Ogni tazzina di Caffè Costadoro racconta una storia che ha inizio nel 1890. E questa storia ce la raccontano in una doppia intervista Federica e Carlotta Trombetta, rispettivamente la responsabile marketing e la responsabile qualità dell’azienda. Due giovanissime esperte di caffè, quarta generazione di un’impresa familiare che ha un unico grande obiettivo: diffondere la cultura del caffè nel mondo.
Siamo in compagnia di Federica e Carlotta Trombetta, quarta generazione di Caffè Costadoro. Non una semplice torrefazione, seppur storica sicuramente, ma un sistema articolato di produzione, formazione, comunicazione e consulenza che ha messo la cultura del caffè al centro.
“La nostra bisnonna aveva una piccola drogheria a Torino in via XX Settembre e qui commercializzava le spezie che arrivavano dai paesi lontani. Negli anni decise di specializzarsi nel caffè. Fu poi il Commendatore Oreste Beccuti, nostro nonno, a dare vita alla Costadoro nel 1890, anno in cui prendeva forma non come “store”, ma proprio come torrefazione capace di divenire punto di riferimento per la città in poco tempo. Dopo di lui le varie generazioni si sono alternate portando avanti il marchio, migliorando e fissando sempre nuovi obiettivi” – Racconta Federica, che in azienda si occupa del marketing e aggiunge con consapevolezza di settore – “oggi tocca a noi giovani portare avanti il nome Costadoro, farlo diventare sempre digitale e comunicativo. Dobbiamo essere e vendere un “Costadoro 2.0”.
Costadoro, la cultura del caffè
Questa la storia di ieri e oggi? Costadoro oltre ad essere una delle principali realtà industriali italiane, esporta in oltre 30 paesi con un unico grande obiettivo: diffondere la cultura del caffè nel mondo. E sul tema della cultura del caffè potremmo parlare per giorni: tema relativamente nuovo, che sta interessando sempre di più il settore horeca e gli stessi consumatori. Perché prendere un caffè al bar non è solo un espresso veloce al baco, ma una pausa “ricca di aroma” che deve essere gustata a pieno e che regala differenti esperienze.
A questo nuovo modo di concepire il caffè ci introduce Carlotta Trombetta, responsabile qualità e welfare della Costadoro che sottolinea quanta strada c’è ancora da fare lungo il percorso della formazione e informazione sul caffè. E chi meglio di lei e Federica o dei loro cugini lo possono dire? Abituati fin da piccoli a respirare il profumo dei chicchi, a riconoscerne il rumore e a decifrarne il sapore. Del caffè sanno tutto (o quasi) nonostante la giovane eà, ma come ricordano sorridendo: “passavamo le vacanze natalizia, pasquali ed estive in azienda a confezionare il caffè per i bar invece di andare in villeggiatura come i nostri compagni. Per noi era normale, un po’ come un gioco, ed è stato il nostro primo approccio al lavoro in azienda, al mondo del caffè e anche il nostro primo contributo in un’azienda totalmente familiare”.
Tornando alla questione del “quanto se ne sa di caffè”, Carlotta dice: “Manca informazione sull’argomento, la cultura del caffè in Italia è scarsa, anche a livelli professionali. Ecco perché come brand abbiamo a cuore la divulgazione del caffè, formare il personale dei bar, raccontare loro tutti gli aspetti di un caffè di qualità affinchè nel farlo e proporlo lo sappiano anche valorizzare. Dobbiamo aver sempre presenta che è il barista che deve conoscere il caffè per saperlo proporre e spiegare al consumatore. Funziona allo stesso modo del sommelier con il vino, ma a differenza del vino ancora lo storytelling del caffè è all’inizio e lento”.
E aggiunge Federica dalla sua esperienza: “il cambio di passo con la comunicazione social ci dà l possibilità di raccontare il caffè, dalla pianta alla tazzina, anche al consumatore finale, che si interessa, si appassiona sempre di più e frequenta anche i nostri laboratori di degustazione alla ricerca di conoscenze e di esperienze”.
Costadoro Lab, cosa bisogna conoscere del caffè
Il caffè non è solo espresso. Se finora abbiamo identificato il cocnetto di caffè con quello di una tazzina veloce al banco di un bar o della moka preparata a casa la mattina o dopo pranzo, ora è necessario aprire la mente a nuove forme di caffè. E per fortuna le nuove generazioni sono mentalmente ben predisposte, sono un target curioso con cui è divertente sperimentare, con una categoria di giovani baristi, che come ci fanno notare le cugine Trombetta, sono sicuramente più preparati sin da quando escono dalle scuole professionali o dalle accademie.
