Coldiretti e la marcia all’EFSA contro la carne coltivata

EFSA, Coldiretti e interessi pseudo-scientifici: cause, conseguenze e incongruenze della parata del sindacato partita da Parco 1° Maggio, a Parma, e giunta alle porte di un ente scientifico indipendente.

“La carne coltivata e altri cibi prodotti in laboratorio non possono essere messi ancora in vendita. A dirlo non è solo la Lega, come ha sempre fatto, ma anche gli esperti del Tavolo interministeriale sul novel food, come spiega oggi il prof. Andrea Fabbri. È la dimostrazione che abbiamo fatto bene a voler approvare una legge che impedisce la produzione e la commercializzazione in Italia di questi prodotti. Finché la scienza non avrà risposte chiare su questi alimenti, noi tuteleremo la salute dei consumatori italiani”.

Queste le parole del vicepresidente del Senato e senatore della Lega Gian Marco Centinaio. Per chiarire i riferimenti, il “Tavolo interministeriale” che menziona è composto da cinque membri di nomina politico-istituzionale e cinque appartenenti alla Fondazione Aletheia, un think tank il cui direttore dirige un centro studi affiliato a Coldiretti e che ha la stessa sede dell’associazione.

La legge a cui fa riferimento, invece, è la n. 172/2023, ovvero quella che all’Art. 2 recita:

Sulla base del principio di precauzione di cui all’articolo 7 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, è vietato agli operatori del settore alimentare e agli operatori del settore dei mangimi impiegare nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o distribuire per il consumo alimentare ovvero promuovere ai suddetti fini alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati.

Le dichiarazioni di Centinaio sono sostanzialmente tautologiche e, se avrete il piacere di continuare a leggere, scoprirete perché.

Il 19 marzo, a Parma, a ridosso delle dichiarazioni precedentemente riportate, si è svolta una manifestazione organizzata da Coldiretti che ha visto sfilare 20000 persone da Parco 1° maggio alla sede dell’EFSA.

La natura delle due parti in causa

L’EFSA è l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, un ente indipendente di consulenza scientifica istituita in Europa per distinguere il management politico dall’assessment scientifico; si occupa, dunque, della valutazione del rischio e non della sua gestione, compito della Commissione europea. Per dirla in soldoni, non spetta all’EFSA emanare leggi e direttive sui risultati delle sue indagini scientifiche, ma alla Commissione.

Coldiretti, invece, è un’organizzazione sindacale di agricoltori e allevatori a livello nazionale ed europeo che, per sua natura, cerca di fare gli interessi di coloro che ne fanno parte, ed attualmente porta avanti la stessa linea politica del Ministero dell’agricoltura italiano.

Il sindacato a Parma ha avanzato diverse richieste: la tutela della salute dei cittadini, un maggiore sostegno agli agricoltori da parte dell’Europa, una pace che vada oltre le guerre commerciali e militari, una minor burocratizzazione e, soprattutto, controlli più stringenti sui novel food, quegli alimenti che in Unione Europea non sono ancora commercializzati e che devono essere approvati dall’EFSA prima di poter entrare nel mercato europeo. Nella fattispecie, i “controlli più stringenti” sono richiesti per la carne coltivata, menzionata anche nelle parole di Centinaio, e si intende l’obbligatorietà di studi preclinici e clinici, ovvero quelli che si riservano ai farmaci e che in altri casi vengono richiesti solo se realmente necessario.

Un rischio… immaginario

La carne coltivata è oggetto di numerose critiche da diversi anni, perché si sostiene che possa rappresentare un rischio per la salute dei consumatori, per la tradizione gastronomica italiana e per le aziende. Ma questo rischio oggi è ben lontano dal presentarsi sulle tavole degli italiani, ed in ogni caso non sarebbe approvato da sprovveduti.

Numerose sono le aziende che hanno iniziato a studiare questa tecnologia che permetterebbe di produrre alimenti di origine animale attraverso la proliferazione di colture cellulari, ottenendo importanti risultati in termini di sostenibilità, impatto ambientale e un radicale miglioramento del benessere animale. Tra queste start up, l’unica che ha fatto richiesta di entrare nel mercato europeo attraverso l’autorizzazione dell’EFSA è stata quella produttrice di foie gras, il fegato d’oca, che non potrebbe indubbiamente pareggiare i livelli di consumo della carne avicola, suina o bovina. Qualora, però, le richieste dovessero aumentare e l’EFSA dovesse approvare questa produzione, la legge n.172/2023 non potrebbe vietare effettivamente la commercializzazione in Italia dei prodotti a base di carne coltivata, perché va contro il principio della libera circolazione delle merci.

La risposta dell’EFSA

Non è in dubbio, dunque, la tutela dei consumatori e della loro salute, ed EFSA lo ha messo in chiaro con un comunicato pubblicato in seguito alla manifestazione, a questo link.

Non verranno modificate le procedure di autorizzazione previste, anche perché le istanze nazionaliste e proibizioniste messe in campo da Coldiretti dovrebbero essere portate davanti a politici che vanno contro i loro interessi. Ed è anche per tutte queste motivazioni che, in apertura, definivo le parole del senatore della Lega ripetitive.

La risonanza mediatica

Per primi, sui social ne hanno parlato Michele Antonio Fino (Professore di Fondamenti del Diritto Europeo, Food Law ed Ecologia Giuridica presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo) e Beatrice Mautino (Biotecnologa e divulgatrice scientifica), entrando nel dettaglio e andando ad approfondire le storture presenti nella composizione del tavolo interministeriale e nell’obiettivo degli associati.

In seguito, il parlamentare Benedetto Della Vedova di +Europa, ha depositato un’interrogazione parlamentare chiedendo chiarimenti sui criteri di scelta e indipendenza della componente scientifica del tavolo interministeriale istituito per valutare l’impatto della commercializzazione della carne coltivata.

Per concludere

Dopo aver analizzato queste incongruenze, può essere utile chiedersi: perché si richiedono maggiori tutele per un alimento che non esiste ancora, chiedendo ad un ente indipendente di corroborare le proprie tesi, e parallelamente si persiste con la negazione di evidenze scientifiche che riguardano la pericolosità del vino, la bevanda alcolica più presente sulle nostre tavole?

E poi: in occasione dell’incontro Insieme per l’ascolto, tenutosi a Napoli il 12 marzo, ma anche nell’evento di cui abbiamo parlato, è stato urlato a gran voce e ripetuto attraverso bandiere e slogan che si sta dalla parte dell’Europa. Sorge spontanea la necessità di mettere in chiaro i presupposti: di quale Europa si sta parlando?

Che Ramadan d’Egitto!