Si chiama body sushi e consiste nel servire il celebre cibo giapponese sul corpo nudo di una donna. Quella che sembra l’ultima frontiera della mercificazione del corpo femminile è una realtà anche a Milano, Roma e non solo, presentata come esperienza artistica. O è solo una trovata di marketing?
Vi ricordate Samantha di Sex & The City quando in un famoso episodio si faceva trovare a casa nuda e coperta di sushi per compiacere il suo toy boy? Tendenza che si chiama body sushi e consiste nel servire il celebre cibo giapponese sul corpo nudo di una donna. Quella che sembra l’ultima frontiera della mercificazione del corpo femminile è una realtà anche a Milano, Roma e non solo.
Proprio in questa scorsa estate è scoppiato lo scandalo della modella ricoperta di cioccolato nel buffet del Voi Colonna Village di Golfo Aranci, dove il giorno di ferragosto al centro della tavola alloggiava una modella in costume da bagno ricoperta di cioccolato suscitando le critiche e l’ira del web; naturalmente a stretto giro è arrivata la risposta con le scuse di tutto il management di Voi Hotels, i quali, con una nota ufficiale hanno voluto rimarcare il loro dispiacere per l’accaduto.
Si sa che cibo e sesso hanno un legame indissolubile, ha stuzzicato la scienza (esistono o no i cibi afrodisiaci?) ed è utilizzato ampiamente in pubblicità, il più delle volte con luoghi comuni e con risvolti poco edificanti sul corpo delle donne.
Body Sushi: arte o marketing?
Torniamo al Body sushi. E’ da considerare arte o trovata di marketing? Questa attività, denominata Nyotaimori, in realtà è nata nel Paese del Sol Levante durante il periodo Edo (fine Ottocento), ed è stata riproposta negli anni Ottanta negli ambienti di lusso spesso frequentati dalla criminalità e dalla famigerata Yakuza, la mafia giapponese. Oggi le donne che vengono usate come “piatto” sono circondate da una tavolata di uomini in quella che viene definita una modalità “goliardica, originale ed alternativa” per mangiare sushi, ma di fatto, per molti, considerata una pratica umiliante, degradante, oggettivante e sessista.
Il servizio Nyotaimori ha un costo a parte della cena e si aggira intorno ai 200 euro (a questo bisogna aggiungere il costo della cena che è di 60 euro a persona per 30 euro di pezzi di sushi misti). Questa pratica sta prendendo sempre più piede e viene proposta la possibilità di avere il servizio anche in limousine o in yacht: in questo caso aumentano le spese ma la qualità organolettica del prodotto ( cibo) proposto rimane invariato. Le richieste sono tante, non solo per addii al celibato o feste private, ma anche per cene “tradizionali” al ristorante. E ora, anche se un po’ meno rispetto agli uomini, ci sono più donne che richiedono un modello per il body sushi»
Ma chi sono le ragazze che decidono di fare questo lavoro? Solitamente modelle non famose, reclutate spesso dalle agenzie, che decidono di provare questa tecnica artistica, che per loro, ad esempio, è paragonabile al body painting. Le ragazze, sono per la maggior parte italiane, anche se, alcuni locali, per rispettare la tradizione cercano di proporre ragazze orientali. Inutile sottolineare che sono tutte di bell’aspetto, magre con un fisico armonioso e proporzionato, tutte rigorosamente alte. L’altezza infatti diventa “conditio sine qua non” per approcciarsi a questo lavoro, in quanto tutto il sushi o sashimi che viene servito solitamente nei piatti deve essere posizionato su di un corpo, la più bassa, infatti, se così si può dire, misura 172 cm.
Le ragazze – assicurano i titolari dei locali – non lo fanno per soldi, ma per vivere un’esperienza artistica, culturale, il body sushi piace ai clienti.
Questa pratica accende, naturalmente, lo spirito di molte donne e femministe che vedono in questo servizio l’ennesima mercificazione del corpo di questa donna e delle donne in generale. Basta pagare e su una donna ci si può fare di tutto, persino sbavare. Ma se i ristoranti offrono questa rarità, significa che c’è una richiesta e, dati alla mano, sembra essere sia maschile che femminile, e agenzie di mediazione che cercano, e poi trovano, donne che si prestano a tale consumo.
La coscienza si costruisce come l’identità, spero con tutto me stesso che, proponendo questo tipo di “intrattenimento e servizio” seppur di ottimo impatto commerciale non si alimenti e stimoli l’universo maschile a vedere la donna come un oggetto da prendere, consumare e, se ti va, ammazzare.