi passi avanti e ci sono tante alternative sia di prodotti pronti, perché questo aiuta sicuramente a facilitare il mercato del consumo. Aumentano le richieste ed emerge anche la voglia di impattare meno sull’ambiente, i consumatori sono sempre più favorevoli quindi vedo un futuro dove questi prodotti saranno sempre più presenti, diventeranno la normalità e dal mio punto di vista spero, ma mi sembra che stia andando bene, che si stia andando verso una maggiore consapevolezza nel consumatore e soprattutto nelle nuove generazioni del dover ridurre il consumo del cibo d’origine animale, soprattutto quello che proviene da allevamenti intensivi. Ci sarà sempre chi vorrà consumare carne, latte, formaggi, ecc.. ma spero lo faccia attingendo da fonti più sostenibili pagandolo anche di più perché deve esserci il giusto prezzo, il fine quindi è ridurre la provenienza da allevamenti intensivi che stanno creando danni irreversibili all’ambiente. Le nuove generazioni sono la nostra speranza perché in loro il messaggio sta andando bene, soprattutto grazie ai social che hanno davvero veicolato bene le notizie su quel che effettivamente accade in questi ambienti anche tramite inchieste. Il futuro quindi lo vedo molto più inclusivo a tavola. Proprio ieri vedevo a proposito del Carbonara Day una nota marca, a cui non faccio pubblicità ma che è molto conosciuta, che ha lanciato questo video inclusivo di una carbonara che potesse essere mangiata da tutti i bambini di una scuola; non so se hai visto il video ma è molto carino, mostrava come si può creare una carbonara inclusiva anche se, qui in Italia, la carbonara è un piatto che genera sempre molta polemica. Questa azienda ha lanciato un messaggio fortissimo mostrando questo papà chef che studia una carbonara che possa essere mangiata magari anche da chi è di un’altra religione e magari non può mangiare maiale, da chi è vegetariano, vegano, creando appunto questa carbonara esclusiva perché il centro è appunto quello che stiamo andando verso una cultura sempre più inclusiva ed accogliente anche a tavola permettendo a tutti di mangiare tutto. Lo vedo così il futuro.”
Andrea Febo conclude con Sonia Giuliodori ringraziandola per aver affrontato questo argomento con molta apertura mentale perché è sempre meglio avere più porte aperte sull’argomento.
Ascoltate il podcast del GRFood per ascoltare l’intervista completa disponibile su Spreaker, Spotify e sull’App Radio Food.