Approdo56 si definisce una trattoria di mare per la sua atmosfera, anche se siamo a Roma, nel quartiere Pigneto, e per la sua offerta gastronomica che predilige solo pesce fresco, in base al pescato e alla stagione. Una cucina essenziale che mette al centro una materia prima di qualità e di gran sapore. Ve lo raccontiamo.
Approdo56 è uno di quei ristoranti con la data di nascita sbagliata, per non dire sfortunata. Aperto a febbraio 2020 si ritrova subito chiuso nel giro di pochi giorni, ma grazie alla testardaggine e alla passione di Luca Pellegrini, che gestisce la sala, e dello chef Pietro Mirto è rimasto vivo e continua con la sua offerta di qualità.
Approdo56, una vera trattoria di mare
Approdo56 si definisce una trattoria di mare, e in effetti tutta l’atmosfera intorno, con gli accessori e i colori bianchi e azzurri, che in una città come Roma potrebbero apparire stonati, ti porta con la mente a quei ristoranti della costa, mentre al di fuori della porta c’è il Pigneto con il suo via vai.
E sempre come trattoria ha costruito la sua offerta gastronomica, che è la sua carta vincente. Valida sotto ogni punto di vista, creativa quanto basta, ma soprattutto rigorosa, in quanto non cede alle insidie e alla comodità del pesce congelato, ma si impone (e impone) solo prodotto fresco.
La cucina di Pietro Mirto
Come racconta lo chef Pietro Mirto, assiduo frequentatore dei mercati e delle aste del pesce, dove cerca per la sua cucina solo pesce di stagione e dei mari italiani. Perché ogni stagione ha i suoi pesci – continua lo chef – che cambiano in base alla migrazione, alla riproduzione e che sono tanti e diversi e non sempre i soliti che spesso si trovano nei menu di molti ristoranti.
Da questo punto di vista potremmo anche dire che Approdo56 è un ristorante di pesce etico e sostenibile. Ed è proprio per questo motivo che le proposte in menu sono quattro per ogni categoria, con la fortuna di un cambio frequente in base alle disponibilità, e che il rapporto qualità-prezzo è veramente ottimo.
La cucina è attenta alla materia prima e ogni ricetta, che sia di tradizione, rivisitata o creata ad hoc, punta sempre a darle il valore che si merita. Il protagonista è il pesce in ogni portata – tranne il dolce ovviamente dove la mano dello chef non delude affatto – mentre gli ingredienti di contorno sono pochi ed essenziali, tocchi che colorano, arricchiscono con sfumature speziate, piccanti o agrodolci. Il sapore unico è quello del pesce, che sa di mare, dalla polpa consistente e profumata. E trovare un posto così non sempre è facile (anche nel costo) in città, qui non ci sono grandi nomi complicati nel menu, ma piatti che ti rimangono impressi e che vale la pena provare, visto che cambiano anche con una certa frequenza.
Altro punto su cui porre l’attenzione è la carta dei vini che si presenta ben strutturata, sempre curata da Pietro Mirto, che si diverte a scegliere tra Lazio, Italia e il resto dell’Europa, una bella sezione di bianchi e bollicine, rosati e qualche rosso, tutte etichette provenienti da cantine piccole, magari poco conosciute ai più, ma che vale la pena scoprire.
Sostenibilità, siamo davvero sicuri di potercela permettere?
La nostra degustazione da Approdo56
C’è anche da dire che una cena da Approd56 è anche divertente nella scelta dei piatti, con il menu mensile, la ricerca della novità, la possibilità di assaggiare pesci e piatti poco noti.
Partiamo dall’antipasto e da un viaggio per mare che inizia con una Terrina di rana pescatrice con maionese al peperoncino affumicato e dei Gamberi rosa di Anzio saltati con sale e pepe, semplici, essenziali delicati e dal sapore di mare soprattutto, posati sul pane imbevuto del loro condimento e dopo averlo finito, è necessario prendere un’altra fetta di pane per fare la scarpetta, fin quando non si vedi il fondo del piatto pulito.
Non può mancare la frittura. Il pescato del giorno senza troppi fronzoli la fa da padrone, che sia un antipasto o un secondo, non troverete mai la classica frittura di calamari e gamberi. Il motivo è semplice e lo rimarca bene Luca Pellegrini, che è il responsabile del servizio: “abbiamo cercato una proposta gastronomica differente dagli altri ristoranti e non vogliamo usare il pesce congelato come spesso accade per questa tipologia di piatto. Difficile servire una frittura di calamari e gamberi fresca e fatta bene ad un prezzo democratico”. La sua spiegazione ci ha convinti e ci convince ancora di più la frittura di pesce pettine, croccante, rosa e calda. Sotto la crosta scrocchierella la polpa bianca e tenera.
Si passa al primo ed è la volta dei “Fusilloni con calamari saltati, pomodori del piennolo su bisque di pannocchie arrostite” un primo piatto ricco, anche abbondante che si fa ricordare molto bene e mette d’accordo tutti.
E poi si chiude con qualcosa che non ti aspetti e che stupisce: la “Salsiccia di tonno su ceci neri del Tiburno”. Bisogna dire per prima cosa che la salsiccia è fatta rigorosamente a mano dallo chef, che si diletta con le materie prime a disposizione per creare i suoi insaccati di mare. Saporita, lavorata allo stesso modo della carne con sale e spezie, compatta e non grassa, non risulta pesante o eccessivamente saporita. Da provare assolutamente se vi capita di trovarla a menu.
Ovviamente ci sono anche i dolci. E il pezzo forte è la Cassola di ricotta giudaico romanesca. Un dolce di origine ebraica che la tradizione romana ha portato avanti nel tempo e che qui ripropongono con successo.
Questo è stato il nostro viaggio per mare da Approdo56, un viaggio in una cucina senza sovrastrutture, ma diretta, curata e non banale. E qui la materia prima e l’attenzione con cui viene scelta e lavorata non lasciano spazio alla banalità.