Domani, sabato 2 settembre, si celebra la Giornata Mondiale del Cocco, frutto simbolo dell’estate con la sua freschezza da gustare anche sotto l’ombrellone.
In estate ne apprezziamo la freschezza in spiaggia sotto l’ombrellone, ma lo gustiamo anche in deliziosi cocktail durante le sere più calde e lo troviamo in alcune pietanze per dare quel tocco di sapore esotico. È il cocco, o meglio, il frutto della pianta omonima dalla buccia dura e legnosa, dall’interno bianco e gusto dolce vagamente simile a quello della mandorla.
Nonostante l’origine e la successiva diffusione siano stati oggetto di discussioni di carattere scientifico e non ci sia accordo universalmente accettato al riguardo, è un frutto proveniente delle coste dell’India ma nel tempo, grazie alle correnti oceaniche, è riuscito ad arrivare praticamente su tutte le coste tropicali senza perdere la capacità di germogliare durante le lunghe traversate. Ad oggi nel mondo circa 10 milioni di ettari sono coltivati a palma da cocco.
Considerato albero sacro, rappresenta un simbolo di vita nella cultura di molti popoli. Il motivo di questa venerazione nasce dal fatto che fornisce tutto il necessario per vivere: legname, copricapi, copertura per le capanne (con le foglie), frutti e, in caso di necessità, acqua potabile. In più la polpa della noce di cocco, opportunamente lavorata, può fornire farina, olio e latte.
A proposito della pianta di cocco e del suo nome
La pianta o palma di cocco – la cocos nucifera – presenta oltre 80 varietà descritte. Fondamentalmente le specie si dividono in due grandi categorie: alte e nane, con caratteristiche piuttosto simili sebbene questa divisione non sia così rigida in quanto esistono varietà che non ricadono in nessuna delle due categorie. Le varietà alte sono generalmente eterogame (ovvero caratterizzate dalla fusione di cellule riproduttive di fiori di due diversi “sessi”), mentre le nane sono generalmente autogame (la fusione avviene con cellule riproduttive dello stessa specie di fiore).
Sebbene l’espressione “noce di cocco” sia piuttosto comune nella lingua italiana per definire questo frutto, tecnicamente non è una noce. Il termine esatto è infatti drupa, ovvero un frutto carnoso, sottile e membranoso contenente un solo seme osseo. La polpa della noce di cocco è composta per circa metà del suo peso da acqua, per il 33% da grassi e il resto da carboidrati e zuccheri. Sono inoltre presenti discrete quantità di minerali, soprattutto potassio, sodio e selenio.
L’etimo cocco deriva dalla parola portoghese coco che significa testa. Il nome alla pianta è stato dato dai marinai dell’esploratore lusitano Vasco de Gama basandosi sulla formadel frutto somigliante, appunto, a quella di una testa. Per via della forma che richiama un po’ quella del cranio umano, la noce di cocco era considerata sacra presso alcune popolazioni dell’antichità. Veniva infatti sacrificata agli dei al posto di una testa umana. In India, invece, ancora oggi ricopre un ruolo più importante: regalare una noce di cocco durante un matrimonio, rappresenta un simbolo di buon auspicio e di prosperità.
Il frutto/noce cresce a grappoli nei punti più alti dell’albero raggiungendo mediamente i 25 metri. Il cocco, inteso come pianta, può vivere anche fino a 100 anni, ma solamente dopo il decimo anno inizia a fruttificare. Può produrre da 50 a 120 noci del peso variabile tra 0,5 e 1 kg ed ha un ciclo di sviluppo della “noce”, dall’infiorescenza alla maturazione completa, di circa 13 mesi. All’interno è presente una cavità contenente la cosiddetta acqua di cocco – generalmente tra i 20 e 100 cl a seconda delle dimensioni della pianta e della noce – un liquido chiaro, traslucido, contenuto nei frutti ancora acerbi. È presente solo nelle noci di cocco ancora verdi poiché ha uno sviluppo precoce rispetto alla maturità del frutto o polpa. La sua assunzione genera benefici al sistema immunitario rinforzandolo, ha effetti positivi sul sistema nervoso, aiuta la digestione ed ha proprietà rigenerative a livello cellulare.
