In questi giorni di lockdown si parla sempre di supermercati, di lunghe file da affrontare tra chat e sospiri, sguardi interrogativi di chi sta a un metro da noi e della gincana tra scaffali, banchi del fresco e frigoriferi che somigliano sempre più a una mission impossible settimanale per alcuni, quotidiana o quasi per molti. Ma perché ci ostiniamo a fare la spesa al supermercato?
“Perché troviamo tutto quello che serve” (scusa che non regge se ci andiamo ogni giorno), “perché ci sono le promozioni”, “perché si risparmia” e così via. I motivi sono tanti, tutti legittimi. A questi aggiungiamo anche il non aver mai preso in considerazione i piccoli negozi, le botteghe di quartiere.
Botteghe queste sconosciute
Esistono anche loro ed in questo frangente sopravvivono con difficoltà rispetto alla GDO, che vive un momento di gloria vera. Le botteghe di quartiere sono un’alternativa molto più che valida per la nostra spesa, specialmente se parliamo della dimenticanza, delle piccole cose quotidiane che ci impongono a uscire più spesso, come il latte, il pane, il formaggio fresco o l’etto di mortadella di cui ci viene improvvisamente voglia. A soddisfare i nostri palati ci sono proprio questi piccoli regni, che oggi più che mani vanno tutelati, proprio per non farli soccombere.
Sono punti di riferimento per il quartiere, basta svoltare l’angolo e sono lì che aspettano, con il sorriso di chi le conduce. Si trova sempre poca e ordinata fila e, quando vivevamo tempi “normali”, fare la spesa davanti al banco del salumiere o all’enoteca di riferimento era anche il momento conviviale dell’assaggio, del consiglio di cucina, lo scambio di ricetta. La bottega, di qualunque genere essa sia, è comunità, è calore ed è bella per questo. Ha nel suo piccolo tutto quello che non trovi al supermercato.
La particolarità dei prodotti
La grande bellezza di questi negozi è nei prodotti: tutti (o quasi) selezionati a Km0, dal fornitore di fiducia, di piccole aziende locali o delle chicche che non si trovano altrove. La parola qualità diventa concreta e si accompagna alla diversità, la differenza è tangibile con il prodotto di marca da grande distribuzione. Qui si trova il sapore del formaggio, della ricotta di pecora che è arrivata la mattina, i tanti tipi di pane, le confetture delle suore. La bottega ci prende per la gola e se ci conquista non la si abbandona poi così facilmente, ci si approda come in un porto sicuro, anche senza la promozione che acchiappa.
#facciospesainbottega
Proprio in virtù di tutti questi valori è necessario riscoprire le botteghe, farle vivere ora e sempre. Ne sa qualcosa La Pecora Nera editrice, già da molto tempo sostenitrice di queste realtà anche con una campagna social #facciospesainbottega. E come sottolinea Simone Cargiani, anima e ispiratore della casa editrice: “C’è bisogno di una maggiore cultura delle botteghe, capaci di alimentare nel vero senso della parola la diversità enogastronomica. Questo dipende in larga parte dagli stessi esercenti, che devono saper cercare il prodotto, conoscerlo, studiarlo e soprattutto saperlo raccontare. Solo così, grazie a questo storytelling informale il cliente si innamora del prodotto e l’esercente diventa un promotore di cultura. Fare la spesa in bottega diventa un’esperienza”.
Tutelare e valorizzare questi micro-mondi significa anche, e di conseguenza, alimentare le micro imprese, le piccole aziende locali, che trovano nei negozi specializzati, nelle cosiddette botteghe la loro vetrina e i loro consumatori. Un concetto da sillogismo aristotelico.
Oggi come oggi questa riscoperta è necessaria non solo per un evidente romanticismo, per una qualità tanto cercata e finalmente ritrovata, ma molto più semplicemente per una maggiore funzionalità dell’operazione spesa. Evitiamo il disagio delle lunghe file ai supermercati, eletti a luogo privilegiato per fare provviste e diamo respiro alle botteghe di quartiere, già sotto pressione dalla competizione con la GDO e l’offerta on-line e ulteriormente penalizzate da una minore esposizione mediatica e una percezione errata che li vede come spazi piccoli e poco sicuri.
ColliGo
Ecco che a favore delle piccole e medie botteghe arriva “ColliGo – Ritira la spesa in sicurezza”. Un progetto senza fine di lucro e open-source sviluppato sotto la supervisione di Andrea Vitaletti, Prof. Associato alla “Sapienza” di Roma e in collaborazione con La Pecora Nera Editore.
“L’idea nasce da un mio post su Linkedin, un post di riflessione su come le abitudini di consumo stanno cambiando e di come siamo rassegnati a stare in fila per fare la spesa. Uno scambio di battute, di opinioni e il progetto prende forma” il prof. Vitaletti ci spiega così la genesi di “ColliGo”.
Un sito (colligo.shop) e un app facilmente fruibili che mettono in contatto la bottega con il cliente, in un rapporto privato e gestito in modo autonomo con l’obiettivo di prenotare la spesa, il giorno e l’orario di ritiro evitando così file e ottimizzando i tempi degli spostamenti.
Come funziona ColliGo
Come si fa tutto ciò? L’esercente ha la possibilità di iscrivere nel sito il proprio negozio e geolocalizzarlo, fornendo poi canali di contatto (Messenger, Whatsapp, numero telefono) il cliente che ha scaricato l’app, sceglie la sua bottega e si mette direttamente in contatto, ordina la spesa e concorda la modalità di ritiro e di pagamento. Chi ha lavorato al progetto – e tra questi professionisti, studenti ed ex studenti del professore – ha pensato a un sistema non macchinoso, che prevede per il bottegaio la gestione dell’intero processo con il solo utilizzo del cellulare per comunicare promozioni, listini, offerte e tutto quello che riterrà opportuno con le metodologie più disparate quali video, foto, testi e via dicendo ed in piena libertà.
“Un progetto funzionale, di valore e anche di tutela” sottolineano i suoi ideatori, che sicuramente anche a fine quarantena manterrà intatta la sua mission e la sua utilità.