“Il caffè come lo beviamo oggi è fatto di metodi di estrazione differenti, di specialty, di monorigine, di sostenibilità e biologico, di selezione. E quando si comincia a ordinare un caffè con metodo di estrazione alternativo allora significa che stiamo arrivando al nostro obiettivo. I nostri laboratori e corsi di formazione per il settore horeca e bar servono proprio a questo a creare una coscienza diversa intorno al concetto del caffè, a un prodotto che per certi versi divnta premium e di cui cambia anche il momento di consumo”.
In effetti avendo la possibilità di scegliere tra tante tipologie di caffè, c’è la necessità di dover spiegare e di volere delle informazioni maggiori per meglio degustarlo e comprenderlo, questo implica un allungament dei temi non solo nel “fare il caffè”, ma anche nel raccontarlo e nel consumarlo. Ecco che la scelta di uno specialty diventa un momento slow, quasi una coccola personale.
Il caffè perfetto secondo Costadoro
Per fare un caffè perfetto cosa bisogna fare? Questa l’ultima domanda, un po’ spinosa forse, prima di chiudere la nostra chiacchierata. Risponde l’esperta di produzione Carlotta: “Il caffè perfetto è il risultato di una filiera lunga e complessa: bisogna capire come viene coltivato, processato, quale sia la qualità della pianta e del frutto al momento della raccolta. Dopo aver confermato la materia prima come di qualità garantita, si passa alla fase di torrefazione e dopo a quella del bar, che è lo step finale di produzione di un caffè perfetto. E qui entrano in gioco la mano del barista, la macchina, la sua manutenzione e la pulizia della stessa”.
Il Caffè Costadoro
La prima miscela, quella storica che da sempre identifica Costadoro in Italia e nel mondo, è proprio la miscela Costadoro creata nel 1890, con un 90% arabica e un 10% robusta, con i suoi sentori di sentore cioccolato e nocciola, molto adatta all’espresso tradizionale da bar.
Poi c’è l’Arabica, miscela di caffè torrefatto 100% qualità Arabica, un caffè equilibrato e apprezzabile per il suo aroma intenso, che sa di spezie, e le sfumature di frutta secca e cioccolato.
Arriviamo poi all’evoluzione del caffè Costadoro con Coffee Lab, garantita dalla miscela d’eccellenza 100% Arabica, nata dall’esperienza Costadoro. Un caffè equilibrato ed armonioso, ideale per il bar, dolce e delicato al palato ma ricco di aromi. Una miscela nata da una panel di assaggiatori che in maniera minuziosa hanno messo insieme una serie di caratteristiche tali che per vivere la meglio questo prodotto va bevuto senza latte e senza zucchero per percepire la sua essenza floreale.
Dopo il caffè “buono” e quello bello” si passa al caffè che fa bene all’ambiente. Stiamo parlando di Respecto, miscela 100% arabica biologica e da filiera controllata e certificata FAIRTRADE, prodotto nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema, prima edizione di caffè per uso domestico, con pack totalmente riciclabile.
Tutti i caffè prodotti da Costadoro sono selezionati direttamente dal personale esperto interno. La selezione come ci spiegano è lunga e precisa: ogni caffè viene infatti assaffiato per 5 volte prima di essere “promosso”. C’è l’assaggio del campione quando viene proposto, quando viene imbarcato e quando arriva. In azienda poi c’è un panel di assaggiatori certificati che degustano il caffè da frutto crudo al chicco tostato fino alla sua versione in tazza per capire i difetti, l’umdità, la densità elevata del chicco, assicurarsi che non ci siano malattie e funghi della piante, valutazione dei tempi e e della temperatura di tostatura. Alla fine il prodotto gode di qualità 100% garantita.
Se vi state chiedendo dove si trovano tutti questi caffè vi diciamo che Costadoro ha dei propri flagship o store sparsi per Torino, non sono invece presenti nella Gdo, servono principalmente il circuito horeca (per cui chiedete al vostro barista di fiducia) e hanno un proprio shop on line e uno su Amazon.