Contrada Govinda a Milano il nuovo locale di Davide Longoni e Tommaso Melilli parla diverse lingue e lo fa sotto a un portico bramantesco, attingendo dall’orto degli Hare Krishna gli ingredienti per un’elegante cucina vegetale.
Condividere storia, gusto e spiritualita’
Sono stata da Contrada Govinda un paio di settimane fa, divertendomi tra le portate di un menu che cambia allo scoccare dei 7 giorni. Siamo a Milano, a pochi passi dal Duomo, zona di boutique e uffici ma anche di storia e spiritualità. E’ in via Valpetrosa infatti, nel magnifico palazzo cinquecentesco della Casa dei Grifi, che a inizio degli anni ’80 il movimento Hare Krishna apre il Centro Culturale Govinda, collocandovi il tempio e diventando un riferimento per socə e devotə della religione induista a Milano. Già allora, il movimento aveva trovato nella condivisione del cibo lo strumento per includere e farsi conoscere, attraverso una cucina accessibile e priva di ingredienti animali. Una vocazione che Davide Longoni ha voluto mantenere per il suo nuovo punto vendita, divenuto oggi panificio, pasticceria e ristorante vegano-vegetariano. L’idea di proseguire su questa strada Longoni l’aveva già da tempo, ma è nel 2019 che si consolida, grazie all’incontro con Tommaso Melilli, cuoco e scrittore cremonese che, come lui, rientrava dall’edizione di Vini e Vignaioli di Parigi. Ed ecco che l’intesa tra il panificatore lombardo e l’oste di brigate francesi si affianca alle difficoltà del Centro Culturale a rischio di chiusura, concretizzandosi due anni dopo in Contrada Govinda.
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Da Contrada Govinda, Cucina è Contaminazione
In questo modo fedeli, osti e clienti convivono in equilibrio attorno a un progetto gastronomico che mette tutti d’accordo, mantenendo le regole di una cucina ayurvedica – priva di cipolla, carne, pesce, uova, alcol – a base di piatti vegetali elaborati con i prodotti dell’orto che gli Hare Krishna coltivano poco fuori Milano. Badate bene però, qui non si viene per mangiare indiano ma per scoprire come l’India viene reinterpretata attraverso le cucine di altri paesi. Pkhali da spalmare sul pane, riso basmati di Biella al cartamo su foglia di banano, il ripieno dei tortelli di zucca, finocchi alla puttanesca, minestra di roveja al latte di cocco e mela cotogna, ganache al cioccolato, giuggiole e peperoncino: sono solo alcune delle proposte che ruotano – a seconda del periodo – nel menu di Contrada Govinda, a sottolinearne la forte derivazione dalla tradizione popolare e contadina vegetariana di molti territori a noi comuni. A sostituire la carta di vini e alcolici, un’interessante proposta di kombucha, nettari di frutta di Marco Colzani e cocktails firmati Jonatan Ferri Abarbanel.
L’intrigo degli ingredienti riporta piacevolmente agli odori di cucine distanti, esotiche, speziate. E non potrebbe essere diversamente per questa locanda resa viva da uno staff internazionale (Georgia, Venezuela, India e Italia) il cui lavoro lascia spazio alla sincresi e al gioco di sapori vicini e lontani, italiani e mediorientali.