Arriva dall’Istituto di Tecnologia Italiano le prime batterie realizzate con scarti di cibo, un vero accumulatore commestibile fatto con alghe, mandorle e bucce d’arance. Ingredienti che potrebbero stare anche bene in un piatto, ma che qui hanno funzione sostenibile al 100%.
L’ingegnere nostrano Mario Caironi dell’Istituto italiano di tecnologia è a capo del gruppo che ha creato il primo accumulatore commestibile al mondo. Alghe, mandorle, bucce d’arancia sono solo alcuni degli ingredienti che possono essere utilizzati. In un momento storico come quello che si sta vivendo questa invenzione potrebbe essere la svolta per creare un sistema sostenibile.
Batteria con scarti di cibo, il sistema del riciclo era già iniziato
Nel gennaio di quest’anno un articolo recitava: “In Italia non c’è nessuna azienda che ricicla le batterie”. Le parole venivano pronunciate dal co-fondatore della start up AraBat, società innovativa pugliese che punta a riciclare batterie al litio di autovetture, smartphone e altri dispositivi elettronici sfruttando bucce d’arancia e altri scarti vegetali. Questo significa che in Italia esistono più realtà che lavorano affinché si sfrutti un sistema di energia sostenibile. “idrometallurgia verde” è ciò che permette di recuperare dai corpi esausti delle batterie, metalli preziosi come il litio, il cobalto ed il nichel che possono essere rivenduti ai settori farmaceutico, dell’edilizia, delle ceramiche e dei vetri e agli stessi produttori di batterie.
Ad oggi la filiera sta aumentando e la domanda è altissima. L’Italia prima fungeva solamente da tramite come raccolta e spedizione verso imprese specializzate in Germania, Francia, Belgio e altri paesi del nord Europa.
Il sistema di batteria con scarti di cibo dell’IIT
Arriva da Milano il primo prototipo al mondo di batteria commestibile e ricaricabile, inserita nella rivista “Time” nella lista delle migliori invenzioni del 2023. Il team di ricerca è guidato da Mario Caironi supportato dall’European Research Council. L’intera batteria è prodotta attraverso scarti alimentari: alga nori, mandorle e capperi, sono solo alcuni degli ingredienti che vengono utilizzati. Di grande importanza sono due principali molecole attive, ovvero la ribofalvina e la coercitina che insieme trattengono e rilasciano una carica elettrica in maniera continuativa, funzionando come polo positivo e negativo.
Un altro prezioso prodotto è il carbone attivo, ottenuto ad esempio dal cocco che ha capacità conduttive, mentre il separatore, necessario per evitare contro circuiti, è realizzato con alghe nori, conosciute da tutti per la preparazione del sushi. Infine, la cera d’api, che funge da contenitore per le batterie e nel quale vengono incapsulate. Il procedimento non è di certo semplice e questa è una spiegazione semplificata per i non addetti ai lavori ma che riesce precisamente a dare un’idea di ciò che si è andato a realizzare.
Come usare le batterie con scarti di cibo
La batteria ha una potenza di 1 volt. Andare al di sopra significherebbe innescare reazioni potenzialmente pericolose per il corpo umano. Dunque la potenza è la metà di una batteria stilo, abbastanza per accendere circuiti di bassa potenza. Il team di Caironi sta lavorando sulle dimensioni del prototipo per crearne una versione più piccola somigliante ad una pillola.
“L’elettronica commestibile può fornire soluzioni con funzionalità più semplici, ma utili per monitoraggi di massa, in cui la pillola smart può essere ingerita senza supervisione, perché perfettamente sicura, e poi digerita senza creare rifiuti potenzialmente dannosi per l’ambiente”. Queste sono le parole di Caironi alla rivista Forbes che aggiunge la possibilità della pillola di svolgere uno screening medico che non sostituirà mai un medico in carne ed ossa ma permetterà di monitorare la situazione prima di un intervento umano. In futuro si potrebbe infine monitorare lo stato di conservazione del cibo, verificando meglio le scadenze degli alimenti che al momento si basano su stime.
L’aspetto nutrizionale e il commercio della batteria
Nonostante sia prematuro concentrarsi sul gusto della pillola, in un altro progetto Europeo si inizia a studiare non solo la sua commestibilità ma anche l’aspetto gustativo e nutrizionale della futura pillola, in collaborazione con la Svizzera e con l’utilizzo di robot in grado di interagire con il cibo stesso.
Per quanto riguarda il commercio, la ricerca è ancora in corso e andrà avanti nei prossimi anni e a partire dal 2030 è possibile prevedere che ci saranno i primi prodotti in commercio con questa ecologica ed innovativa soluzione.