Quante curiosità intorno al cocco
Molte sono le curiosità legate al cocco. Eccone di seguito alcune:
- I 3 maggiori produttori sono: Indonesia, Filippine e India.
- Plasma. L’acqua della noce di cocco, per le sue caratteristiche, è considerata un ottimo sostituto del plasma sanguigno. È, infatti, una sostanza sterile che non distrugge i globuli rossi ed è tollerata senza difficoltà dall’organismo umano. Durante la seconda guerra mondiale e la guerra del Vietnam, l’acqua di noce di cocco veniva direttamente iniettata ai feriti quando non c’era a disposizione il siero del sangue.
- Latte di cocco. Non va confuso con l’acqua che si trova all’interno della noce. Il latte, infatti, è il liquido ottenuto dalla spremitura della polpa di cocco insieme all’acqua con successiva filtrazione. In alcune isole dell’Oceano Pacifico viene ancora impiegato come bevanda alternativa al latte tradizionale per lo svezzamento dei neonati.
- Batida de coco. È un cocktail tradizionale brasiliano di colore bianco, dal sapore spiccatamente esotico e gradazione alcolica di 16% vol. Una batida autentica – 1 parte di latte di cocco, 3 parti di cachaça (un’acquavite ottenuta dalla distillazione della canna da zucchero), 2 cucchiaini di zucchero e ghiaccio – deve essere preparata fresca, nonostante in Europa si trovi prodotta su scala industriale. In Italia era molto in voga negli anni ‘80.
- Barrette di cioccolato. Bounty è una barretta ripiena al cocco essiccato (21%) ricoperta di cioccolato al latte o di cioccolato fondente creata dalla multinazionale americana Mars e commercializzata in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, in precedenza, era già disponibile Mounds uno snack molto simile prodottoda HERSHEY’S che, proprio quest’anno, festeggia 103 anni dalla creazione contro i “solo” 72 di Bounty.
- Non solo pane. Il coco bread è un pane giamaicano, ma è diffuso anche in altre zone dei Caraibi. La coconut cake, invece, rappresenta la torta tipica del Dixieland, le regioni del Sud degli Stati Uniti.
- Isole Cocos. Conosciute anche come Isole Keeling, sono un territorio dell’Australia situato nell’Oceano Indiano composto da 27 piccole isole e 2 atolli abitate da poco meno di 600 abitanti. Manco a dirlo, le noci di cocco rappresentano l’unico raccolto destinato al commercio.
- Filtri e corde. Il mesocarpo fibroso o fibra coir (quella sorta di “barba” che avvolge la noce di cocco, per intenderci) è utilizzato come filtro nei depuratori per l’acqua e, soprattutto, per la produzione di corde. Il coir, infatti, è abbastanza è relativamente impermeabile ed è una delle poche fibre naturali resistente ai danni causati dall’acqua salata.
- Cocco Bill. Celebre personaggio creato da Benito Jacovitti protagonista di numerosi storie a fumetti ambientate in un bizzarro Far West. Stranamente la bevanda preferita dall’abile e cappelluto pistolero è una tazza di camomilla in luogo del bicchierino di whisky d’ordinanza.
- Olio di cocco. Considerato dannoso per il corpo umano a causa dell’elevato contenuto di grassi saturi, nell’ultimo decennio autorevoli studi scientifici hanno dimostrato che i grassi a catena media dell’olio di cocco sono unici rispetto agli altri tipi di grassi ed apportano molti benefici all’organismo. Conseguentemente si è scoperto che lo Sri Lanka, uno dei paesi con il più alto consumo di olio di cocco, ha il più basso tasso di malattie cardiache mentre la popolazione dell’isola di Kitava in Papua Nuova Guinea presenta livelli di infarto e ictus quasi assenti. In aggiunta a ciò, si è riscontrato che gli abitanti dell’isola di Tokelau in Nuova Zelanda risultano essere immuni dalle malattie al cuore.