Sapevate che il Giro d’Italia da quest’anno si può fare anche restando seduti a tavola? A chi sperimenta per la prima volta itinerari del genere consiglio di impugnare coltello e forchetta, ma ai più esperti basterà scalare la vetta a mani nude.
Immaginate di dover raggiungere la cima di una montagna dove al posto della neve fonde una lava di montebore, ai piedi del masso un bosco popolato da ciuffi di asparagi pugliesi e laddove scorrono i fiumi, ruscelli dorati di olio extravergine di monocultivar taggiasca. Non sto dando i numeri, ma cerco di regalarvi l’immagine stampata nella mia memoria di ciò che è avvenuto martedì alla presentazione della nuova Pizza Eataly presso la sede di Roma.
Il Progetto
Una maratona di gusto estremo che ha percorso lo stivale da Nord a Sud, passando per le città che in Italia ospitano un punto vendita Eataly. L’idea nasce in collaborazione con Slow Food Italia per omaggiare i territori a cui appartiene ogni singola città e i prodotti che li caratterizzano. Non prodotti qualsiasi, ma Presìdi Slow Food, che più di altri raccontano le storie, le tradizioni, le ricette antiche e le persone.
Prima di inaugurare il tour d’Italia, Francesco Pompilio, il pizzaiolo corporate di Eataly, ci ha introdotto alla filosofia con cui ha ideato la nuova ricetta, ricordandoci i quattro pilastri su cui si basa la ricerca per una pizza di eccellente qualità: la filiera con i suoi produttori, la lavorazione con i mestieri artigiani, la leggerezza conferita dalle materie prime selezionate e la democraticità di questo piatto, che deve sempre poter essere accessibile a tutti.
Con queste – ottime – premesse e con la presentazione di alcuni produttori presenti in sala (Coccia Sesto, Azienda Pitzalis Bruno e La Mola) ci accomodiamo al tavolo sociale, pronti a domare l’appetito!
Le Pizze
Si parte dalla regina delle pizze, l’intramontabile Margherita, nella versione originale di Eataly, dove troviamo polpa 100% italiana Antonella, fiordilatte del caseificio di Eataly ed olio extravergine Roi. Unica nell’impasto e sempre attuale… anche se è outsider, il primo posto va a lei di diritto!
Sarà l’unica rossa del nostro lungo viaggio, costellato invece da ben nove tipologie di pizze bianche… ci domandiamo se questa montagna da scalare non sia piuttosto un Everest da temere!
Ad aprire gli onori di casa, la pizza Roma: nata dall’unione della susianella viterbese, storico presìdio Slow Food del Lazio derivato dalla lavorazione di cuore, fegato, pancreas, pancetta, guanciale, del pecorino caciofiore Gennargentu e della bufala di Eataly. Il tutto esaltato dall’olio extravergine Sabina “La Mola”. Davvero sfacciata!
Dal centro si vola al nord, e atterriamo a Milano: preoccupati dalla presenza della pancetta steccata Bertoletti, distesa in abbondanza sul Pannerone di Lodi Carena e condita con olio evo del Garda DOP Avanzi, ci ricrediamo al primo boccone. Inaspettata e più leggera del previsto!
La staffetta prosegue verso il Piemonte dove una Torino elegantissima ci inebria del profumo del Montebore Vallenostra filante, fiordilatte, patate e olio Roi. Per i più temerari.
Con la Genova, la strada si fa in salita. Ma con le sue acciughe dissalate, il fiordilatte Eataly, la toma di pecora brigasca Il Castagno e il basilico genovese, conquista il terzo posto tra le tonde finora assaggiate. Zena, la Superba!
La semplicità de la Trieste ci concede ad una – apparente – “tregua”. L’impasto della nuova pizza Eataly – sublime a mio parere – lascia momentaneamente spazio ad una focaccia più bassa e croccante, ma altrettanto leggera, accompagnata da prosciutto San Daniele Dok dall’Ava e Montasio fresco Ca Form. Genuina e democratica!
Il traguardo è ancora lontano, ma nei sorsi della prima birra in degustazione, una golden ale 5° prodotta nel birrificio Eataly, riponiamo le speranze per arrivare sani e salvi a chiudere il Giro più buono d’Italia!
E’ tempo di rimboccarsi le maniche e di assaporare la Piacenza. Inganna il pattern rosso e bianco della Mariola, uno dei salami più tradizionali della Bassa parmense che si sposa in modo inaspettato – poiché equilibrato – al combo fiordilatte Eataly e caciotta tenera Valsamoggia. Le note intense dell’olio extravergine DOP Brisighella, sanciscono senza dubbio un matrimonio azzeccato!
Con la Forlì il gioco si fa più duro del previsto. I camerieri sdrammatizzano, ma noi siamo visibilmente impauriti. Secondo me è la “pizzificazione” dell’abbondanza, non manca davvero niente. Forse c’è anche troppo: fiordilatte Miracolo a Milano, ravaggiolo dell’appennino tosco-romagnolo, salsiccia di mora romagnola Zivieri, patata emiliana, e – di nuovo – olio extravergine Brisighella. Una sfida che non può essere abbandonata, ma ahimè, non raggiunge il podio.
Ne mancano solo due all’orizzonte. La gola chiede idratazione e noi l’assecondiamo con nuovi assaggi di birra. Questa volta una bitter ale 4°, sempre made in Eataly, leggermente dorata e con un finale amaro ci prepara ad affrontare la città di Dante.
La Firenze sprigiona allegria, è colorata, stimola la nostra curiosità e, nonostante gli otto assaggi che l’hanno preceduta, non ci lasciamo sconfiggere dalla sazietà. Con gesto eroico afferriamo il nostro penultimo spicchio, arricchito dal presìdio Slow Food della Mortadella di Prato Marini, dal pecorino toscano DOP Il Fiorino e infine un riccio di cavolo nero toscano (seppur troppo bollito). Davvero birichina…il secondo posto, è il suo!
Dopo Firenze, è la volta di Bari. Formidabile all’aspetto, esplosiva al gusto, ci lasciamo sorprendere dalle nuvole di burrata sopra il capocollo di Martina Franca Santoro, dall’asparago pugliese e dall’intensità dell’olio extravergine De Carlo. In una parola, esagerata!
Il nostro Giro d’Italia tra i Presìdi Slow Food termina qui, dove nessuno è sconfitto ma tutti sono vincitori. A partire dagli astanti, affaticati ma soddisfatti, i prodi pizzaioli di Eataly che ogni giorno permettono ai propri clienti di sperimentare nuove combinazioni e le piccole aziende che vedono i loro prodotti degnamente valorizzati.